OCM VINO L'atto d'accusa dei consorzi Italia del vino e Grandi Marchi Nuova tegola sulla promozione del vino. In un comunicato congiunto i consorzi Italia del vino e l'Istituto Grandi marchi (due compagini che rappresentano 31 imprese italiane per un giro d'affari di 1,3 miliardi di euro e una quota del 15% sul totale export vitivinicolo italiano) hanno messo all'indice l'ennesimo passo falso nella gestione dei fondi Ocm.
Il budget di circa 102 milioni di euro l'anno è stato quasi totalmente utilizzato nelle ultime annualità, ma questo nulla dice di come le risorse siano state utilizzate. Certo non è semplice monitorare l'effetto di investimenti che difficilmente possono essere valutati nel breve periodo, ma è anche vero che questo non giustifica la mancanza di sufficienti elementi di valutazione e di feedback sull'utilizzo delle risorse. Ancora una volta a finire sul banco degli imputati la ripartizione Stato-Regioni. Circa due terzi del plafond attribuito all'Italia è gestito in periferia è negli ultimi anni ha sollevato molte critiche. Innanzitutto perché non sempre sono state del tutto utlizzate (l'Unione italiana vini ha stimato nell'ultimo triennio una mancata spesa di circa 100 milioni di euro), ma anche perché quelle non impegnate non sono confluite nella dotazione gestita a livello centrale che invece ha sempre registrato domande superiori alle disponibilità. Altra accusa ha più di recente riguardato i progetti multiregionali: una quota pari a poco più di 10 milioni di euro, che rientra nella dotazione regionale. Questi progetti non avevano riscosso grande successo in passato e per questo in un primo momento si era pensato a una loro eliminazione con conseguente dirottamento delle relative risorse verso il budget nazionale. Ipotesi naufragata contro l'opposizione delle stesse regioni. E così alcuni progetti inizialmente presentati nel bando centrale, quello rimasto a corto di contributi, sono poi trasmigrati verso il plafond dei progetti multiregionali. Nel dettaglio si è trattato di ben 36 operatori italiani che hanno presentato proposte di cofinanziamento a valere sul plafond multiregionale. Queste nuove domande peni, in assenza di una valutazione delle altre richieste presentate, ha provocato un'esplosione della partecipazione al bando multiregionale che negli anni scorsi era invece andato quasi deserto. «Il risultato — si legge in una nota congiunta di Consorzio Italia del vino e Istituto Grandi marchi — è che con circa otto mesi di ritardo rispetto ai tempi seguiti dai paesi corn-petitori, il Mipaaf sta per varare delle graduatorie capestro sui bandi multiregionali dell'Ocm promozione con tagli lineari nell'ordine del 50% che graveranno inoltre su progetti già approvati con tanto di lettera di finanziamento. Il tutto con pesanti disparità di condotta tra le diverse amministrazioni e la totale assenza di graduatorie di merito, condotta che in passato è stata spesso oggetto di rilievi e censure da parte delle autorità comunitarie». «Ci sentiamo beffati — hanno concluso i consorzi — perché nonostante i richiami della Corte dei Conti e della Commissione Ue si persevera nella gestione maldestra di fondi ritenuti strategici dal settore ». • G.D.O.
Fonte: Sole24Ore
ola il vino biologico sugli scaffali della Gdo italiana. Secondo Ismea tra gennaio e giugno 2015 vendite cresciute del 91%. FILIERA ALLE PAGG. 12 e 13 FOCUS Secondo Ismea nei primi 6 mesi 2015 le vendite nella Gdo italiana sono aumentate del 91 % rispetto al 2014 Il vino bio cresce anche in Italia Nomisma: un boom innescato dalle nuove regole Ue, ora bisogna puntare sull'export extra-Ue Tulti pazzi per il vino biologico.
Vola il vino biologico sugli scaffali della Gdo italiana. Secondo Ismea tra gennaio e giugno 2015 vendite cresciute del 91%. FILIERA ALLE PAGG. 12 e 13 FOCUS Secondo Ismea nei primi 6 mesi 2015 le vendite nella Gdo italiana sono aumentate del 91 % rispetto al 2014 Il vino bio cresce anche in Italia Nomisma: un boom innescato dalle nuove regole Ue, ora bisogna puntare sull'export extra-Ue Tulti pazzi per il vino biologico. Nei primi sei mesi del 2015 nella grande distribuzione organizzata italiana le vendite di vino bio sono cresciute del 91 per cento. Il dato è rimbalzato nei giorni scorsi dopo essere stato diffuso nell'ambito del Sana di Bologna e ha lasciato il segno. Un segnale importante visto che sempre secondo Ismea gli scaffali della Gdo veicolano circa il 40% delle vendite di prodotti biologici in Italia ma soprattutto perché l'incremento delle vendite interne di vino bio fanno da contraltare a un trend dei consumi nazionali di vino in genere che da anni è in inarrestabile calo. Secondo i dati resi noti da Ismea il vino biologico è quindi quello che ha messo a segno, a giugno 2015, la migliore performance di crescita sugli scaffali della Gdo. «Un risultato - ha spiegato il coordinatore di agricoltura e industria alimentare di Nomisma, Silvia Zucconi - dovuto alla grande crescita delle referenze del vino biologico sugli scaffali ma anche al contemporaneo crescente interesse del consumatore». Interesse testimoniato anche dall'analisi effettuata da Winemonitor di Nomisma sul tasso di penetrazione del vino bio dalla quale emerge che il numero soggetti che dichiarano di aver almeno una volta nell'anno consumato vino bio è passata dal 2% del 2013 al 16,8% del 2015. Il vino però non rappresenta il principale settore per quanto riguarda i prodotti alimentari biologici nella Grande distribuzione dove è preceduto soprattutto dagli ortaggi fresci e trasformati, dai cereali, uova e derivati del latte. Ma è di gran lunga quello che ha messo a segno le migliori performance. Tuttavia i segnali positivi per il settore del vino biologico non vengono soltanto dalla grande distribuzione organizzata. Nei giorni scorsi l'Osservatorio SANA 2015 curato da Nomisma ha diffuso anche altri dati significativi. Innanzitutto i numeri sui vigneti biologici «che nel 2014 hanno raggiunto - ha aggiunto Zucconi - quota 73mila ettari. Un dato che rappresenta una crescita del 7% rispetto all'anno precedente ma soprattutto chiarisce come i vigneti biologici in Italia siano più che raddoppiati negli ultimi dieci anni con un incremento del 114 per cento». Sulla base di questi numeri l'Italia è il secondo paese al mondo per superfici vitate bio preceduta dalla Spagna con 84mila ettari, ma seguita dalla Francia con 67mila. Bene anche il trend delle cantine biologiche che nel 2013 hanno superato quota 1.300 contro le meno di 1.200 dell'anno precedente. «Questi positivi trend di sviluppo - ha aggiunto il coordinatore Nomisma - sono legati a doppio filo alle nuove regole Ue entrate in vigore proprio nel 2012. Fino ad allora infatti esisteva solo il vino da uve biologiche e la certificazione riguardava solo i prodotti del vigneto. In seguito invece sono state introdotte norme anche per la cantina e quindi per la trasformazione delle uve in vino e questo ha dato un grande impulso agli investimenti di aziende, anche di maggiori dimensioni, che hanno scommesso sul settore». Anche sul fronte dell'export c'è molto lavoro da fare. Basti pensare che il settore vitivinicolo pesa il 7% del totale export alimentare biologico ma con un giro d'affari di circa 100 milioni di euro, vale a malapena il 2% dell'export complessivo di vino. «Tuttavia quello del vino bio — conclude Zucconi - resta il settore con il maggiore potenziale di crescita. Innanzitutto considerata la grande propensione all'export delle imprese (in media le aziende bio realizzano 61% del proprio fatturato sui mercati internazionali). Ma anche perché le vendite all'estero di vino "green" si concentrano ancora per il 59% nei Paesi Europei con Germania e Nord Europa in prima fila. Se si riuscisse a rafforzare invece la presenza fuori dei confini comunitari e in particolare negli Usa (dove le etichette bio made in Italy rappresentano appena il 2,3% dei vini importati) l'intero settore potrebbe fare importanti passi avanti». • GIORGIO DELL'OREFICE *** 1 I PRODOTTI BIO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Fonte: Sole24Ore
Per il vino un business da quattro miliardi Francesco Prisco Tendenze. Gli appassionati del vino sono 3 milioni all'anno - Per l'autunno attesi 240mi1a degustatori Enoturismo, boom da 4 miliardi Pietrasanta (Mtv): «Il settore ha bisogno di un ministero capofila»
IL PATRIMONIO II boom del turismo enologico è trainato dai 415 marchi italiani Doc e Docg e da una produzione annua di 44,4 milioni di ettolitri Francesco Prisco MN Il vino buono genera economia. Enon è solo alle bottiglie stappate e ai calici alzati che si fa riferimento: la vendemmia 2015 sarà salutata da una crescita del 25% degli arrivi nelle "Cantine aperte" di tutta Italia rispetto all'autunno del-l'annoscorso. Queste almeno sono le stime del Movimento Turismo del Vino che da una parte all'altra dello Stivale riunisce mille produttori grandi, medi e piccoli che, alla tradizionale attività di vinificazione, hanno unito il turismo. In cifre assolute, tra settembre e novembre, si attendono 24omiia personetraappassionati(gli"wine lovers", competenti ed esigenti), famiglie e semplici curiosi. L'autunno 61a stagione clou per il vino, ragion per cui Mtv per le domeniche di settembre e la prima domenica di ottobre ha trasformato "Cantine aperte" in "Cantine aper' d '"d al te m ven emmia , ove tour tra le botti si unisce anche un'esperienza diretta tra i filari. Forbici in mano. «E un'esperienza nuova - commenta Carlo Giovanni Pietra-santa,presidentediMtv-chevaad arricchire la tradizionale offerta di "Cantine aperte" e sta catturando sempre di più l'attenzione delle famiglieche visitano le nostre aziende e ci chiedono di "partecipare" alla vendemmia. E chiaro che non possiamo far lavorare con noi i visitatori, ma offriamo loro la possibilità di trascorrere una giornata con chi lavora sui filari e magari addirittura di pigiare l'uva». L'enoturismo in Italia è una realtà consistente dal 1994, quando proprio intorno a "Cantine aperte" nacque il Movimento. Oggi registra circa 3 milioni di turisti l'anno, per un giro d'affari che si attesta intorno ai 4 miliardLIl "motore" del fenomeno è lo straordinario patrimonio enologico del Bel Paese che conta 415 marchi tra Doc e Docg e una produzione annua che si attesta sui 44,4 milioni di ettolitri. «Tutte le regioni a grande tradizione vitivinicola - spiega Pietrasanta - stanno facendo particolarmente bene sul versant e turismo del vino». In Lombardia, sempre per il tri-mestresettembre-novembre,siat-tende addirittura un incremento de135%suivisitatoririspettoall'anno scorso. Bene anche Piemonte, VenetoeToscana,mentrealSudsi distinguonoSiciliaePuglia.Ilfenomeno da noi è consistente ma, considerando iflussi mondiali, potrebbe esserlo ancora di più. Basti pensare che a livello internazionale il turismo del vino muove 20 milioni di persone eche in testa alla classifica cisono nazioni come Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, privedelblasonediFranciaeItalia,ma presidiate da aziende giovani, particolarmente spigliate col marketing. Quale leva muovere per il rilancio del settore? Pietrasanta un'idea ce l'ha: «Bisognerebbe rivedere la Legge Strade del Vino (la 268/99, ndr) così da permettere alle cantine di far pagare visite e de-gustazionisenzaperforzadiventa-re agriturismi, ristoranti, alberghi o bar. Insieme, occorrerebbe individuare un ministero capofila per l'enoturismo - conclude il presi-dentediMtv-eattivareuntavolodi coordinamento nazionale»
Fonte: Sole24Ore