Infowine15.10: Accordi internazionali, prezzi al consumo

Accordi Ue con Usa e Giappone, fare presto

Appello del presidente Zonin al Governo: “Con l'accordo Trans Pacific appena firmato dagli Usa e 11 Paesi dell'area Pacifico con il Giappone, il mercato per il vino italiano è a rischio"

“Il sistema vino non può aspettare. Alla luce dell’accordo TTP (Trans Pacific Partnership) appena siglato tra USA e 11 Paesi dell’area del Pacifico, che faciliterà gli scambi di vino di alcuni importanti competitor del “nuovo mondo”, come Stati Uniti, Cile, Australia e Nuova Zelanda in un mercato strategico come quello giapponese (grazie alla riduzione delle barriere tariffarie) il rischio di vedere vanificati gli sforzi per tutelare e affermare le nostre specificità è troppo elevato. Alla luce della conclusione di tale ambizioso accordo commerciale, chiediamo con forza al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda, e a tutto il Governo, di pigiare l’acceleratore insieme alla UE affinché sia il TTIP che l’accordo bilaterale con il Giappone siano conclusi entro metà 2016”.

Con queste parole Domenico Zonin, Presidente dell’Unione Italiana Vini, commenta la notizia della chiusura del negoziato di libero scambio TPP.

“Unione Italiana Vini – continua Zonin – oggi rappresenta più del 50% del fatturato nazionale nel settore del commercio vinicolo e l’85% dell’export. Le aziende associate sono tra le più rinomate e attive a livello internazionale. Possiamo considerarci a tutti gli effetti un termometro significativo per quanto riguarda il sistema vino italiano e per questo collaboriamo costantemente con le istituzioni preposte per segnalarne le reali necessità e proporre soluzioni. Anche su questa partita abbiamo sempre insistito affinché si accelerasse la chiusura del Trattato Transatlantico con gli USA e gli accordi con il Giappone, proprio per difendere le nostre denominazioni, il nostro territorio, le nostre tradizioni”.

“Rispetto all’accordo bilaterale con il Giappone - spiega il Presidente Zonin – risulta indispensabile trovare sintonia su tre punti nodali: le barriere tariffarie, che per i vini italiani sono ancora il 15/20% e chiediamo che vengano eliminate con l’entrata in vigore dell’accordo, senza periodi transitori (il Giappone propone di abolirle 7 anni dopo l’entrata in vigore ma non è sostenibile come ipotesi); la protezione delle indicazioni geografiche, per cui proponiamo di tutelare i nomi dei nostri territori attraverso l’inclusione di una lista aperta delle principali IG italiane ed europee; il riconoscimento delle pratiche enologiche (barriere non tariffarie), che dovranno essere in conformità con gli standard UE e OIV. Se questi punti non verranno considerati prioritari nell’accordo, sarà messo seriamente a rischio l’export vinicolo in Giappone”.

“Il negoziato TTIP – conclude il Presidente Domenico Zonin – deve invece concludersi con un accordo che elimini i dazi doganali, attenui le barriere non-tariffarie, tuteli le nostre IG (semi-generiche – Chianti, Marsala). Se si considera che, con l’eliminazione dei dazi, esportando in USA si risparmierebbero fino a 600 mila euro all’anno, è evidente come sia stringente la definizione di questo accordo muovendosi in modo coeso, con una voce unica, per aumentare il nostro export e, allo stesso tempo, tutelare le nostre specificità”.

Fonte: Uiv


Inghilterra: Viaggiare con un bicchiere di vino

In treno o in aereo, viaggiare con un buon bicchiere di vino, ormai è ben più che un capriccio per pochi: in Uk è boom sulle carrozze di ritorno da Londra, e per le compagnie aeree una buona offerta enoica è diventata una vera leva competitiva.

Se non mancano, ormai da anni, luoghi gourmet in stazioni o aeroporti, d’Italia e del mondo, dove trasformare l’attesa per la partenza di un viaggio in un’esperienza di gusto di altro livello, anche in treno o in aereo, viaggiare con un buon bicchiere di vino, ormai è ben più che un capriccio per pochi. In Inghilterra, come racconta l’edizione online del “Daily Mail” (www.dailymail.co.uk), i consumi di vino in treno sono aumentati del 15% negli ultimi 12 mesi, concentrati principalmente nei venerdì pomeriggio, quando i lavoratori della City tornano a casa per l’ultimo viaggio della settimana, e si concedono un bicchiere di Merlot o Sauvignon Blanc, magari da fotografare e postare sui social.
Secondo i dati della Great Western Railway, sui treni da Londra le vendite di bottiglie e mezze bottiglie di vino sono passate da 59.000 a 68.000 nell’ultimo anno (+15%), e anche i numeri della Virgin Trains confermano questa tendenza, con 73.000 bicchieri di bianco, rosso e rosé serviti nello stesso periodo in prima classe, cui vanno aggiunti i 21.000 bicchieri consumati in seconda classe. Infine, Marks & Spencer ha registrato un aumento delle vendite di bicchieri di vino preconfezionati del 12%, negli ultimi 12 mesi, nei punti vendita vicini alle stazioni ferroviarie.
E in aereo? In volo non è certo una novità che l’offerta enoica stia diventando sempre più ricercata. Di nuovo, semmai, c’è che, nonostante fusioni ed acquisizioni, la concorrenza sui cieli resta a dir poco agguerrita, e si gioca principalmente sull’offerta premium, con il vino che diventa una vera e propria leva competitiva. Come spiega “Wine Spectator” (www.winespectator.com), infatti, chi viaggia in business, dietro alle esigenze di calendario, guarda immediatamente agli “extra”, dalla tecnologia al cibo, passando ovviamente per il vino.
“I viaggiatori abituali - racconta al magazine Usa Ken Chase, il consulente enoico di American Airlines - sono super tecnologici, buone forchette e sempre più esperti di vino”. “La gente - aggiunge Joshua Lemeshow, analista del settore aeronautico - ha bisogno di sentirsi in qualche modo coccolata e a proprio agio”. Ecco perché, nell’ultimo decennio, sommelier e Master of Wine sono sempre più ricercati dalle compagnie aeree che, però, li mettono di fronte ad un lavoro di selezione durissimo. Un aereo, infatti, non è un ristorante, la capacità di stoccaggio è pressoché inesistente, e l’offerta non può che essere ristretta. Diventa difficilissimo, così, “indovinare” i vini giusti capaci di accontentare la maggioranza della clientela. Ed ancora più difficile è accontentare i viaggiatori abituali, con una carta che, in media, viene cambiata al massimo tre volte l’anno.
Per qualcuno, come il sommelier svizzero Paolo Basso, non basta, tanto che ha già chiesto ad Air France, con cui collabora, di ruotare i vini almeno una volta ogni due mesi. Poi, ci sono da tenere in conto altre due variabili fondamentali: per prima cosa, in alta quota le percezioni gustative cambiano molto, e allora certi vini, specie i rossi più tannici ed i bianchi più acidi, vanno evitati; quindi, attenzione alle quantità prodotte, perché la Emirates, ad esempio, in un anno ha stappato 750.000 bottiglie, e non sono molti i produttori capaci di produrre così tante bottiglie di qualità, e ad averle disponibili ogni sei mesi. Ovviamente, al cambiare delle abitudini, cambia anche il ruolo di steward ed hostess, con la nascita di una nuova figura professionale, lo Sky Sommelier: la Delta, compagnia di punta negli Stati Uniti, ha inserito uno speciale corso per sommelier tra i corsi di formazione del proprio personale, ed oggi i sommelier d’alta quota sono già 1.800, con 1.200 in attesa di affrontare l’esame finale. Un percorso intrapreso anche da altre grandi compagnie, come Qantas Airways e Singapore Airlines.

Fonte: Winenews


Prezzi al consumo settembre, vino a +0,5%

In un momento in cui l'inflazione nel comparto alimentare segna +1,5%, il segmento enologico resta in una fase ancora rallentata

Il termometro segna febbre alta a settembre per il carrello alimentare. I dati Istat certificano una crescita tendenziale dei prezzi al consumo dell’1,5% (il confronto è con settembre di un anno fa). Ma appena un mese prima, ad agosto, lo stesso raffronto, anno su anno, restituiva un aumento solo frazionale, nell’ordine dello 0,9%.

Sei decimi in più in un solo mese non sono pochi, considerando che i movimenti solitamente si mantengono in un range di uno o due decimi di punto. Una svolta inflattiva, nel food & beverage, che ha colto di sorpresa anche gli analisti, propensi a considerare un’accelerazione, ma non della portata che i consuntivi hanno invece esibito in autunno.

In questo scenario, le bevande alcoliche restano su un sentiero di crescita più moderato, soprattutto se confrontato con quello dell’anno scorso. Basti al riguardo considerare che lo 0,9% di aumento tendenziale dei prezzi rilevato a settembre per enologici, spirits e birre (lo stesso ormai da cinque mesi) era quasi doppio, sempre nella dinamica annuale, esattamente un anno fa (+1,6%).

L’invarianza dell’indice alcolici incorpora movimenti di diverso segno per le singole referenze, disinflattivi per quanto concerne i vini, i cui prezzi al consumo aumentano adesso dello 0,5% (la crescita era però dello 0,6% ad agosto e dell’1,7% a settembre del 2014), e inflattivi sia per i superalcolici (+2%, dall’1,9% di agosto) che per le birre (+1,1%, contro l’1% del mese precedente).

Nel comparto spirits l’accelerazione dei prezzi al consumo riflette i rincari della componente aperitivi e di quella dei liquori e superalcolici. Per i vini, al contrario, la frenata al +0,5% si è avuta per effetto di una dinamica disinflattiva degli spumanti (dal +1,4% di agosto al +1,1% di settembre) e di una svolta deflattiva dei prezzi delle etichette comuni, che in un anno cedono adesso lo 0,2%.

Tornando al caro-alimentari, va evidenziato che la spinta autunnale trova in larga parte una spiegazione nella forte accelerazione dei prezzi dei vegetali freschi. Al food ha fatto tuttavia da contrappeso il capitolo trasporti che a settembre ha sperimentato in un anno un meno 3,3%.

Quanto all’inflazione generale, l’Istat aveva detto più 0,3% nella stima preliminare, ma ha corretto a +0,2% nel dato definitivo. Nulla dunque si è mosso rispetto alla fotografia di quest’estate  (sono quattro mesi che l’indice mantiene un ritmo tendenziale di 2 decimi di punto), mentre a distanza di un mese i prezzi hanno ceduto un robusto -0,4%. p.f.

Fonte: Uiv

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