Accelerare la burocrazia e garantire la trasparenza delle importazioni. Confluiranno anche le armonizzazioni relative alla comunicazione dei vini in tutto il territorio dellUnione (Russia, Bielorussia, Kazakhistan, Kirghizistan e Armenia)
La navigazione a vista nel commercio del vino nei territori dei Paesi aderenti all’Unione Economica Eurasiatica ha i giorni contati. “Il comparto del vino verrà entro l’anno normato a parte con un codice unico e non resterà indistintamente confuso all’interno del settore agroalimentare eurasiatico”. Lo ha dichiarato a Milano Anton Azarov, Capo della Sezione per le Relazioni Internazionali al Dipartimento Sviluppo e Integrazione della Commissione Economica Eurasiatica, durante il convegno “Italia-Eurasia: il dialogo. Come il vino italiano può accedere ai mercati dell’Unione Economica Eurasiatica”, organizzato da Business Strategies, Eurasiatx, Eurasian Communication Center, Pavia e Ansaldo Studio Legale, con la collaborazione dell’Associazione Conoscere Eurasia.
“Il provvedimento – ha proseguito Azarov – avrà ricadute rilevanti nelle politiche commerciali delle aziende vinicole italiane che guardano verso l’Eurasia, nelle strategie dei distributori che attualmente presidiano il mercato e soprattutto negli attori della grande distribuzione della Federazione Russa e del Kazakhistan. All’interno del nuovo codice unico, che mira a accelerare la burocrazia e garantire la trasparenza delle importazioni, confluiranno pertanto anche le armonizzazioni relative alla comunicazione dei vini in tutto il territorio dell’Unione (Russia, Bielorussia, Kazakhistan, Kirghizistan e Armenia). Attualmente le legislazioni nazionali (relative all’intero settore agroalimentare) consentono disparità normative che destabilizzano sia le politiche sul punto vendita che quelle relative all’intermediazione logistica, doganale e daziale”.
Il nuovo codice in arrivo, che sarà approvato entro il 31/12/2015, avrà inoltre un impatto rilevante sull’insieme delle singole normative nazionali dei paesi aderenti, a favore di una maggiore trasparenza scongiurando l’insorgere di vie parallele per la commercializzazione del vino nelle regioni dell’UEE.
Fonte: Uiv
Ricerca sui consumatori: 7 italiani su 10 controllano LORIGINE DEGLI ALIMENTI e privilegiano il Made in Italy
Attenti alla provenienza dei prodotti, privilegiano il Made in Italy e controllano le informazioni sulla confezione per accertarsi della loro origine. Il 73% degli italiani è sempre più attento a cosa “sta sotto” gli alimenti che acquista. Una tendenza che sottolinea l’importanza dell’alimentazione nel Belpaese presentata proprio in Expo 2015.
Paese di provenienza, luogo di produzione, metodo di lavorazione, denominazione di origine controllata e garantita. Sono molteplici gli aspetti legati al processo di produzione del cibo che, prima di giungere sulle tavole di tutta Italia, subisce una serie di trattamenti sin dal luogo di produzione, fino a giungere confezionati sui banchi dei supermercati. Ma quanti sono gli italiani che s’informano tra le corsie dei supermarket su dove e come ciò che sta acquistando è stato prodotto, lavorato e infine confezionato? Secondo gli ultimi dati ben 7 italiani su 10 non si lasciano sfuggire queste informazioni e consultano le etichette dei prodotti per verificare personalmente le modalità di produzione e confezionamento. Le discriminanti più consuete nella scelta dei diversi prodotti? L’italianità (71%), la presenza di marchi di qualità garantita (67%), l’assenza di conservanti (66%) e la provenienza da filiere biologiche (61%). Tra i prodotti più “controllati” dagli italiani le carni fresche (85%), il latte (77%) e la verdura (72%).
E’ quanto emerge da uno studio promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari dell’omonima azienda toscana emblema dell’italianità, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 2000 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community, realizzato in occasione della presentazione tenuta dall’azienda toscana F.lli Polli con Intesa Sanpaolo che si è svolta oggi al padiglione Waterstone all’interno di Expo 2015 per capire quanto è importante per gli abitanti del Belpaese sapere dove sono stati prodotti e come sono stati lavorati gli alimenti che portano sulle proprie tavole.
Molto attento all’origine degli ingredienti che utilizza per i propri piatti è anche lo chef Chicco Cerea del ristorante Da Vittorio a Brusaporto, in provincia di Bergamo: “Per uno chef conoscere l’origine degli alimenti è fondamentale – sottolinea lo chef – E’ come per un pittore conoscere la composizione delle varie pitture, gli effetti che danno e come trattarle. La conoscenza dell’origine e delle modalità di produzione permette di lavorare con più semplicità, interpretando ed accostando perfettamente gli alimenti. E’ fondamentale leggere attentamente le etichette, oltre che per la scadenza, per sapere se vi sono per esempio coloranti o additivi. Durante le manifestazioni gastronomiche in giro per il mondo mi accerto sempre che vi siano prodotti italiani di qualità negli hotel e nei ristoranti in cui vado a cucinare, per dare risalto alla fantastica cucina italiana”.
Gli italiani, quindi, si mostrano decisamente attenti e vigili sulla provenienza dei prodotti, dove l’italianità viene percepita come una vera e propria garanzia di qualità; per questo privilegiano tendenzialmente gli alimenti nostrani e controllano le informazioni sulla confezione per accertarsi della loro origine. Lo dimostrano gli ultimi dati diffusi da Eurispes relativi al 2014, che hanno rivelato che quasi 8 italiani su 10 (77,6%) scelgono spesso prodotti alimentari Made in Italy.
Molto importanti per gli abitanti del Belpaese anche i marchi di qualità garantita: quasi 1 italiano su 2 (46,4%) ha rivelato di privilegiare l’acquisto di prodotti con marchio Dop (89%), Igp (79%), Doc (75%), dove l’Italia è leader in Europa con 269 prodotti iscritti nel registro dell’Unione Europea, suddivisi tra 161 DOP, 106 IGP e 2 STG, secondo i dati del XII Rapporto Ismea Qualivita.
Quasi la totalità delle persone, ben il 95%, al concetto di Made in Italy associa un prodotto alimentare di origine interamente italiana, a partire dalle materie prime fino alle diverse fasi della lavorazione. Ma in quanti sono a conoscenza delle caratteristiche deve possedere un alimento per essere definito italiano al 100%? Dall’indagine è emerso che gli italiani sono molto informati sul tema, visto che ben l’81% sa che un prodotto, per essere definito Made in Italy, deve essere realizzato con materie prime prodotte sullo Stivale, lavorato e infine confezionato in Italia. C’è però anche una parte della popolazione (8%) che crede che il confezionamento può essere comunque fatto all’estero, mentre la percentuale scende al 6% per quanto riguarda i vari processi di lavorazione e al 5% per l’origine delle materie prime.
Concorde con i risultati dell’indagine anche la stellata Viviana Varese del ristorante Alice di Milano, Chef Ambassador per Expo Milano 2015: “E’ importantissimo conoscere l’origine degli alimenti e soprattutto come vengono coltivati – spiega la chef stellata – Il motivo è molto semplice: avendo a che fare con una materia viva è fondamentale conoscerne l’origine per capire come sfruttarla al meglio e ottenere il massimo dagli ingredienti scelti. Non si può prescindere quindi dalla lettura delle etichette dei prodotti; per quanto riguarda la mia cucina, uso praticamente solo prodotti made in Italy e ne controllo sempre l’origine”.
Ma quali sono le maggiori preoccupazioni che portano sempre più italiani a monitorare le etichette degli alimenti? Se per il 77% la paura è quella di acquistare prodotti lavorati in paesi dove non si rispettano le più elementari norme igienico-sanitarie, per il 69% l’etichetta va esaminata per controllare l’eventuale presenza di conservanti, coloranti o altri indesiderati additivi chimici. Molto importante per gli italiani è anche la questione nutrizionale, allo stesso modo delle intolleranze e delle allergie: ben 6 su 10 infatti leggono con attenzione i valori nutrizionali e gli eventuali allergeni presenti nel prodotto.
Tra le migliaia di prodotti presenti nei supermercati, quali sono quelli tenuti maggiormente sotto controllo dagli italiani? Al primo posto nella speciale classifica del “Cosa sta sotto?” ci sono le carni fresche (85%), di cui viene esaminato il luogo di allevamento e di macellazione, il latte (77%), allo stesso modo dei prodotti caseari, e la verdura (72%). Chiudono la classifica gli insaccati (68%), la frutta (65%) e la carne in scatola (61%).
Una recente ricerca condotta dal Ministero per le Politiche agricole e forestali ha rivelato infine che l’82% degli italiani sarebbe disposto a spendere di più per avere la certezza dell’origine e provenienza italiana del prodotto. Questa scrupolosa attenzione all’origine e alla qualità è dimostrata da un dato veramente sorprendente: 1 italiano su 2 sarebbe pronto a pagare dal 5 al 20% in più per avere la garanzia della qualità Made in Italy.
Ma questa attenzione è la medesima tra uomini e donne, in ogni fascia d’età e in tutto lo Stivale? La risposta è negativa se si pensa che le donne (77%) si rivelano decisamente più attente degli uomini (63%) per quanto riguarda l’origine dei prodotti, e che la percentuale di “controllo” passa dall’85% nella fascia 50-65 al 61% nella fascia 18-25. A livello geografico infine svetta il Nord, che con una percentuale di controllo delle etichette pari al 75%, supera il Centro (72%) e il Sud (68%).
Il leader mondiale del commercio elettronico, Amazon, continua la sua strategia espansionistica sul settore dei wine & spirits e adesso punta sul mercato francese, dove arriva con una proposta monstre di 4.000 prodotti tra birra, superalcolici e vino
Il leader mondiale del commercio elettronico, Amazon (www.amazon.fr), continua la sua strategia espansionistica sul settore dei wine & spirits e, dopo il mercato italiano, punta quello francese, dove arriva con una proposta monstre di 4.000 prodotti, tra birra, superalcolici e vino, tra cui 163 spumanti e 845 vini fermi provenienti da tanti Paesi nel mondo, divisi, come sottolinea criticamente il portale “Vitisphere” (www.vitisphere.com), solamente per marca o per prezzo. Nessun dubbio sulla puntualità e precisione del servizio, che garantisce la consegna in un solo giorno per gli abbonati “Premium”, ma per ora Amazon sarà solo il tramite per grandi distributori, non venderà direttamente, e l’offerta appare ancora un po’ caotica ...
Fonte: Winenews