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L’export del vino tricolore, nel semestre 2015

Per l’export del vino tricolore, nel semestre 2015, tassi da boom economico dappertutto, testimoniati da un +6,4% in valore. Per i dati Assoenologi il prezzo medio sfiora i 4 euro a litro e gli Usa sono ancora il mercato di riferimento

L’export del vino tricolore, nei primi sei mesi 2015, tassi da boom economico dappertutto, testimoniati da un +6,4% in valorePer l’export del vino tricolore, nei primi sei mesi 2015, tassi da boom economico dappertutto, testimoniati da un +6,4% in valore. Il prezzo medio sfiora i 4 euro a litro e gli Usa sono ancora il mercato di riferimento. Ecco la fotografia dell’export internazionale del vino del Belpaese scattata dall’Associazione Enologi Enotecnici Italiani sugli ultimi dati dell’Istat (www.assoenologi.it).
La fase espansiva della domanda internazionale registrata nel secondo trimestre ha impresso un netto miglioramento all’intero semestre. Il valore lievita da 2,38 a 2,54 miliardi di euro, +6,4% contro il +3,8% registrato a marzo; i volumi riescono a recuperare parzialmente il gap della prima parte dell’anno, riducendo la flessione delle consegne dal -2,1% al -1,7%, contrazione da individuare nelle caduta delle consegne del vino sfuso.
Nota ancora più positiva resta la crescita del valore medio unitario (Vmu) che passa nel confronto con lo stesso periodo del 2014 da 2,40 a 2,60 euro a litro. Il vino è sempre un termometro per misurare lo stato di salute e i trend in atto di un mercato e i dati del primo semestre confermano questa caratteristica. La crescita del vino registra +6,4% in valore sullo scorso anno e si respira una buona atmosfera nelle aziende impegnate sul versante dei mercati esteri. Secondo il Centro Studi di Assoenologi il dato complessivo è positivo anche se le realtà regionali mostrano un andamento non omogeneo.
Il Veneto si conferma la regione leader con un valore di 855,4 milioni di euro e una crescita del +11,0%; in seconda posizione si colloca il Piemonte con un valore di 436,3 milioni e un trend stabile -0,6%. I vini piemontesi rossi Dop e Asti spumante, dopo una fase d’espansione, stanno attraversando un periodo di rallentamento. La Toscana vive una fase euforica caratterizzata da una robusta domanda nei principali mercati, che imprime una netta accelerazione ai valori unitari. Il valore export registra un balzo da 339,8 a 427,5 milioni di euro, pari ad una crescita del +25,8%: 270 milioni di euro sono originati dai flussi dei vini rossi Dop, ai quali devono aggiungersi 10,5 milioni di euro da attribuire ai vini bianchi Dop. Stabile la performance del Trentino Alto Adige, con un valore di 244,7 milioni di euro (+0,4%). Fase negativa, invece, per Lombardia (-7,5%), Emilia Romagna (-14,9%) e Marche (-10,7%). Lazio e Abruzzo mostrano una crescente vivacità che tocca a fine del semestre valori compresi nella forbice del +8,5% e +8,7%. Le due grandi regioni del Sud mostrano una tiepida crescita: Puglia +1,4% e Sicilia +5,2%, con rispettivi valori di 47,4 e 51,4 milioni di milioni. Buona la crescita dei vini della Campania, che registrano un incremento dei valori da 17,8 a 21,3 milioni di euro. Alla luce dei fatti è indubbio che la scelta dei produttori di puntare sui vitigni tipici autoctoni sta producendo ottimi risultati. La Sardegna, infine, accusa una flessione del -6,4% apparentemente non in grado di cogliere nella fase iniziale il trend espansivo.
L’export verso i Paesi Terzi corre 4 volte più veloce che nell’Unione Europea, +10,8% contro il +2,6%. La fotografia al fotofinish dei dati consuntivi del semestre mostra un differenziale di appena 36 milioni di euro tra le due aree, un “gap” che, con molta probabilità, verrà colmato nei prossimi mesi, alla luce dei rispettivi tassi di crescita. Il valore dell’export nei mercati Ue passa da 1,25 miliardi di euro a 1,29 miliardi, mentre nei Paesi Terzi l’incremento è più palpabile, da 1,13 a 1,25 miliardi di eurp. Indubbiamente il segnale è molto chiaro su quali sono le aree soggette a crescite a due cifre e dove ricercare gli spazi di crescita per le imprese italiane. Il Nord America è l’area di riferimento al momento e gli Usa giocano un ruolo ancor più strategico di prima nel futuro del vino italiano.
Secondo Assoenologi, ad accelerare la crescita è l’incremento dei valori unitari registrati in molte tipologie di vino. Nella Ue il valore medio unitario (Vmu) passa da 1,83 a 1,96 euro al litro, pari al +7,3%, mentre nei Paesi Terzi il prezzo medio registra un incremento del +6,1% passando da 3,67 a 3,90 euro a litro, ad un soffio dai 4 euro per litro. In tutte le aree importanti i valori sono in espansione, con tassi da boom economico: Asia Centrale +19,1%, Nord America + 17,1%, dal +15,6% del primo trimestre, Estremo Oriente +9,5%, dal -4,0%. La stessa Unione Europea +2,6%, dal -0,2%; per non parlare dell’area Altri Paesi Europei da -7,4% a +3,6%.
Dalle elaborazioni dei dati Istat, Assoenologi evidenzia che anche sul versante dei volumi si registra un netto miglioramento delle consegne. Se a marzo la flessione si attestava a -2,1% a giugno il calo si è ridimensionato a -1,7%. La flessione più evidente si registrano nelle aree/mercati destinatari di vino sfuso. L’area extra Ue è la meno colpita dalla contrazione. Il Nord America registra una crescita delle consegne del +9,5%, mentre l’Estremo Oriente l’incremento è del +5,8%.
Secondo il Centro Studi di Assoenologi il primo semestre 2015 si chiude in maniera brillante per il vino italiano, grazie alla capacità delle imprese che hanno saputo cogliere le opportunità della domanda internazionale. Si delineano nuovi scenari per l’offerta enologica italiana in un’evoluzione continua che ridisegna, non tanto il ruolo e la leadership dei mercati principali, quanto il ruolo crescente di alcune aree commerciali nel panorama globale. L’effetto combinato del successo internazionale di Expo 2015 e della fase espansiva delle principali economie contribuirà da un lato a consolidare l’immagine dell’offerta agroalimentare; e dall’altro faciliterà l’espansione della presenza del vino italiano nei mercati internazionali.

Focus - Usa
Gli States è il mercato faro, caratterizzato una domanda in fase crescente che ha assorbito un volume di oltre 1.628.000 ettolitri, 158.000 in più sul 2014. Il valore dell’export tocca la cifra record di 644 milioni di euro, superando le più rosee aspettative e gettando le basi per ulteriori traguardi. La richiesta risulta essere sostenuta per lo spumante con volumi che passano da 174 a 254.000 ettolitri; il vino in bottiglia riprende lo slancio chiudendo il semestre alla cifra record di 1.321.000 ettolitri. L’elemento più qualificante dell’andamento del primo semestre nel mercato Usa è la crescita del valore medio unitario (Vmu) da 3,77 a 4,07 euro al litro. Il risultato brillante che dimostra come l’offerta italiana riesca a guadagnare terreno nell’area più qualificata del mercato. Per lo spumante il valore medio unitario (Vmu) segnala una lieve ripresa fermandosi a 3,67 euro al litro.

Focus - Germania
Si registra un progressivo ridimensionamento del mercato tedesco. Il valore flette fino a toccare la soglia di 463 milioni di euro; mentre sono 2,7 milioni ettolitri il volume di vino esportato. Il segmento del vino in bottiglia appare vivace con valori che passano da 352 a 362 milioni di euro. Più contenuta l’espansione degli spumanti da 34 a 36 milioni di euro. Il vino sfuso accusa una decelerazione da 80 a 63 milioni di euro. Sotto l’aspetto dei volumi consegnati si registra una sostanziale stabilità per il vino in bottiglia. Leggera crescita per lo spumante da 97 a 102.000 ettolitri, mentre il vino sfuso mostra una contrazione da 1.482 a 1.265.000 ettolitri. Il valore medio unitario di quest’ultimo scivola fino a toccare il limite dei 0,50 euro al litro, mentre lo spumante riesce a gua-dagnare 4 centesimi al litro, che diventano 8 centesimi euro al litro per il vino in botti-glia.

Focus - Regno Unito
Domanda molto sostenuta per il vino italiano nel Regno Unito. I valori in decisa ascesa da 292 a 323 milioni di euro; e volumi che balzano da 1.368 a 1.491.000 ettolitri. Il trend di crescita trova origine dal fenomeno ancora in piena espansione del prosecco e da un significativo incremento del vino sfuso da 159 a 218.000 ettolitri. Lo spumante mostra una vera e propria impennata rispetto all’anno scorso passando da 211 a 329.000 ettolitri. Il mercato britannico è il mercato leader per lo spumante italiano e precede il mercato statunitense. In caduta le consegne di vino in bottiglia che da 1 milione scendono a 940.000 ettolitri. Circa un terzo del valore export trova origine nello spumante con valori che lievitano in dodici mesi da 65,3 a 98,4 milioni di euro. Il vino in bottiglia mostra una lieve contrazione da 207 a 204 milioni di euro. Il vino sfuso trova spazi per crescere da 17,8 a 23,9 milioni di euro. Nono-stante il rapporto di cambio favorevole al consumatore britannico, i valori medi unitari registrano un trend senza particolari variazioni: il vino in bottiglia riesce a guadagnare 4 centesimi euro al litro e contestualmente lo spumante scende sotto la soglia psicologica dei 3 euro al litro.

Focus - Ue e mercati minori
Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Estonia e Malta sembrano essere usciti dalla fase recessiva con una crescita a due cifre. Segnali di una ripresa delle importazioni giungono anche da Bulgaria +64%, Romania +16,4%, Per gli altri mercati dell’area ancora permane la fase d’incertezza. Nel confronto con lo stesso periodo del 2014 il bilancio complessivo di questo gruppo di mercati registra un deficit di circa 8 milioni di euro e una caduta dei volumi da 752 a 580.000 ettolitri, pari al -22,8%.

Focus - Valore medio unitario in Svizzera, Usa, Canada, Cina e Giappone
Il valore medio dell’export nei principali mercati raggiunge un nuovo massimo a 2,60 euro al litro, che diviene 3,24 euro al litro se si prende in esame il vino in bottiglia. I valori più elevati sono da ricercare nei mercati dei Paesi Terzi. Tra i grandi mercati colpisce il valore registrato in Svizzera pari a 6,00 euro al litro. Nell’area Nord America si supera la soglia dei 4,00 euro al litro, e più precisamente 4,07 euro al litro negli Usa e 4,21 euro al litro in Canada. Non meno interessante è il valore medio unitario (Vmu) registrato in Cina 3,46 euro al litro, molto vicino al valore di riferimento del Giappone a 3,63 euro al litro

 

Fonte. winenews


ISTAT: si consolida la crescita delle VENDITE AL DETTAGLIO a luglio 2015

A luglio 2015 l’indice destagionalizzato del valore delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) aumenta dello 0,4% rispetto a giugno 2015. Nella media del trimestre maggio-luglio 2015, il valore delle vendite registra una crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.

L’indice grezzo del valore del totale delle vendite aumenta dell’1,7% rispetto a luglio 2014, mantenendo un ritmo di crescita analogo a quello registrato il mese precedente. Nei primi sette mesi del 2015, il valore delle vendite segna un aumento tendenziale dello 0,7%. Con riferimento allo stesso periodo, il valore delle vendite di prodotti alimentari e quello di prodotti non alimentari segnano aumenti, rispettivamente, dell’1,3% e dello 0,3%.

Tenendo conto della variazione dei prezzi al consumo, emergono segnali di ripresa dei consumi di beni in termini reali: a luglio 2015, l’indice in volume delle vendite al dettaglio registra variazioni positive dello 0,4% rispetto a giugno 2015 e dell’1,4% rispetto a luglio 2014. Nel trimestre maggio-luglio 2015 l’indice aumenta dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.

Con riguardo specifico alla Grande distribuzione, Unioncamere segnala un aumento un aumento delle vendite del +2,2% su base annua. “Una vera e propria boccata d’ossigeno per la Gdo nel suo complesso, che aveva chiuso i bilanci 2013-2014 con perdite dell’ordine dello 0,2 e 0,4%, ma, soprattutto, sintomo di un rasserenamento delle famiglie. Infatti, l’incremento del fatturato si deve unicamente all’aumento dei volumi di vendita (+2,1% anno su anno), per di più in una fase nella quale la pressione promozionale, pari oggi al 28,2%, si è lievemente ridotta rispetto allo stesso periodo del 2014”.

 

+INFO:

http://www.istat.it/it/archivio/commercio+al+dettaglio


Eataly completa l’acquisto de Le Vigne di Zamò

L’operazione di avvicinamento-acquisto aveva avuto inizio nel 2010, a Rosazzo di Manzano, dove Oscar Farinetti aveva acquisito la metà delle quote detenute dalla famiglia Zamò

Eataly completa l’acquisto dell’azienda vitivinicola “Le Vigne di Zamò srl”, di Manzano (Udine). L’operazione di avvicinamento-acquisto aveva avuto inizio nel 2010, a Rosazzo di Manzano, dove Oscar Farinetti aveva acquisito la metà delle quote detenute dalla famiglia Zamò. Adesso la sua mega-impresa si porta a casa la parte restante così da controllare nell’interezza dell’apprezzata azienda friulana che era già entrata a far parte del circuito del “Vino Libero” e, dal 2010, partner strategico (con altre 18 aziende italiane, Eataly compresa), dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

A Eataly vini Srl, già forte del 50% del capitale sociale, si affianca Casa E. Di Mirafiore e Fontanafredda Srl, il colosso enologico di casa nelle langhe del Barolo, con un capitale di 58 milioni di euro (100 mila euro, il capitale dell’azienda friulana). Il passaggio di mano è stato definito poche settimane fa. Fontanafredda ha rilevato il restante 50% dell’azienda di Rosazzo dai fratelli Zamò, Pierluigi e Silvano, attraverso un con-cambio di azioni. Se Farinetti, da un lato, ha fatto sua la rinomata azienda con una cantina completamente interrata e 55 ettari di vigneto (tra proprietà e affitti, di cui il 40% a bacca rossa) sparsi nelle zone più belle e vocate nella Doc Friuli Colli Orientali-Ramandolo (tra Rosazzo e Buttrio), la famiglia d’imprenditori friulani ha portato a casa il 5% delle quote di Fontanafredda e un posto nel board per Pierluigi Zamò. Nel cda friulano, invece, sono rimasti il fratello Silvano (consigliere) e la moglie Brigitte, confermata alla presidenza, mentre a rappresentare Eataly c’è uno dei due figli di Farinetti, Andrea.

L’avventura enoica dei Zamò porta la data d’inizio del 1978; l’anno nel quale Tullio Zamò acquista 5 ettari di vigna sulla collina della Rocca Bernarda. Negli anni ’90, vengono coinvolti anche i due figli, Silvano e Pierluigi e l’azienda cresce in quantità e qualità producendo vini che contribuiscono alla grandezza del “Vigneto Friuli”. Oggi l’azienda produce 230-250 mila bottiglie l’anno ed è particolarmente apprezzata per il Friulano (miglior vino bianco d’Italia, nel 2002), il Merlot e il Pignolo.

«Il mondo del vino è sempre più complesso ed è per questo che avere una struttura di peso alle spalle aiuta a portare avanti e sviluppare l’attività. Essendo noi impegnati su più fronti abbiamo deciso di prendere al volo questa opportunità», ha spiegato alla stampa Silvano Zamò, assai occupato anche fuori dall’universo della produzione vitivinicola. Infatti, oltre a essere presidente della Bcc Banca di Manzano, assieme al fratello guida un’azienda produttrice di antine per mobili.
Obiettivi a breve termine? «Ridurre le etichette per concentrarci meglio solo su alcune».

 

Autore:  Adriano Del Fabro

Fonte: Uiv

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