. I consumi interni sono rimasti stabili, ma l’attenzione degli operatori resta alta perché la crescita dei volumi non corrisponde sempre a un aumento dei fatturati.
Per il 2025 i principali produttori prevedono un moderato incremento delle vendite totali (+1,7%) e dell’export (+2%), con un netto divario tra le performance delle bollicine e quelle dei vini fermi. L’internazionalizzazione continua a essere un fattore chiave: quasi metà del vino prodotto è consumato fuori dal Paese di origine e l’Italia beneficia di un saldo commerciale positivo in costante crescita.
2. Cantine leader e segmenti di forza
La tradizionale indagine dell’Area Studi Mediobanca sui bilanci delle principali società vinicole fornisce uno spaccato significativo. Nel 2024 il gruppo Cantine Riunite – Giv ha mantenuto la leadership con un fatturato di circa 676 milioni di euro, in leggera crescita. Argea si è confermata al secondo posto con 464 milioni di euro, seguita da Italian Wine Brands (IWB) con 402 milioni. Tra le cooperative spiccano Caviro (circa 385 milioni) e Cavit (oltre 253 milioni). I gruppi privati più dinamici includono Antinori (261 milioni, +7,4%), La Marca (251 milioni, +11%), Herita Marzotto (248 milioni) e Zonin 1821 (209 milioni, +7,8%).
Guardando alla redditività, Herita Marzotto guida la classifica con un margine operativo pari al 17,8%, seguita da Antinori (12%) e Mionetto (9,2%). Alcuni produttori registrano una quota di export superiore al 90%, come Fantini Group (96%), Ruffino (93%) e Pasqua Vini, confermando l’importanza della vocazione internazionale.
In termini di segmenti, le bollicine restano il motore della crescita. I ricavi complessivi da spumanti sono aumentati di oltre il 4%, con un’enfasi sulle denominazioni Doc/Docg e sui metodi di qualità. Le vendite di vini fermi sono invece più caute (+0,9%) e richiedono strategie di posizionamento sempre più attente.
3. Mercato interno e Grande Distribuzione Organizzata
Il canale domestico vive una fase di assestamento. Nel primo trimestre 2025 la grande distribuzione organizzata (Gdo) italiana ha generato vendite di vino per circa 694 milioni di euro, registrando una lieve flessione dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare il mercato sono gli spumanti Metodo Classico (+7,1%) e, in misura minore, i Charmat dolci (+2%). I vini a Indicazione Geografica Protetta (IGP) segnano un +1,1%, mentre i vini generici e frizzanti soffrono. Il comparto dei spirits vale circa 274 milioni di euro e cala del 3,2%, con il gin in crescita a doppia cifra (+14,2%).
La debolezza del mercato interno è legata alle difficoltà economiche delle famiglie. Il discount si dimostra più resiliente rispetto ad altri canali, mentre il cash & carry e l’horeca rimangono fragili. Le giacenze a fine maggio 2025 superano i 46,6 milioni di ettolitri, equivalenti a una vendemmia media, con il rischio di sovrapproduzione alla vigilia della nuova raccolta.
4. Export: mercati chiave e prospettive internazionali
Secondo i dati ISTAT analizzati da WineNews, nei primi cinque mesi del 2025 le esportazioni di vino italiano hanno registrato un valore di circa 3,2 miliardi di euro, in leggera flessione (-0,8%) rispetto all’anno precedente, e un volume di 852 milioni di litri (-3,8%). Gli Stati Uniti restano il principale mercato di sbocco: pur con volumi stabili (circa 150 milioni di litri), il valore delle importazioni statunitensi è cresciuto del 5,7%, superando gli 838 milioni di euro. Germania e Regno Unito rimangono i principali mercati europei, ma mostrano segnali di rallentamento: il valore delle importazioni tedesche cala dell’1,2% a 479 milioni, mentre i volumi scendono del 5,8%; il Regno Unito registra un calo del 5,9% a 298 milioni di euro.
Tra i mercati extra‑europei emergenti spiccano Canada (+9,8% a 159 milioni di euro), Francia (+2,1% a 131 milioni), Paesi Bassi (+1,8% a 105 milioni) e Belgio (+2,3% a 91 milioni). Al contrario, la Russia dimezza gli acquisti (-45%), mentre Giappone (-11%) e Cina (-21%) mostrano flessioni significative. Le tensioni geopolitiche, in particolare i dazi statunitensi, impattano la competitività e rendono necessaria una diversificazione dei mercati.
5. Altre tendenze e prospettive
L’analisi di Nomisma per l’Osservatorio Federvini evidenzia che nel 2025 il mercato del vino e degli spirits in Italia cresce solo dello 0,7% a valore, mentre gli spirits avanzano del 3,1%. La filiera complessiva (vino, spirits e aceti) vale 21,5 miliardi di euro e rappresenta il 94% dell’export agroalimentare italiano, ma deve fare i conti con un quadro macroeconomico fragile, costi in aumento e volatilità dei consumi.
Le preferenze dei consumatori si orientano verso spumanti, vini bianchi secchi, prodotti biologici e etichette premium; i vini rossi a basso valore perdono terreno. Nel 2024 le denominazioni rosse hanno perso il 6,8%, mentre gli spumanti hanno guadagnato il 5%. Le DOC sono in lieve crescita (+2,7%) a fronte del calo delle DOCG (-2,3%) e degli IGT (-6,3%). Negli Stati Uniti, le importazioni di vino italiano hanno subito un calo del 10,6% a maggio, spingendo le aziende a guardare con maggiore interesse a Canada, Regno Unito e Giappone.
Sul fronte istituzionale l’Unione Europea sta lavorando a un “Pacchetto Vino” per migliorare la competitività del settore, semplificare le etichette e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici. I principali Paesi produttori (Italia, Francia, Spagna) richiedono un maggiore sostegno diplomatico per evitare l’escalation dei dazi con gli Stati Uniti. In Italia alcune regioni, come il Piemonte, chiedono interventi urgenti per gestire le eccedenze mediante distillazione straordinaria.
6. Consigli strategici per gli operatori
Conclusione
Il settore vinicolo italiano resta un pilastro dell’economia nazionale e un simbolo del Made in Italy. Le sfide non mancano: giacenze elevate, consumi interni prudenti, tensioni geopolitiche e concorrenza internazionale. Tuttavia le prospettive restano positive grazie alla forza delle cantine leader, alla crescita delle bollicine e all’attrattività dei vini premium. Per gli operatori è il momento di agire con visione strategica, diversificando mercati e prodotti, investendo in qualità e innovazione e affidandosi a partner esperti per massimizzare il valore delle proprie attività.