Infowine18.3: Amorim Cork, wine monitor, Vinitaly 2016

Amorim Cork Italia: tappi di sughero tra tecnologia e natura

Amorim Cork Italia è la filiale italiana del Gruppo Amorim ed è l'azienda leader nel Paese per la fornitura di tappi in sughero.

Fondata nel 1999, serve le cantine di tutto il panorama nazionale dallo stabilimento di Conegliano, nel cuore dei colli trevigiani. Gli investimenti costanti nel settore Ricerca e Sviluppo, la garanzia di benessere sul luogo di lavoro, al servizio di un binomio sempre più stretto fra tecnologia e natura, sono la chiave con cui Amorim può garantire i prodotti più sicuri sul mercato. Fiore all'occhiello dell'azienda è l’avanguardia tecnologica, che mira al raggiungimento di una percezione sensoriale unica al mondo, perché il sughero sia alleato e custode di ogni vino, secondo le esigenze dello stesso e della cantina che lo produce.

Tra i costanti, grandi successi, si distinguono la linea top di gamma Excellence, l’elevata possibilità di personalizzazione creativa in Colors, la praticità e il design al servizio della qualità tecnica in Helix, e l’ultima idea della realtà leader in materia, che si rivolge ai privati che vogliono imbottigliare da sé il vino, Divinos.

Amorim Cork Italia si dimostra da sempre, così, un’azienda versatile, capace di rispondere alle esigenze a tutto tondo, con prontezza nell’adeguare le sue elevate prestazioni tecniche alle singole necessità di utilizzo.

Una realtà leader, che non dimentica le concrete esigenze quotidiane dei propri clienti e per questo è sempre aggiornata e veloce nell’offrire un servizio di assistenza attento su tutto il territorio nazionale.

Wine Monitor: Parigi realizza un giro d'affari superiore del 54%

Nuovo record per l'export italiano ma resta un forte gap con la Francia

 I1 2015 ha fatto segnare ancora un nuovo record per l'export italiano di vino che ha raggiunto i 5,36 miliardi ( 5,3%). Ma resta (anche se nel tempo si è ridotta) una significativa differenzia rispetto alle spedizioni realizzate dalla Francia E quanto emerge da un'analisi effettuata da Wine Monitor di Nomisma che ha ricordato come l'Italia detiene a oggi la leadership per i volumi di vino esportati (20 milioni di ettolitri, il 41% in più della Francia) ma a Parigi spetta ancora quella per il fatturato. La Francia infatti spedisce all'estero 14,1 milioni di ettolitri di vino per un controvalore però di 8,3 miliardi di euro (il 7% in più rispetto all'anno precedente). Un valore che rappresenta il 54% in più rispetto al giro d'affari messo a segno da Roma. Resta infatti ancora elevato il divario nel prezzo medio che per l'export francese è di 5,84 euro/litro dei cugini d'oltralpe contro i 2,67 euro/litro dei nostri vini. Valori che diventano pari a 16,87 euro contro 3,52 nel caso degli sparkling dove si registra ancora un vero e proprio strapotere dello Champagne. Per quanto riguarda invece i vini fermi imbottigliati, il confronto evidenzia nuovamente un valore medio più elevato per i vini transalpini, pari 4,92 euro/litro contro 3,28 euro di quelli italiani, frutto di posizionamenti diversi che si riscontrano palesemente nella comparazione tra i principali e più famosi vini Dop. Basti pensare che mentre i rossi bordolesi escono dal paese mediamente a 9,6 euro/litro e quelli della Borgogna a 10,2 euro/litro, i nostri piemontesi o toscani si posizionano rispettivamente a 8,1 e 6,1 euro/litro. Il divario nel valore complessivo che separa l'export di vino francese da quello italiano non è però immutabile. «Occorre infatti sottolineare -afferma Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma- che fino a dieci anni fa questo distacco era molto più alto. Nel 2006, la differenza era pari al 96%, praticamente l'export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Poi negli anni lo scarto si è ridotto, tanto che nel caso dei vini fermi questo divario è passato dal 42% al 25%, evidenziando sia un aumento dei volumi ma soprattutto una riqualificazione dei prodotti esportati». Oggi il vino made in Italy che va sui mercati internazionali è composto in quantità per il 14% dagli sparkling, per il 61% dai vini fermi imbottigliati e per il rimanente 25% dagli sfusi. «Dieci anni fa, il peso dei vini venduti in cisterna - continua Pantini- superava il 35%, mentre gli spumanti incidevano per appena il 6%. Il cambio di passo nelle strategie produttive e commerciali delle imprese italiane è stato evidente».

 

fonte: Sole 24 Ore Agrisole

Vinitaly 2016

“A Vinitaly celebriamoci i 50 anni, ma progettiamo anche il futuro del vino, a partire dalla sfide digitale con “World Wine Web””. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. Focus: lo sviluppo della “piattaforma Vinitaly nel mondo”

“È giusto celebrarsi, ma qui si parla di futuro: a 50 anni si è maturi per guardare ai prossimi”: così il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, nella presentazione dell’edizione n. 50 di Vinitaly (10-13 aprile, Verona), oggi a Roma. Dove il Ministero sarà attivo protagonista, puntando tutto “sulla sfida del digitale che è fondamentale, con un programma che abbiamo chiamato “World Wine Web” - ha detto Martina - e che parte dalla consapevolezza che dopo i grandi risultati raggiunti ad oggi del vino italiano (nel 2015, export record, a 5,4 miliardi di euro, ndr), dobbiamo guardare al futuro, e la frontiera del digitale è fondamentale”. Non a caso ci sarà il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a Vinitaly (inaugurazione con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ndr), insieme al fondatore del colosso cinese Alibaba, per “un confronto di livello altissimo su come le esperienze territoriali e della produzione locale, vino in primis, possono incrociare sempre di più e meglio la frontiera digitali, con tutte le opportunità straordinarie ma anche i rischi che ci sono. Sarà un momento straordinario, con istituzioni e imprese di primo livello a confrontarsi sul tema, per capire quello che il sistema Italia può sprigionare in questo senso. E lo faremo anche grazie a seminari e focus ai quali abbiamo invitato i leader del settore digitale, come Amazon, Ebay, Facebook e Twitter”.
“Vinitaly è una piattaforma, uno strumento per il vino italiano, non solo per celebrarsi, che è importante, ma per progettare il futuro, e fare il punto sulle ambizioni che abbiamo. Siamo figli di una stagione di 2-3 anni che come Ministero - ha aggiunto Martina - ci ha visto lavorare insieme in maniera molto interessante. Penso al successo di Expo 2015 e del Padiglione Vino. E credo che sia importante, e non solo simbolica, la presenza a Vinitaly delle istituzioni, a partire dal Presidente Mattarella, che ringrazio, perché non è da poco che il Quirinale decida si stare con noi in questo momento di festa e progettazione”.
Ma Vinitaly è un momento anche per fare il punto della situazione sulla “politica del vino” e, anche in questo senso, guardare al futuro a livello mondiale, ha aggiunto ricordato il Ministro: “ci sarà anche il primo Forum dei Ministri Europei dell’Agricoltura sul vino, il 13 aprile, che per me è un punto di svolta, per capire, tra competizione e collaborazione con gli altri Paesi, dove si deve lavorare, e questo valorizza Vinitaly come piattaforma europea. Ma dico anche che aprile sarà mese fondamentale per il “Testo Unico del Vino”. Poi aggiorneremo la situazione sulla dematerializzazione dei registri di cantina: abbiamo chiuso la fase di sperimentazione, e faremo il punto sull’operatività di questo cambio di passo che deve diventare per tutti, per quanto complesso”.
Parla anche di Ocm, Martina, rispondendo, in qualche modo, a Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini, che ha chiesto sul palco al Ministro di arrivare ad utilizzare “tutti i 102 milioni a disposizione dell’Italia ogni anno per la promozione nei Paesi terzi, visto che negli ultimi 3, tra risorse non spese e dirottate su altre misure, ne abbiamo persi quasi 100”.
“Entro fine marzo - ha detto Martina - si concluderà il passaggio con la Conferenza Stato Regioni, vogliamo arrivare a Vinitaly con il testo definitivo per il bando dell’Ocm promozione. Vinitaly è grande appuntamento, sono consapevole che è un passaggio in cui è giusto riconoscere che l’esperienza vitivinicola è portabandiera di tutto il Paese, non solo del vino. L’attenzione alle esperienze di impresa non mancherà, la progettazione del futuro neanche. Vinitaly mi ha portato sempre fortuna, spero che i 50 anni di Vinbitaly o sia nuovo momento di grande rilancio”.

Pensiero condiviso, quello di Martina, dai vertici di Veronafiere. “I prossimi 50 anni di Vinitaly guarderanno al futuro e allo sviluppo nel mondo. Vogliamo diventare una piattaforma eccellente e attiva tutto l’anno, per i produttori italiani, e futuro anche per quelli stranieri, nell’internazionalizzazione del mercato del vino”, ha detto il dg Giovanni Mantovani. Edizione, la n. 50 di Vinitaly, di celebrazione di un percorso “iniziato nel 1967 a Verona con le “Giornate del Vino Italiano”, e che ha segnato la storia del nostro Paese, che proprio attraverso il vino ha saputo farsi conoscere ed apprezzare nel mondo. Un settore - ha detto il presidente di Veronafiere, Maurizio Dainese - che oggi vale 12,4 miliardi di euro, ed è diventato un vanto dell’Italia, grazie ad aziende che hanno anche saputo valorizzare con le proprie produzioni gli ambienti naturali, i paesaggi rurali, integrando l’offerta culturale dei territori”.
Ma edizione che guarda anche al domani: “con i tanti strumenti che abbiamo, da Vinitaly a Vinitaly International, dalla Vinitaly International Academy al Vinitaly Wine Club e wine2wine, vogliamo dar vita ad un Vinitaly aperto 365 giorni all’anno. Tanti progetti che sono già realtà, ma che ora vanno sviluppati in concreto. Vogliamo diventare una piattaforma ancora più eccellente. Per i produttori italiani e, in futuro, anche per quelli stranieri, perché il mercato è sempre più internazionale. Ed in questo senso mi piace prendere a paradigma il mercato Usa: all’inizio degli anni 70 non era così aperto al prodotto vino, ad eccezione degli immigrati. Poi in poche decadi è diventato il n. 1 (e dove l’Italia è leader) e può crescere ancora. Per me è un paradigma che, con delle differenze, è un paradigma che può valere per tutti i mercati, Asia, sicuramente, ma anche Africa”.
Con il supporto, ovviamente, delle imprese: “c’è stata una simbiosi perfetta tra Vinitaly e il mondo del vino italiano - ha aggiunto Domenico Zonin - avere una fiera che calamita l’attenzione mediatica sul nostro vino è strumento di marketing fondamentale per noi, un plus che Vinitaly ha e altre fiere non anno, e su cui dobbiamo investire ancora di più. Come Unione Italiana Vini collaboriamo da 20 anni, siamo riusciti a far partire dopo tanto questo Osservatorio del Vino Italiano superando la paura delle aziende a condividere dati, e Vinitaly oggi è nostro partner anche in questo, e crediamo aiuti a crescere tutti”. “Io ho fatto tutti i Vinitaly, da produttore ma anche da studente lavoratore quando è nato, con Angelo Betti - ha aggiunto Sandro Boscaini, alla guida di Federvini - allora era un’idea della speranza, oggi è diventato un modello che mi auguro altri settori adotti. Vinitaly oggi è la testa di una filiera che fa sinergia nel mondo, tra operatori, fiera e istituzioni, che sono la spina dorsale di un sistema vincente”. Istituzioni sempre più attive, a partire dall’Italian Trade Agency-Ice, come ha ricordato Giovanni Sacchi, direttore coordinamento promozione made in Italy: “ci sono tante risorse per il Piano Straordinario per l’Internazionalizzazione delle Imprese di cui siamo tra i soggetti attuatori, e vogliamo rinforzare la nostra storica partnership con Vinitaly. Quest’anno, per esempio, abbiamo messo 36 uffici esteri in campo per invitare e organizzare trasferte di delegazioni straniere, e faremo degustazioni e focus su mercati Usa Germania Cina Uk Giappone Canada e Turchia”. Perchè il mercato del vino è sempre più globale, e anche Vinitaly vuole e deve diventarlo.

Focus - L’intervento di Maurizio Danese, presidente Veronafiere
“Raccontare 50 edizioni di Vinitaly, nato nel 1967 a Verona con le “Giornate del Vino Italiano”, significa ripercorrere 50 anni di storia del nostro Paese che proprio attraverso il vino ha saputo farsi conoscere ed apprezzare nel mondo. Il settore vitivinicolo, del valore complessivo di 12,4 miliardi di euro, è diventato un vanto dell’Italia, grazie ad aziende che hanno anche saputo valorizzare con le proprie produzioni gli ambienti naturali, i paesaggi rurali, integrando l’offerta culturale dei territori. Nel 2015 le esportazioni hanno superato i 5,4 miliardi di euro, in crescita del 5,4% sul 2014. Si tratta di un nuovo record per il nostro vino, da mantenere e consolidare in vista l’obiettivo dei 7,5 miliardi di euro di esportazioni nel 2020, come indicato dal Premier Renzi in occasione di Vinitaly 2014.
Per raggiunge questo traguardo, però, è necessario che tutti gli attori agiscano in una logica di rete. La stessa che Veronafiere ha costruito negli anni a servizio del business internazionale e che ha portato il Governo italiano a riconoscere in Vinitaly una piattaforma b2b strategica per il comparto vinicolo nazionale, attraverso il suo inserimento nel Piano di promozione straordinaria del made in Italy.
Per l’edizione del 50esimo abbiamo predisposto un piano di investimenti di 8 milioni di euro per favorire l’incoming di buyer esteri da un lato e per migliorare le infrastrutture a servizio degli espositori e dei visitatori dall’altro.
Veronafiere ha chiara e semplice la linea: il wine business in fiera; il wine festival in città. Il nostro focus sarà l’espositore ma anche il suo cliente. In tale direzione, abbiamo potenziato e potenzieremo sempre di più solo gli aspetti b2b, con particolare riguardo all’incoming su Vinitaly ed alla qualità complessiva del visitatore, alla quale stiamo prestando molta attenzione chiedendo anche ai nostri espositori di affiancarci nel perseguire questo obiettivo.
Per agevolare questo processo di sempre maggiore selezione, abbiamo quindi potenziato molto il fuorisalone Vinitaly&the City - che quest’anno inizia strategicamente due giorni prima della rassegna - per coinvolgere il pubblico consumer in città con un calendario di eventi di grande livello. Se oggi siamo qui, lo dobbiamo alle aziende che hanno costruito la vitivinicoltura italiana e a chi, come Angelo Betti, nel 1967 ha avuto l’intuizione di ideare e creare Vinitaly. Proprio a lui, da quest’anno dedichiamo il Premio Benemeriti della Vitivinicoltura, che porterà d’ora in avanti il suo nome.
Come Veronafiere, siamo consci della nostra grande responsabilità: dobbiamo pensare ai prossimi 50 anni. Per questo Vinitaly fa parte di un ampio progetto, innovativo di Veronafiere. Un piano che sarà presentato a breve termine ai nostri Soci in una Assemblea straordinaria. Posso anticipare che la nostra visione porterà i brand internazionali di Veronafiere ad essere lo strumento esclusivo, a livello nazionale, per lo sviluppo unitario all’estero del made in Italy dei prodotti di riferimento delle nostre manifestazioni. Vino in primis. È un grande onore, pertanto, nell’ambito dell’edizione n. 50 di Vinitaly, ricevere l’attenzione della Presidenza della Repubblica con la graditissima presenza del Presidente Mattarella alla inaugurazione ufficiale della manifestazione. Altrettanto gradita ed importante, sarà la visita del Presidente del Consiglio Renzi nei giorni della rassegna. Onore ad aziende che hanno costruito, anche insieme a noi, un bel pezzo di storia del made in Italy”.

Focus - L’intervento di Giovanni Mantovani, dg Veronafiere
“Per me è un onore, ed una grande emozione personale, essere qui a presentare questa edizione. Non solo perché in questi anni Vinitaly si è affermato come uno dei marchi più importanti del panorama fieristico internazionale, anche grazie alle aziende che ci hanno creduto. Ma anche per me è la 31esima edizione personale, in diversi ruoli in VeronaFiere. Era il 1986, insieme ad Angelo Betti e Sergio Masiero, che con passione e saggezza fecero superare al Vinitaly la difficile esperienza di quell’anno, facendolo diventare la meravigliosa esperienza di promozione del vino italiano che oggi è. L’anno del 50esimo, con il record della manifestazione con più di 4.100 espositori ed oltre 100.000 metri quadrati netti di superficie, segna anche l’implementazione di un importante progetto strategico di sviluppo che affermerà Vinitaly ancora di più come fiera del vino non-stop, realizzata con e per le aziende ed i buyer nazionali ed internazionali, 365 giorni all’anno: una community di produttori, opinion leader, mondo della comunicazione, buyer internazionali, in grado di far circolare e crescere idee e relazioni commerciali su scala globale.
Un sistema a rete che già oggi consiste di una piattaforma multifunzionale formata da Vinitaly International, OperaWine, VIA-Vinitaly International Academy, wine2wine, VinitalyWineClub, Sol&Agrifood, Enolitech e i premi collegati come il nuovo 5 Star Wines Award e il Sol d’Oro. L’edizione 2016 di Vinitaly racconta la storia di un evento affermatosi negli ultimi 50 anni, come uno dei brand fieristici più conosciuti a livello mondiale, cui Poste Italiane, proprio quest’anno, dedicherà uno speciale francobollo. Un successo ottenuto grazie alle migliaia di aziende vinicole che ci hanno creduto e che hanno fatto crescere la manifestazione come punto di riferimento del grande Rinascimento del vino italiano e del suo sviluppo sui mercati globali. Un ruolo centrale ribadito anche dal Forum dei Ministri dell’Agricoltura dei principali paesi europei produttori di vino che il Ministro Maurizio Martina ha convocato, quest’anno, proprio a Vinitaly.
Il 50esimo non è un traguardo, ma un nuovo punto di partenza di un Vinitaly che ha un obiettivo unico e chiaro: costituire sempre più un moderno sistema integrato al servizio dello sviluppo del business internazionale legato al settore vitivinicolo. Sarà un Vinitaly, quindi, con tante novità, strutturali e organizzative, con forte orientamento al b2b all’interno della fiera e del b2c nel fuorisalone di Vinitaly&theCity.
Sarà un Vinitaly con più espositori internazionali, non soltanto nell’area di VinInternational che comunque cresce con adesioni dai più importanti Paesi produttori come Spagna, Georgia, Azerbaijan, Australia, Serbia, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Cina, Portogallo e Argentina. Significa che Vinitaly torna ad essere una piattaforma interessante anche per le aziende straniere che guardano al mercato globale. La programmata visita di Jack Ma, patron di Alibaba Group, costituirà un significativo momento di approfondimento di possibili collaborazioni sul grande mercato cinese. Così come Wine2Wine crescerà come un centro di servizi specializzati, di networking e aggiornamento per tutti gli operatori. In tale contesto guardiamo con grande interesse allo sviluppo di un efficace Osservatorio del Vino, condividendo gli obiettivi che hanno ispirato l’iniziativa assunta in tale direzione da Unione Italiana Vini.
Con le associazioni di categoria, i consorzi di tutela, la cooperazione, i territori del vino, ma soprattutto con i nostri clienti più esigenti che sono le aziende vinicole ed i buyer nazionali ed internazionali, vogliamo quindi dare vita ad una piattaforma multifunzione che possa fornire un solido supporto per un ulteriore balzo in avanti del vino italiano nel mercato mondiale.
Nonostante il già alto tasso di internazionalità del Salone, con 55.000 operatori stranieri da 141 nazioni presenti nel 2015 (il 37% del totale), quest’anno avremo 1.000 buyer selezionati in più dall’estero, grazie agli investimenti per favorirne l’incoming, in particolare da Paesi target quali Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Paesi Scandinavi, Polonia, Usa e Canada, Russia, Giappone e Cina. Un’attività che ci vede collaborare attraverso azioni congiunte con il Ministero dell’Agroalimentare e dello Sviluppo economico e con Ice-Italian Trade Agency.
Per i vini naturali e biologici, che quest’anno avranno un’area specifica nel padiglione 8 che riunisce tutta l’offerta di Vinitaly in questo crescente segmento, è stata attuata un’azione specifica su mercati del Nord Europa, Paesi Scandinavi, Germania e Benelux, dove la domanda di questa tipologia di prodotti è molto forte.
Si tratta di un Vinitaly che capitalizzerà anche il successo ottenuto dal Padiglione del Vino a Expo Milano 2015 e dove, insieme al business, saranno protagonisti i contenuti, con degustazioni, workshop, educational e seminari. Tutto questo per continuare a fornire un solido supporto per un ulteriore balzo in avanti del vino italiano nei mercati mondiali. E se sarà un lavoro eccellente per il nostro vino, siamo convinti che il nostro format sarà interessante anche per i produttori vinicoli di altri Paesi. Vogliamo far crescere un concept fieristico non stop, un Vinitaly “aperto” 365 giorni all’anno, un “comunity center” in cui far convivere e sviluppare questa alleanza tra imprese e istituzioni, per sviluppare reti di business e di relazioni internazionali”.

Focus - L’intervento di Domenico Zonin, presidente Unione Italiana Vini
“Il nuovo record dell’export e la ripresa dei consumi interni ci fanno ben sperare per il futuro, ma ci obbligano anche a pensare in chiave più sistemica al vino italiano ad iniziare dal Ministero e dalle Regioni, ai quali sollecitiamo l’approvazione rapida del nuovo decreto dell’Ocm promozione, in grado di supportare con efficacia le aziende nelle loro azioni promozionali nei Paesi terzi e di sostenere, così, il nostro export. Per arrivare a tutti gli altri soggetti, istituzionali e non, impegnati nel mondo del vino, insieme ai quali dobbiamo continuare il cammino per superare divisioni e frammentazioni organizzative che, ancora, ci penalizzano cercando una nuova sintesi strategica all’interno della quale il Vinitaly rappresenta un punto di riferimenti sui temi della promozione e internazionalizzazione. I cinquant’anni del Vinitaly celebrano la nuova modernità del vino italiano e offrono l’occasione per rilanciare verso un orizzonte di sistema, dove l’Unione Italiana Vini vuole essere protagonista con due progetti di integrazione: l’Osservatorio del Vino, che vorrà condividere un percorso insieme al Vinitaly proponendosi come punto di riferimento istituzionale e per le aziende del settore, in grado di fornire statistiche, analisi di mercato e di filiera univoci, garantendo sicurezza e affidabilità del dato economico, e Univir 2020, una innovativa piattaforma costituta da aziende e centri di ricerca pubblici e privati in un quadro di alleanza strategica, che punta a riorganizzare il sistema della ricerca e dell’innovazione in vitivinicoltura, anche attraverso l’impiego dei fondi messi a disposizione dalla Pac, ,dove saranno le imprese a orientare a individuare le priorità, definire i progetti e a diffonderne i risultati”.

Focus - L’intervento di Sandro Boscaini, presidente Federvini
“Dopo la prima fase di convegnistica “Le Giornate del Vino italiano”, importante momento di presa di coscienza di un settore in forte fase di cambiamento, ecco Vinitaly. Per guardare fuori dall’Italia, avevamo l’Ice da un lato e ancora Vinitaly che faceva confluire a Verona buyer e giornalisti per conoscere e apprezzare la qualità del vino italiano.
Cresce il settore e cresce anche Vinitaly che oggi si accredita a livello internazionale come strumento e supporto della produzione e dell’alta qualità del nostro vino in Italia e nel mondo. In questi 50 anni abbiamo visto crescere il Vinitaly sulla spinta delle esigenze delle aziende e dei produttori vitivinicoli da una parte e della capacità organizzativa e gestionale di Verona Fiere dall’altra. Oltre alla sinergie tra questi due importanti attori non va certamente tralasciato l’intervento e la partecipazione di partner qualificati come gli operatori non vitivinicoli della nostra filiera, fornitori di macchine, prodotti, servizi, l’Ice e naturalmente le Autorità e le Istituzioni italiane.
Vinitaly ha certamente fatto crescere il settore vitivinicolo a livello nazionale e soprattutto internazionale, ma al tempo stesso la Fiera è riuscita a crescere grazie all’importanza ed all’impegno del settore nel suo insieme in un’ottica sinergica di grande armonia. Il modello Vinitaly, orgoglio dell’Italia, simbolo e vetrina del nostro vino nel mondo, va ancora alimentato e può essere il giusto canale per mostrare in tutti i mercati la forza della nostra della nostra produzione, l’immagine di alta qualità, la sinergia del vino, dei distillati, degli altri derivati e dei prodotti collaterali, in una parola di un made in Italy vincente”.