Infowine15.9: export, inchiesta fvg,spumanti Puglia

Export Italia, aggiornamento giugno

Totale a 2,5 miliardi di euro (+7%), per volumi in leggero calo (-2% a 9,6 milioni di ettolitri), con prezzi medi in aumento del 9%.

Primo semestre in buona crescita per l’export italiano di vino. A giugno totale a 2,5 miliardi di euro (+7%), per volumi in leggero calo (-2% a 9,6 milioni di ettolitri), con prezzi medi in aumento del 9%. Top performer – come da molti mesi a questa parte ormai – gli spumanti, cresciuti in maniera omogenea a volume e valore (oltre 20%), mentre il segmento bottiglia (comprendente i frizzanti) segna saldo zero a volume e crescita del 5% a valore, poco sotto i 2 miliardi.

Ancora in calo lo sfuso: -13% i volumi (ma si tenga conto che questo è il rimasuglio della scarsa produzione 2014) e -10% i valori, anche se si registra un lieve progresso dei prezzi nel cumulato (+4%), con l’allentamento evidente della pressione spagnola che a inizio anno aveva invece fatto da tappo sui nostri listini.

 

 

Questa la situazione  fotografata a giugno per la spumantistica, con il segmento Dop (Prosecco in primis) a ritimi di +30% e rientro della tensione sui prezzi che aveva caratterizzato l’inizio anno (solo -3% a giugno). Male invece l’Asti, penalizzato dalla situazione in Russia.

 

Nel grafico l’andamento esportativo delle bollicine per trimestri. La curva ascensionale dei prezzi è ormai più che consolidata, ritornata ai livelli del 1° quarto 2014 (3,57 euro al litro).

 

Questa la segmentazione degli spumanti sui principali mercati: le performance a doppia cifra sono evidentemente ascrivibili alla crescita del Prosecco.

Inchiesta Sauvignon Fvg

Inchiesta Sauvignon Fvg: la cantina Tiare si dichiara “totalmente estranea”. Il Concours Mondial du Sauvignon di Bruxelles annuncia: “se aziende colpevoli agiremo di conseguenza”. L’Avv. Ponti commenta: “questione complessa, al limite del diritto...”

Ha varcato i confini italiani la notizia dell’inchiesta sull’utilizzo di sostante illecite (ma non dannose per la salute) per modificare il profilo aromatico di vini Sauvignon che ha coinvolto nei giorni scorsi 17 cantine del Friuli Venezia Giulia; e, in particolare, a Bruxelles, sede del Concours Modial du Sauvignon che, tra l’altro, ha visto il vino di una delle aziende indagate, Le Tiare, vincere il titolo di “miglior Sauvignon del mondo” nel 2014.
“Nel caso in cui verranno accertate delle responsabilità in capo alle aziende coinvolte nell’indagine e qualora fra queste risultasse colpevole anche qualcuna delle aziende che ha partecipato al Concours Mondial nelle passate edizioni, il Concours non farà altro che applicare il proprio regolamento revocando la medaglia assegnata ed escludendo il produttore colpevole dalla partecipazione al concorso per i successivi 5 anni”, si legge in una nota inviata da Bruxelles, dove si aggiunge: “oltre che tutelare il consumatore, il Concours con l’applicazione del regolamento intende da sempre sostenere i produttori onesti e scoraggiare pratiche scorrette e illegali ritenendole gravissime in quanto lesive dell’intero comparto vinicolo”.

Ma, intanto, nei giorni scorsi, anche l’Azienda Agricole Tiare di Dolegna del Collio, aveva preso posizione su quanto riportato dai giornali: “in relazione alle notizie apparse sui media relativa al presunto utilizzo nel Sauvignon di esaltatori di aromi, precisiamo che siamo completamente estranei alla vicenda - spiega Roberto Snidarcig, alla guida della Cantina - che danneggia gravemente la nostra reputazione. Ieri sono stati fatti dei controlli in 17 cantine, fra cui la nostra. Ci sono stati sequestrati lieviti indigeni ottenuti dalle nostre migliori uve dell’annata 2015, per i quali abbiamo già avanzato istanza di dissequestro. Siamo fiduciosi nella giustizia e attendiamo sereni che si faccia chiarezza al più presto su questa vicenda che penalizza gravemente non solo la nostra azienda, ma l’intera viticoltura friulana e vanifica anni di lavoro e impegno. Abbiamo già dato incarico allo studio legale Ponti di proporre in ogni sede più opportuna azione a tutela del nostro buon nome e della nostra immagine”. Avvocato Ponti che è lo stesso difensore del principale accusato, Ramon Persello di Attimis, consulente “bio-climatico” tra i più noti in Friuli.
Il legale, riporta “Il Messaggero - Veneto”, ha commentato così la vicenda: “è una questione complessa, al limite del diritto.
Un’inchiesta in cui si parla di frode ma in fondo parte tutto da un tentativo di innovazione. Il problema è che certe regolamentazioni rischiano di bloccare, nella loro dogmatica staticità, le nuove pratiche che possono portare benefici, in questo caso a un prodotto importante del nostro territorio. Nelle norme che regolamentano la composizione di un vino c’è una convenzione da seguire, che serve a fissare dei limiti, ma è un percorso che dovrebbe essere possibile modificare, nel rispetto della salute dei consumatori. Altrimenti si rischia di premiare le aziende che vanno a rimorchio e non chi investe sull’innovazione. In questo caso peraltro - sostiene Ponti - si tratterebbe dell’aggiunta di un prodotto completamente naturale, privo di qualsiasi rischio per chi andrebbe a consumare quei vini. Se un Sauvignon mi regala un’emozione e non è tossico, per quale motivo dovremmo privarcene?”.

 

Fonte: Winenews

In arrivo spumanti 100% «made in Puglia»

Presto in produzione tre nuovi impianti per le bollicine Vendemmia boom: si stima un +25% di produzione

 Con un balzo produttivo del 25% rispetto allo scorso anno e l’avvio di alcune importanti operazioni di valorizzazione la campagna 2015-16 si prospetta come un’annata d’oro per il vino pugliese. Tutto ruota intorno alla vendemmia, che secondo le stime di Assoenologi registrerà in Puglia una produzione di 6,8 milioni di ettolitri, ben il 25% in più rispetto ai 5,4 milioni dell’annata precedente. Un balzo superiore anche a quello previsto a livello nazionale (+10%). Ma al di là dell’aspetto quantitativo da sottolineare sono in Puglia le ottime aspettative sul fronte della qualità, «visto che – dicono ad Assoenologi – in tutta la regione la primavera è decorsa nel migliore dei modi e le abbondanti piogge in inverno e durante la ripresa vegetativa hanno garantito riserve idriche sufficienti a fronteggiare un’estate calda e secca». La raccolta è iniziata i primi giorni di agosto con le varietà base spumante. I conferimenti dei vitigni autoctoni si sono aperti nell’ultima settimana di agosto con le uve di Primitivo; a seguire i conferimenti delle uve a bacca rossa internazionali e poi di quelle bianche autoctone (Pampanuto, Bombino Bianco, Fiano, Verdeca, Bianco d’Alessano). Quindi la raccolta di uve Negroamaro, Bombino Nero, terminando con quella di uve Susumaniello e di uve di Troia negli ultimi giorni di ottobre. Ed è proprio su quest’ultima varietà e sul vino che ne deriva, il Nero di Troia, che sono puntate molte aspettative per il futuro. «Sta entrando nel vivo – spiega il presidente nazionale di Fedagri-Confcooperative Giorgio Mercuri – un’articolata campagna di valorizzazione di questo vino finora poco conosciuto fuori della sua area d’elezione che è il Foggiano e il Nord barese. Perno di quest’azione sarà la nuova Doc Tavoliere Nero di Troia, varata dopo un iter lungo 12 anni e che si affiancherà alla Docg Castel del Monte. Si tratta di un vino che può ricavarsi un proprio spazio di mercato perché di Giorgio dell’Orefice molto diverso dagli altri rossi pugliesi come Negroamaro e Primitivo. È diverso infatti nei tempi di raccolta (che sono a fine ottobre contro invece quelli più anticipati di Primitivo e Negroamaro) ed è un vino più complesso che anche grazie al significativo contenuto di tannini si presta a invecchiamenti medio-lunghi, al contrario degli altri rossi che invece possono anche essere consumati a poca distanza dalla loro produzione». E in attesa che il mercato colga le caratteristiche del Nero di Troia, a coglierle al momento sono stati i produttori. «Hanno capito – dice Mercuri – che per fare Nero di Troia in purezza occorre produrre meno: circa 80-90 quintali a ettaro contro i 110 o anche più del passato. E questa è una significativa scelta qualitativa che sono certo non mancherà di avere i propri riflessi di mercato». L’altra importante novità che nel 2015 sta caratterizzando la viticoltura regionale riguarda la realizzazione di nuovi spumanti 100% “made in Puglia”. Stanno infatti per entrare in produzione tre impianti di spumantizzazione che riguardano le cantine Crifo di Ruvo di Puglia (Bari), Casal Trinità di Trinitapoli (BarlettaAndria-Trani) e Due Palme di Cellino San Marco (Brindisi). Tre impianti che sono stati realizzati anche grazie ai contributi messi a disposizione da Bruxelles nell’ambito dell’Ocm vino. «Realizziamo spumanti già da qualche anno – spiega Angelo Maci, presidente di Cantine Due palme (1.220 soci, 2.550 ettari di vigneto, 10 milioni di bottiglie prodotte e 30 milioni di euro di fatturato realizzati per l’80% all’estero) – ma inviare le uve per la spumantizzazione in Veneto e poi andarle a riprendere richiedeva costi che ci mandavano fuori mercato. Da lì la scelta di realizzare un impianto in proprio. Abbiamo investito 1,8 milioni di euro e a breve cominceremo la spumantizzazione delle uve Negroamaro con le quali produciamo un rosè Mela Rosa e il bianco Neviera. Nel prossimo futuro punteremo a sperimentare nuovi spumanti da varietà Fiano e Falanghina»

 

Autore: Giorgio dell'Orefice

Fonte: Sole24Ore