I dati Istat mostrano, nei primi sette mesi del 2025, un calo generale dell’export: -0,9% in valore e -3,4% in volume, pari a 4,63 miliardi di euro e 1,23 miliardi di litri. A pesare è soprattutto la frenata del mercato statunitense, il principale sbocco per i produttori italiani, penalizzato dai nuovi dazi al 15% introdotti in agosto. Negli USA l’export di vino italiano ha perso il 28% in valore nel bimestre estivo, nonostante gli sforzi dei produttori che hanno abbassato i listini medi del 17%.
Nonostante le difficoltà, il Prosecco Dop continua a trainare il comparto: +10,2% a valore nei primi sette mesi del 2025, con oltre 1 miliardo di euro di esportazioni, pari al 77,7% delle bollicine italiane. Bene anche la Francia, che cresce del 7,3% nelle importazioni di spumanti italiani, mentre il Regno Unito si conferma un mercato stabile.
Il quadro globale del vino resta teso: le esportazioni complessive calano, i prezzi delle uve si riducono fino al 50% in alcune regioni come l’Umbria e la Toscana, e le cantine italiane affrontano un eccesso di scorte. Le difficoltà di redditività e la contrazione dei consumi interni – oggi poco sopra i 30 litri pro capite annui – spingono il settore a ripensare i propri modelli economici.
In parallelo, cresce l’importanza dell’enoturismo e delle strategie di innovazione: nuove forme di packaging sostenibile, vini “no e low alcol” e private label diventano strumenti per intercettare un consumatore più consapevole e selettivo. Tuttavia, l’Europa mostra ancora lentezza nel trasformare le cantine in vere mete turistiche: solo il 49% delle aziende europee offre attività enoturistiche da più di dieci anni, contro il 60% del resto del mondo.
Il comparto della ristorazione, dopo l’euforia post-pandemia, registra una contrazione nei volumi ma mantiene i fatturati grazie all’aumento dei prezzi medi (+10%). I vini bianchi e le bollicine reggono meglio dei rossi, mentre cresce la consapevolezza sulla necessità di offrire qualità accessibile e di rendere il vino “cool” anche per le nuove generazioni.
Nonostante le ombre, il vino italiano resta un pilastro dell’identità e dell’economia nazionale: primo in quota import negli Stati Uniti (38%) e simbolo culturale nelle celebrazioni dei 50 anni della NIAF a Washington D.C. Le difficoltà del 2025 non cancellano l’eccellenza del sistema vino, ma ne impongono un’evoluzione: più efficienza, sostenibilità e innovazione per restare competitivi in un mercato mondiale sempre più selettivo.