Una terza edizione allinsegna della crescita, con 2 padiglioni coinvolti, 360 espositori, un centinaio di eventi ed una previsione di 40.000 presenze (+33 % rispetto alledizione 2014). Due padiglioni, 360 espositori ed un centinaio di eventi per la terza edizione di Cosmofood, dal 14 al 17 Novembre 2015 in Fiera di Vicenza.
Enogastronomia, Ristorazione ed Attrezzature professionali. Questi i tre pilastri su cui si sviluppa la manifestazione che in quattro giorni permetterà all’operatore professionale ed al consumatore privato di incontrare i migliori produttori del territorio nazionale, conoscere i prodotti ed acquistarli.
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Fonte: Cosmofood
Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio bacchettano Governo e Regioni sulla gestione dei fondi dellOcm promozione vino: saremo pure una superpotenza nel mondo del vino, ma stiamo facendo una ben magra figura
“Saremo pure una superpotenza del vino nel mondo, come ha ricordato pochi giorni fa anche il Premier Renzi a Expo, ma purtroppo sulla gestione dei fondi comunitari legati alla promozione del nostro made in Italy enologico stiamo facendo una ben magra figura”. È un vero e proprio atto d’accusa, rivolto al Governo ed alle amministrazioni regionali, quello che arriva dalla nota congiunta di Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio, compagini che, assieme, rappresentano 31 imprese italiane del comparto enoico, per un fatturato globale di 1,3 miliardi di euro e il 15% dell’export complessivo italiano di settore (www.istitutograndimarchi.it).
Con circa 8 mesi di ritardo rispetto alle normali tabelle di marcia dei Paesi competitor, il Ministero delle Politiche agricole sta infatti per varare delle graduatorie capestro sui bandi multiregionali dell’Ocm Promozione, con tagli lineari nell’ordine del 50%, che graveranno su progetti già approvati con tanto di lettera di finanziamento. Succede oggi in Italia - spiega la nota - complice l’inadeguatezza procedurale delle amministrazioni pubbliche, in primis delle Regioni,che si riverbera drasticamente sulla valutazione dei programmi nel rispetto delle, seppure lacunose, norme in vigore. Dopo anni di cattiva gestione delle risorse (si stima in 100 i milioni di euro gli stanziamenti non spesi negli ultimi 3 anni), quest’anno si rischia di fare ancora peggio, con tagli su progetti approvati e con la beffa di dover restituire di nuovo un po’ di contributi a Bruxelles, non1ostante un overbooking di domande.
In assenza di un bando nazionale (a causa dell’esaurimento dei fondi) - continua la nota - 36 operatori italiani del settore hanno presentato le proprie proposte di cofinanziamento a valere sul plafond multiregionale. Si tratta di un numero importante di imprese che ha determinato un boom di richieste e un conseguente sforamento pari al 30,6% in più sulla cifra prevista (10,2 milioni di euro la quota iniziale di competenza Mipaaf). Per un verso parrebbe una buona notizia, poiché sembra testimoniare l’interesse per la misura da parte delle imprese – che coprono direttamente il 50% della spesa – e la loro volontà di investire. E perché per un anno si potrebbe finalmente non essere costretti a raccontare di disimpegni e di soldi tolti alla misura, bensì di ‘partecipazione corale’ e di selezione delle domande aventi i migliori requisiti sotto il profilo competitivo, in modo da ottenere la ricaduta più proficua per l’intero sistema vino nazionale. E invece, alla luce di quanto è accaduto, si deve ancora una volta registrare un insuccesso: tra le varie Regioni interessate – che a norma di legge avrebbero dovuto assicurare la stessa quota di finanziamento prevista dal Mipaaf (il 25%) – non solo si sono registrate posizioni che restano ben al di sotto di tale vincolo normativo, ma vi sono casi in cui risultano incentivati progetti con una logica da finanziamenti a pioggia, ovvero in assenza di graduatorie di merito – condotta che in passato è stata spesso oggetto di rilievi e censure da parte delle autorità comunitarie – e di ammontare che supera sensibilmente il plafond di risorse disponibili. Vale la pena sottolineare la disparità di condotte registrate nelle varie realtà regionali, con conseguenti evidenti sperequazioni e inefficienze.
Il risultato, concepito tra l’altro con grave ritardo in questi mesi estivi, si vedrà tra pochi giorni con la pubblicazione della lista dei beneficiari. Il ministero, anziché aprire un confronto sul tema del rispetto delle regole da parte delle Regioni, il 29 luglio ratificava tale operato, dichiarando ‘ammissibili e finanziabili’ tutti i programmi multiregionali proposti. Salvo poi dare a propria volta una robusta sforbiciata prima con il ‘declassamento finanziario’ di fine luglio, poi con un ulteriore restringimento del plafond determinato dall’ulteriore disimpegno di un milione di euro, il tutto motivato dalla constatazione del minore stanziamento messo a disposizione dalle Regioni. Da qui il taglio dei fondi per la promozione pari a circa il 50% sui progetti già approvati. E c’è forse da ringraziare il cielo che l’iter stia concludendosi, altrimenti, con la rincorsa al ribasso in atto tra le amministrazioni, di questo passo non resterebbero che le briciole.
Italia del Vino Consorzio e l’Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi stigmatizzano quindi l’operato delle amministrazioni pubbliche dimostratesi, in questo caso, incapaci di agire nel rispetto del diritto comunitario e nazionale e richiedono un intervento del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali che richiami e vigili sull’operato delle amministrazioni, ripristini immediatamente corrette procedure di accesso alle agevolazioni e sull’iter istruttorio di valutazione di merito dei programmi, in un quadro coerente con le linee guida comunitarie e con quanto avviene nel resto d’Europa ed attivi un “tavolo di strategia imprenditoriale” funzionale al sostegno delle esportazioni vinicole italiane nel mondo.
“Ci sentiamo messi in beffa - hanno concluso i due raggruppamenti di imprese - perché nonostante i recenti richiami della Corte dei Conti e della Commissione Ue si persevera nella gestione maldestra di fondi ritenuti strategici dal settore per una crescita, quella sui mercati esteri extra Ue, su cui in tanti sono pronti a scommettere, a partire dall’attuale Governo”.
Fonte: Winenews
Secondo Gallup, tra i non bevitori americani è più alta la percentuale, rispetto ai bevitori, di coloro che considerano dannoso bere uno o due bicchieri al giorno. Il 17% degli adulti considera il bere moderato good for health
L’attuale percezione degli americani sugli effetti del consumo di alcolici sulla salute è stata misurata da Gallup nel mese di luglio scorso, attraverso un sondaggio telefonico che ha coinvolto un migliaio di consumatori adulti; tra questi il 64% ha dichiarato di bere alcolici (percentuale in linea con la media nazionale registrata negli ultimi decenni).
Agli intervistati è stato chiesto se ritenessero il consumo moderato di alcolici, uno o due bicchieri al giorno, a. salutare, b. dannoso per la salute o c. non incidente.
Il 17% ha risposto di ritenerlo salutare, il 18% dannoso, mentre per il 52% dei rispondenti il consumo moderato non ha effetti sulla salute. Tra questi, il dato più significativo è, secondo gli analisti di Gallup, quello del 17%, la percentuale più bassa registrata negli ultimi 15 anni per la risposta che dichiara il consumo moderato “good for health”. Si può aggiungere che dal 2001 ad oggi, coloro che considerano il consumo moderato dannoso sono stati solo una volta (anno 2005) superati da quelli di opinione contraria (allora 22% vs 25%).
Suddividendo però le risposte alla precedente domanda tra il gruppo di quelli che si dichiarano bevitori e quelli che si dichiarano astemi, Gallup ha riscontrato che l’esperienza gioca un ruolo fondamentale nella percezione dell’effetto degli alcolici sulla salute.
Ritiene, infatti, benefico il consumo moderato il 20% dei bevitori (il solo 21% dannoso e il 57% non incidente sulla salute) ma solo il 12% dei non bevitori (il 40% dannoso e il 44% non incidente sulla salute). Come c’era da aspettarsi invece, la percentuale di chi considera dannosi gli effetti del consumo moderato di alcolici è più alta tra chi ha dichiarato di avere avuto problemi in famiglia derivati dal consumo di alcolici (37% vs 24% di coloro che non hanno avuto nessuna esperienza negativa di questo tipo). E’ però indicativo anche che nei due gruppi (chi ha avuto problemi in famiglia e chi no), le percentuali di coloro che credono che il consumo moderato sia benefico non sono molto differenti tra di loro (16% vs 18%).
In merito all’età degli intervistati, dividendo i gruppi tra adulti fino a 49 anni e di età superiore ai 50 anni, si evince che è il gruppo più giovane quello più “preoccupato” degli effetti del consumo moderato di alcolici: il 30% degli appartenenti a questo gruppo considera, infatti, il consumo moderato “bad for health” (il 17% salutare) mentre è della stessa opinione solo il 20% dei più anziani, tra i quali il 25% considera il consumo moderato “good for health”.
Autore: FEB
Fonte: Uiv