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ASSOVINI SICILIA LANCIA LA SUA INIZIATIVA SOLIDALE PER FAR FRONTE ALL'EMERGENZA COVID19

ASSOVINI SICILIA LANCIA LA SUA INIZIATIVA SOLIDALE PER FAR FRONTE ALL'EMERGENZA COVID19

L'Associazione siciliana che riunisce 90 aziende vitivinicole dell'isola devolverà 20.000 euro in favore della Comunità di Sant'Egidio e della Croce Rossa Italiana su scala locale.

Di fronte al difficile momento che il Paese sta attraversando a causa del diffondersi dell'epidemia il Consiglio di Amministrazione dell'Associazione, aderendo alle istanze provenienti dai suoi iscritti, ha quindi deciso di attivarsi in prima persona per contribuire in modo concreto a supportare coloro che stanno cercando di offrire un aiuto in questo momento di grande sofferenza per il Paese. È stato quindi deliberato di devolvere la somma di 20.000 euro alla Comunità di Sant'Egidio e alla Croce Rossa Italiana Comitato di Palermo per sostenere la lotta al Covid-19. Si tratta di due realtà che da sempre sono impegnate ad offrire assistenza verso le fasce più deboli della società. La Comunità di Sant'Egidio infatti, nella sede palermitana, è da anni impegnata nella cura delle persone senza fissa dimora, mentre la Croce Rossa Italiana, Comitato di Palermo, sta svolgendo in queste ore un lavoro fondamentale per garantire l'acquisto di beni di prima necessità. L'Associazione ha inoltre deciso di dare appuntamento al 2021 per l'evento Sicilia en Primeur, manifestazione promossa da Assovini Sicilia che da 17 anni riunisce nel mese di maggio un centinaio di giornalisti provenienti da tutto il mondo. L'Associazione ha tuttavia deciso di coinvolgere virtualmente la stampa italiana e estera che sarebbe stata presente alla kermesse attraverso una diretta Facebook prevista nei giorni di martedì 12 maggio 2020 ore 16.00 per Italia/EU e USA e mercoledì 13 maggio 2020 ore 09.00 per ASIA – INDIA durante le quali Assovini Sicilia avrà modo di portare i suoi saluti e presentare i dati sull'andamento vendemmiale 2019. Assovini Sicilia riunisce 90 aziende rappresentanti di grandi, medie e piccole realtà produttive, ed esprime le cantine più importanti dell'isola. Le aziende sono accomunate da tre elementi: il controllo totale della filiera vitivinicola, dal vigneto alla bottiglia; la produzione di vino di qualità imbottigliato; la visione internazionale del mercato.

VADEMECUM ANTI COVID PER AFFRONTARE IN SICUREZZA LA FASE DUE

VADEMECUM ANTI COVID PER AFFRONTARE IN SICUREZZA LA FASE DUE

Una corretta informazione è alla base della gestione del rischio COVID-19. Le Donne della Vite hanno realizzato un vademecum dedicato alle aziende vitivinicole per organizzarsi e lavorare in sicurezza, arricchito da illustrazioni che sintetizzano le indicazioni per settori e operazioni. È scaricabile dal sito dell'Associazione: Donne della Vite.

L'attività del settore primario è tra quelle consentite, il lavoro in vigna e in cantina non si è fermato e allora chiedendoci cosa avremmo potuto fare abbiamo, come è nelle corde dell'Associazione, puntato su cultura e informazione che sono tra i mezzi di protezione più efficaci. Partendo dai protocolli tecnici e dalle indicazioni delle autorità sanitarie e scientifiche, aggiornati fino all'inizio della Fase 2 (4 maggio 2020), abbiamo elaborato un vademecum che riunisce consigli e indicazioni perché ogni azienda vitivinicola possa utilizzarli adattandoli alle sue realtà. Uno strumento di riferimento per organizzarsi e lavorare in sicurezza. Per rendere più immediata la comprensione delle indicazioni di sicurezza abbiamo scelto gli sketchnotes, una comunicazione visuale e innovativa per illustrare processi e concetti, che unisce illustrazioni, testi e grafica.  Nel vademecum proponiamo un quadro complessivo che parte dalla riorganizzazione di tutte le attività aziendali ed entra nel dettaglio di come gestire il rischio di contagio in azienda in tutti gli ambiti, dal vigneto alla cantina, passando per uffici, mense, spogliatoi e officina. L'adeguamento alle norme previste, infatti, parte dal ripensare e riorganizzare tutte le attività aziendali per applicare le norme igienico-sanitarie contenute nei protocolli di sicurezza anti-contagio. Seguono trattazioni specifiche che riguardano l'uso di trattori e mezzi aziendali, i trasporti e le consegne, gli spostamenti interni, le riunioni, gli eventi interni e la formazione. La parte finale è dedicata alle indicazioni sulle mascherine - quali scegliere e come utilizzarle - e alla sanificazione. Il vademecum è scaricabile all'indirizzo: www.donnedellavite.com/vademecum-covid-19 Speriamo prossimamente di poter recuperare almeno alcune delle attività programmate per il 2020 e incontrare le nostre socie e i nostri soci.  Confermiamo anche il Progetto DiVento 2020, il vino sostenibile e solidale delle Donne della Vite, per continuare a supportare le bambine e le ragazze accolte e sostenute nella Casa di Anita alle porte di Nairobi in Kenya, gestita dalla onlus Amani. Il progetto coniuga sostenibilità in vigneto e cantina con la solidarietà, espressa dalle Donne della Vite, dagli sponsor che danno gratuitamente tutto quanto serve per produrre il vino, dalle aziende in cui di volta in volta il vino viene elaborato (Cantina Tuscania per DiVento 2016 bianco e Autoctona per DiVento rosso nel 2019 del millesimo 2018), e infine da coloro che donano denaro in cambio delle bottiglie di DiVento. Denaro che viene direttamente incassato da Amani e destinato a Casa di Anita. La presentazione del nuovo DiVento in novembre dovrebbe avvenire (e purtroppo il condizionale è d'obbligo) con un concerto "al femminile" presso il teatro PIME di Milano.  

VADEMECUM ANTI COVID PER AFFRONTARE IN SICUREZZA LA FASE DUE

VADEMECUM ANTI COVID PER AFFRONTARE IN SICUREZZA LA FASE DUE

Una corretta informazione è alla base della gestione del rischio COVID-19. Le Donne della Vite hanno realizzato un vademecum dedicato alle aziende vitivinicole per organizzarsi e lavorare in sicurezza, arricchito da illustrazioni che sintetizzano le indicazioni per settori e operazioni. È scaricabile dal sito dell'Associazione: Donne della Vite.

L'attività del settore primario è tra quelle consentite, il lavoro in vigna e in cantina non si è fermato e allora chiedendoci cosa avremmo potuto fare abbiamo, come è nelle corde dell'Associazione, puntato su cultura e informazione che sono tra i mezzi di protezione più efficaci. Partendo dai protocolli tecnici e dalle indicazioni delle autorità sanitarie e scientifiche, aggiornati fino all'inizio della Fase 2 (4 maggio 2020), abbiamo elaborato un vademecum che riunisce consigli e indicazioni perché ogni azienda vitivinicola possa utilizzarli adattandoli alle sue realtà. Uno strumento di riferimento per organizzarsi e lavorare in sicurezza. Per rendere più immediata la comprensione delle indicazioni di sicurezza abbiamo scelto gli sketchnotes, una comunicazione visuale e innovativa per illustrare processi e concetti, che unisce illustrazioni, testi e grafica.  Nel vademecum proponiamo un quadro complessivo che parte dalla riorganizzazione di tutte le attività aziendali ed entra nel dettaglio di come gestire il rischio di contagio in azienda in tutti gli ambiti, dal vigneto alla cantina, passando per uffici, mense, spogliatoi e officina. L'adeguamento alle norme previste, infatti, parte dal ripensare e riorganizzare tutte le attività aziendali per applicare le norme igienico-sanitarie contenute nei protocolli di sicurezza anti-contagio. Seguono trattazioni specifiche che riguardano l'uso di trattori e mezzi aziendali, i trasporti e le consegne, gli spostamenti interni, le riunioni, gli eventi interni e la formazione. La parte finale è dedicata alle indicazioni sulle mascherine - quali scegliere e come utilizzarle - e alla sanificazione. Il vademecum è scaricabile all'indirizzo: www.donnedellavite.com/vademecum-covid-19 Speriamo prossimamente di poter recuperare almeno alcune delle attività programmate per il 2020 e incontrare le nostre socie e i nostri soci.  Confermiamo anche il Progetto DiVento 2020, il vino sostenibile e solidale delle Donne della Vite, per continuare a supportare le bambine e le ragazze accolte e sostenute nella Casa di Anita alle porte di Nairobi in Kenya, gestita dalla onlus Amani. Il progetto coniuga sostenibilità in vigneto e cantina con la solidarietà, espressa dalle Donne della Vite, dagli sponsor che danno gratuitamente tutto quanto serve per produrre il vino, dalle aziende in cui di volta in volta il vino viene elaborato (Cantina Tuscania per DiVento 2016 bianco e Autoctona per DiVento rosso nel 2019 del millesimo 2018), e infine da coloro che donano denaro in cambio delle bottiglie di DiVento. Denaro che viene direttamente incassato da Amani e destinato a Casa di Anita. La presentazione del nuovo DiVento in novembre dovrebbe avvenire (e purtroppo il condizionale è d'obbligo) con un concerto "al femminile" presso il teatro PIME di Milano.  

COVID 19 E AGRICOLTURA IN ARRIVO TANTI SOLDI DALLA PAC MA INUTILI DISTILLAZIONE E VENDEMMIA VERDE

COVID 19 E AGRICOLTURA IN ARRIVO TANTI SOLDI DALLA PAC MA INUTILI DISTILLAZIONE E VENDEMMIA VERDE

Lo affermano i proff. Angelo Frascarelli (Università di Perugia) e Attilio Scienza (Università di Milano) ospiti d'eccezione nella puntata speciale n. 100 online di RadioVenetoAgricoltura. Risorse finanziarie adeguate al grande impegno che attende gli agricoltori.

Gli agricoltori potranno contare su risorse finanziarie importanti nel prossimo periodo di programmazione 2021-2027, parola di esperto, anzi di uno dei massimi esperti di politica agricola europea: il prof. Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia, ospite assieme al prof. Attilio Scienza, dell’Università di Milano, guru internazionale in tema di vino e politiche vitivinicole, della puntata speciale n. 100 di RadioVenetoAgricoltura (RVA), la “radio che si vede” – servizio informativo dell’Agenzia regionale (ricordiamo che tutte le puntate di RVA, dedicate ad interessanti approfondimenti di attualità agricola e ambientale, sono a disposizione sui profili Social YouTube e Facebook, nonché sul sito web www.venetoagricoltura.org). RVA n. 100, condotta da Mimmo Vita e Renzo Michieletto, ha affrontato argomenti di assoluta attualità, che meritavano di essere approfonditi con due grandi esperti: il difficile momento che sta attraversando il comparto del vino e il futuro quadro finanziario europeo legato al mondo agricolo. Il prof. Scienza ha ribadito che la crisi del mercato dei vini, soprattutto di qualità, dovuta alla chiusura dei ristoranti, dei bar, delle enoteche per Covid-19 va contrastata non con atteggiamenti di difesa quali la distillazione obbligatoria di tre milioni di ettolitri di vino, non con la vendemmia verde di 100mila ettari di vigneto, ma con strategie positive che guardano allo sviluppo del comparto, a partire dalla programmazione e dalla promozione dei nostri grandi vini. Inoltre serve fare più comunicazione e marketing. Il prof. Frascarelli ha invece affrontato il tema del ruolo strategico a cui il comparto agricolo e gli agricoltori saranno presto chiamati a svolgere, un argomento di assoluta attualità, visto che proprio oggi se ne sta discutendo (in videoconferenza) a livello di Consiglio europeo. Sono queste settimane cruciali per il futuro e la credibilità dell’Unione Europea. Entro il prossimo mese di luglio, infatti, i 27 Stati Membri dovranno dare il via libera al Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), comprendente le risorse che saranno messe a disposizione delle politiche UE per i prossimi sette anni, ma soprattutto della ripresa economica di un’Unione pesantemente colpita dalla crisi causata da Covid-19. La Commissione europea ha già presentato la sua proposta, allineando una potenza di fuoco pari a 1.100 miliardi di euro. A questi dovrebbero aggiungersi i 750 miliardi del “Next Generation EU”, lo strumento operativo del nuovo “Recovery Plan” per la ripresa economica dell'UE dall’attuale crisi, di cui 500 miliardi in forma di sovvenzioni e 250 sottoforma di prestiti. In tutto 1.850 miliardi di euro, che si aggiungono ai 540 miliardi destinati alle misure già concordate nelle scorse settimane - da “SURE” (cassa integrazione per Covid-19) ai prestiti della Banca Europea per gli Investimenti - e alla modifica dell'attuale QFP per sbloccare 11,5 miliardi aggiuntivi già nel 2020. Si tratta di uno sforzo complessivo senza precedenti nella storia dell’Unione Europea, che al momento si presenta però ancora in veste di proposta – seppur già approvata dall’Europarlamento – ma per la quale si attende il semaforo verde da parte dei 27 Stati Membri entro il prossimo mese di luglio. Ma come si inseriscono nella programmazione futura europea i comparti dell’agricoltura, della pesca, delle foreste e della “ruralità” nel suo complesso. Sono questi settori economici ritenuti “strategici” che stanno vivendo un momento di grande fermento e rinnovamento. Si pensi solo che nei prossimi mesi sarà approvata la futura Politica Agricola Comune (PAC) e che agli agricoltori verrà chiesto di svolgere un ruolo importante nell’ambito delle due nuove Strategie “Farm to Fork” (in pratica, dal campo al piatto) e “Biodiversità 2030”, cardini del “Green Deal Europeo”, l’accordo che dovrebbe spingere l’Europa verso la neutralità climatica entro il 2050.  Per la buona riuscita di questi propositi sarà però determinante stabilire sia l’impegno richiesto ai settori agricolo, della pesca e della silvicoltura, sia (e soprattutto) l’impatto che le Strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” avranno su questi stessi comparti. Gli agricoltori e i pescatori europei meritano una transizione equa, condizioni prevedibili e adeguate risorse finanziarie; ma a quanto ammontano le risorse che l’Unione Europea intende mettere a disposizione di questi specifici comparti? La Commissione, nella sua proposta per un bilancio europeo a lungo termine “rafforzato”, ha previsto un incremento per il capitolo agricolo di ben 9 miliardi di euro (4 miliardi per il Fondo europeo agricolo di garanzia, ovvero la PAC; e 5 miliardi per il Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo rurale, ovvero i PSR). Inoltre, l’Esecutivo ha proposto di incrementare anche il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca di 500 milioni di euro. Ulteriori 15 miliardi saranno infine resi disponibili per lo Sviluppo rurale nell'ambito di “Next Generation UE” per sostenere ulteriormente le aree rurali, che rivestono un ruolo vitale nell’ambito della transizione verde e nel contesto degli ambiziosi obiettivi climatici e ambientali dell'Europa. La proposta della Commissione riconosce, dunque, l'importanza strategica del settore agricolo europeo e di conseguenza la necessità di sostenere gli agricoltori e l'economia rurale, si tratta ora di attendere cosa decideranno di fare i 27 Stati Membri.

COVID 19 E AGRICOLTURA IN ARRIVO TANTI SOLDI DALLA PAC MA INUTILI DISTILLAZIONE E VENDEMMIA VERDE

COVID 19 E AGRICOLTURA IN ARRIVO TANTI SOLDI DALLA PAC MA INUTILI DISTILLAZIONE E VENDEMMIA VERDE

Lo affermano i proff. Angelo Frascarelli (Università di Perugia) e Attilio Scienza (Università di Milano) ospiti d'eccezione nella puntata speciale n. 100 online di RadioVenetoAgricoltura. Risorse finanziarie adeguate al grande impegno che attende gli agricoltori.

Gli agricoltori potranno contare su risorse finanziarie importanti nel prossimo periodo di programmazione 2021-2027, parola di esperto, anzi di uno dei massimi esperti di politica agricola europea: il prof. Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia, ospite assieme al prof. Attilio Scienza, dell’Università di Milano, guru internazionale in tema di vino e politiche vitivinicole, della puntata speciale n. 100 di RadioVenetoAgricoltura (RVA), la “radio che si vede” – servizio informativo dell’Agenzia regionale (ricordiamo che tutte le puntate di RVA, dedicate ad interessanti approfondimenti di attualità agricola e ambientale, sono a disposizione sui profili Social YouTube e Facebook, nonché sul sito web www.venetoagricoltura.org). RVA n. 100, condotta da Mimmo Vita e Renzo Michieletto, ha affrontato argomenti di assoluta attualità, che meritavano di essere approfonditi con due grandi esperti: il difficile momento che sta attraversando il comparto del vino e il futuro quadro finanziario europeo legato al mondo agricolo. Il prof. Scienza ha ribadito che la crisi del mercato dei vini, soprattutto di qualità, dovuta alla chiusura dei ristoranti, dei bar, delle enoteche per Covid-19 va contrastata non con atteggiamenti di difesa quali la distillazione obbligatoria di tre milioni di ettolitri di vino, non con la vendemmia verde di 100mila ettari di vigneto, ma con strategie positive che guardano allo sviluppo del comparto, a partire dalla programmazione e dalla promozione dei nostri grandi vini. Inoltre serve fare più comunicazione e marketing. Il prof. Frascarelli ha invece affrontato il tema del ruolo strategico a cui il comparto agricolo e gli agricoltori saranno presto chiamati a svolgere, un argomento di assoluta attualità, visto che proprio oggi se ne sta discutendo (in videoconferenza) a livello di Consiglio europeo. Sono queste settimane cruciali per il futuro e la credibilità dell’Unione Europea. Entro il prossimo mese di luglio, infatti, i 27 Stati Membri dovranno dare il via libera al Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), comprendente le risorse che saranno messe a disposizione delle politiche UE per i prossimi sette anni, ma soprattutto della ripresa economica di un’Unione pesantemente colpita dalla crisi causata da Covid-19. La Commissione europea ha già presentato la sua proposta, allineando una potenza di fuoco pari a 1.100 miliardi di euro. A questi dovrebbero aggiungersi i 750 miliardi del “Next Generation EU”, lo strumento operativo del nuovo “Recovery Plan” per la ripresa economica dell'UE dall’attuale crisi, di cui 500 miliardi in forma di sovvenzioni e 250 sottoforma di prestiti. In tutto 1.850 miliardi di euro, che si aggiungono ai 540 miliardi destinati alle misure già concordate nelle scorse settimane - da “SURE” (cassa integrazione per Covid-19) ai prestiti della Banca Europea per gli Investimenti - e alla modifica dell'attuale QFP per sbloccare 11,5 miliardi aggiuntivi già nel 2020. Si tratta di uno sforzo complessivo senza precedenti nella storia dell’Unione Europea, che al momento si presenta però ancora in veste di proposta – seppur già approvata dall’Europarlamento – ma per la quale si attende il semaforo verde da parte dei 27 Stati Membri entro il prossimo mese di luglio. Ma come si inseriscono nella programmazione futura europea i comparti dell’agricoltura, della pesca, delle foreste e della “ruralità” nel suo complesso. Sono questi settori economici ritenuti “strategici” che stanno vivendo un momento di grande fermento e rinnovamento. Si pensi solo che nei prossimi mesi sarà approvata la futura Politica Agricola Comune (PAC) e che agli agricoltori verrà chiesto di svolgere un ruolo importante nell’ambito delle due nuove Strategie “Farm to Fork” (in pratica, dal campo al piatto) e “Biodiversità 2030”, cardini del “Green Deal Europeo”, l’accordo che dovrebbe spingere l’Europa verso la neutralità climatica entro il 2050.  Per la buona riuscita di questi propositi sarà però determinante stabilire sia l’impegno richiesto ai settori agricolo, della pesca e della silvicoltura, sia (e soprattutto) l’impatto che le Strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” avranno su questi stessi comparti. Gli agricoltori e i pescatori europei meritano una transizione equa, condizioni prevedibili e adeguate risorse finanziarie; ma a quanto ammontano le risorse che l’Unione Europea intende mettere a disposizione di questi specifici comparti? La Commissione, nella sua proposta per un bilancio europeo a lungo termine “rafforzato”, ha previsto un incremento per il capitolo agricolo di ben 9 miliardi di euro (4 miliardi per il Fondo europeo agricolo di garanzia, ovvero la PAC; e 5 miliardi per il Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo rurale, ovvero i PSR). Inoltre, l’Esecutivo ha proposto di incrementare anche il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca di 500 milioni di euro. Ulteriori 15 miliardi saranno infine resi disponibili per lo Sviluppo rurale nell'ambito di “Next Generation UE” per sostenere ulteriormente le aree rurali, che rivestono un ruolo vitale nell’ambito della transizione verde e nel contesto degli ambiziosi obiettivi climatici e ambientali dell'Europa. La proposta della Commissione riconosce, dunque, l'importanza strategica del settore agricolo europeo e di conseguenza la necessità di sostenere gli agricoltori e l'economia rurale, si tratta ora di attendere cosa decideranno di fare i 27 Stati Membri.

AGRICOLTURA VENETA SFIORATI I 6 MLD/EURO MA ORA ATTENZIONE AI CONTRACCOLPI DI COVID-19

AGRICOLTURA VENETA SFIORATI I 6 MLD/EURO MA ORA ATTENZIONE AI CONTRACCOLPI DI COVID-19

Il nuovo Report di Veneto Agricoltura sull'andamento del comparto agricolo nel 2019 fotografa un settore in chiaro-scuro che però vale 5,85 mld/euro. Bene il vitivinicolo meno bene i cereali, le colture industriali e le frutticole. Il Report, comprendente un'appendice dedicata al primo semestre del 2020, periodo di emergenza per Covid-19, è scaricabile dal sito internet dell'Agenzia regionale, dove è disponibile anche l'ultima puntata di RadioVenetoAgricoltura, dedicata alla congiuntura del settore agricolo, con approfondimenti e commenti.

La variazione negativa è dipesa dalla diminuzione delle quantità prodotte, mentre i prezzi hanno inciso in maniera più ridotta. Il Report presenta anche un’interessante appendice dedicata all’andamento del comparto agricolo nel primo semestre del 2020, un periodo fortemente condizionato dal lockdown per Covid-19. Dall’elaborato emerge che, in questi primi mesi dell’anno, il sistema agroalimentare veneto è stato colpito meno pesantemente rispetto ad altri settori, tuttavia si stanno facendo sentire gli effetti della chiusura - nella prima fase dell’emergenza - pressoché totale dell’Horeca (Hotel, Restaurant, Catering). Forti contraccolpi stanno interessando anche le esportazioni, nonostante quelle del vino abbiano segnato nei primi tre mesi del 2020 un +7,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il Report completo, elaborato da tecnici di Veneto Agricoltura, può essere scaricato dal seguente indirizzo: https://www.venetoagricoltura.org/wp-content/uploads/2020/07/Rapporto-congiuntura-2019.pdf. Sul sito internet dell’Agenzia è disponibile, inoltre, la puntata n. 102 di RadioVenetoAgricoltura, dedicata alla congiuntura del settore agricolo, con interventi del Commissario straordinario di Veneto Agricoltura, ing. Alberto Negro, e della responsabile dell’Osservatorio Economico Agroalimentare della stessa Agenzia, dott.ssa Alessandra Liviero. Vediamo ora in sintesi l’andamento dei diversi comparti, ricordando che il 2019 è stato tra le due/tre annate più calde degli ultimi trent’anni, con ripercussioni spesso molto negative su alcune produzioni. Cereali Per i cereali l’andamento climatico è stato senz’altro sfavorevole: l’elevata piovosità del mese di maggio 2019 ha comportato allettamenti nei frumenti e scompensi fisiologici nel mais, con conseguente diminuzione delle rese ad ettaro (-13,6% per il mais, -12,4% per il frumento tenero e, addirittura, -23,7% per il frumento duro). L’incremento delle superfici del +18% per il mais ha comportato una sostanziale stabilità produttiva, mentre i frumenti hanno avuto perdite produttive del -16% (tenero) e del -33,6% (duro). Più o meno stabile l’orzo, in aumento la resa del riso (+5%), nonostante la contrazione della superficie del -4%. Colture industriali Per le colture industriali, la soia ha segnato una resa in aumento del +6,6% rispetto al 2018, nonostante la la presenza della cimice asiatica. Si rilevano in diminuzione gli investimenti (-19%), la produzione (-13,6%) e anche il prezzo, in flessione del 6%, che ha risentito della disponibilità di prodotto della campagna precedente. Le avverse condizioni climatiche stagionali sono state la principale causa della riduzione delle rese di produzione della barbabietola da zucchero, in calo del -3,3% rispetto al 2018, come pure la produzione (-1,5) e la resa in saccarosio ad ettaro (-7,9%). Male anche il tabacco (-20% la resa su superficie stabile, - 22% la produzione) e la colza (-13% rese, -17% la superficie e -28% la produzione). Gli investimenti a girasole nel 2019 sono aumentati a circa 4.400 ettari (+31,6%), un livello mai raggiunto prima nella nostra regione, ma le rese sono state in calo del 4% per il clima sfavorevole (la produzione è salita del +26,5%). Colture ortofrutticole Nel 2019 le superfici investite a orticole si sono riportate a circa 28.100 ettari, in aumento del +6,3% rispetto all’anno precedente. Si stima che le orticole in pieno campo, che rappresentano il 75% degli ortaggi coltivati in Veneto, possano attestarsi su circa 20.000 ettari (+3,5%), mentre le orticole in serra vengono stimate in circa 4.300 ettari (+12,5%); in aumento anche le piante da tubero (3.800 ha, +16,1%). Il valore della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi viene stimato a circa 725 milioni di euro, in aumento del +5,6% circa rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece le frutticole, si stima che le superfici dedicate siano state pari a 17.800 ettari, con un aumento del +0,6%, mentre l’olivo è in salita con 5.113 ettari (+0,1%). Sempre nel 2019, il valore della produzione di frutta fresca ha registrato 240,4 milioni di euro, in contrazione del -19,8% rispetto all’anno precedente. Cimice asiatica e maltempo primaverile hanno portato a forti cali nelle rese e nelle produzioni complessive, arrivando ad oltre il -60% per il pero, al -25% per le mele, al -35% per il ciliegio. In decrescita la produzione del kiwi del -40%, mentre il valore della produzione per l’olivo è in diminuzione dell’-87%. Florovivaismo Nel 2019 il numero di aziende venete attive è sceso a 1.418 unità (-2,3% rispetto al 2018). In ulteriore riduzione anche la superficie destinata al florovivaismo, che viene stimata a circa 2.460 ettari (-4,7%). La flessione si deve in particolare alle superfici in piena aria (1.810 ha, -5,7%), mentre registrano una perdita più contenuta gli ettari in coltura protetta (645 ha, -1%). La produzione complessiva regionale si rileva in diminuzione a circa 1,59 miliardi di piante (-2,6%): la produzione vivaistica ne rappresenta sempre la quota preponderante (circa 83%), mentre i prodotti finiti costituiscono il rimanente 17% della produzione regionale. Il valore della produzione ai prezzi di base di fiori e piante viene stimato dall’Istat a circa 63,5 milioni di euro (+11% rispetto al 2018). Vitivinicoltura La superficie vitata nel Veneto è stata pari a 89.288 ettari, con un rialzo annuo del +2,7%, mentre la produzione è stata di 13,2 milioni di quintali, con un decremento produttivo del -19,8% rispetto al 2018, ma comunque con un +19,4% rispetto all’infausta vendemmia 2017. La produzione di vino è in discesa del 20% rispetto al 2018, a fronte dei circa 10,3 milioni di ettolitri prodotti. Il 78,3% del vino prodotto in Veneto è di tipo Doc/Docg, con un altro 18% dato dagli Igt. Nel 2019 il Veneto si è confermato all’apice in Italia per l’export di vino, visto che da solo rappresenta il 36% del valore del settore. Le esportazioni regionali di vino nell’ultimo anno sono state di 2,31 miliardi di euro, con un aumento del +3,2% rispetto al 2018. Zootecnia Le consegne di latte in Veneto hanno registrato, nel 2019, un calo di quasi il 2% (-1,95%), pari a 1,16 milioni di tonnellate. Il valore della produzione ai prezzi di base del comparto è calcolato dall’Istat in 432 milioni di euro, in aumento rispetto al 2018 (+3,6%), grazie al rialzo della quotazione del latte crudo alla stalla. Infatti, il prezzo ha registrato un valore medio di 39,21 euro/hl (+8%). Al 1° dicembre 2019 il numero di vacche da latte nel Veneto era di 135.329 capi (-5,6%). Sul versante bovini da carne, la produzione di carne è diminuita dell’1,8%, fermandosi a 168.400 tonnellate, in linea con l’andamento nazionale (-1,4%). Il valore della produzione veneta ai prezzi di base, calcolata dall’Istat, è risultata pari a quasi 410 milioni di euro (-1,75%). Il numero di capi macellati di origine veneta arriva a circa 786.000 capi, pari al 30,7% del totale nazionale. Pesca e acquacoltura Le imprese ittiche nel Veneto sono risultate 3.092, valore rimasto stabile rispetto al 2018, mentre la flotta, con 652 pescherecci, ha registrato un lieve calo del -0,9%. Nell’ultimo anno la produzione alieutica locale pescata dalle marinerie venete e sbarcata nei sei mercati ittici regionali è stata di circa 20.915 tonnellate, dato che determina una crescita dei quantitativi del +5,7% rispetto al 2018. Al pari dei volumi, anche gli incassi scaturiti dalle vendite del prodotto locale sono in rialzo, visto che al valore di circa 50,7 milioni di euro corrisponde un aumento del +4,7% annuo. In aumento anche i transiti complessivi nei mercati in quantità (+1,8%), ma non in valore (-1,5%). Prime stime per il 2020 I tecnici di Veneto Agricoltura hanno elaborato, con tempi di lavoro strettissimi, anche le primissime stime di produzione del settore agricolo nei primi mesi del 2020, periodo fortemente condizionato dall’emergenza per Covid-19. Vediamole in estrema sintesi. Per quanto riguarda le intenzioni di semina, si evidenzia una sostanziale stabilità degli investimenti. Relativamente ai cereali autunno-vernini, tengono le superfici coltivate a frumento tenero, con lievi variazioni in aumento rispetto ai circa 90.000 ettari del 2019, e a orzo, mentre dovrebbero diminuire ulteriormente quelle a frumento duro, che scenderebbero al di sotto dei 10.000 ettari (con una flessione stimata tra il -25 e il -30%). Per le colture a semina primaverile, le superfici a barbabietola da zucchero dovrebbero mantenersi stabili a circa 10.000 ettari, mentre si stima una flessione degli investimenti a mais granella, le cui superfici dovrebbero calare a circa 150.000/155.000 ettari (-5% circa), a favore delle superfici coltivate a soia che si prevedono in crescita a circa 140.000 ettari (+5%) e di altre colture minori, in particolare girasole, sorgo e colza. Il brutto andamento climatico primaverile 2020 ha danneggiato alcune colture frutticole, in particolare albicocco, susino e pesco, mentre risultano in netta ripresa le rese produttive di ciliegio, melo e pero, che avevano registrato delle rilevanti flessioni nel 2019. Il vigneto veneto, al momento, si presenta in buona salute. La produzione 2020 non sarà abbondante e la vendemmia è annunciata in anticipo di qualche giorno rispetto alle ultime annate (a tal proposito, ricordiamo che tutti i dati previsionali saranno presentati il prossimo 6 agosto in occasione dello “storico” focus del Trittico Vitivinicolo di Veneto Agricoltura, in programma sulla piattaforma ZOOM dalle ore 10 alle 12). In risposta alle preoccupazioni legate al Covid-19 e alle conseguenti problematiche dovute alle restrizioni del trasporto e alle chiusure delle frontiere, le ultime statistiche del commercio estero di vino veneto per il primo trimestre 2020 vedono la nostra regione esportare vino per oltre 542 milioni di euro, con un ulteriore rialzo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del +7,4%. Il Veneto si conferma al primo posto nel ranking italiano per esportazioni di vino, con una quota sul totale dell’export nazionale del 36%. Il comparto zootecnico da carne nazionale e veneto ha subito gli effetti del lockdown, seppure in maniera diversa a seconda della filiera produttiva. Per il bovino da carne è stato da subito penalizzato il vitello, maggiormente collegato al canale Horeca e meno alla spesa familiare, e i bovini adulti, meno il vitellone. I prezzi medi del vitello sono passati da 3,9 euro/kg di gennaio a 3,5 euro/kg di maggio (-10%), situazione che sta perdurando. La filiera suinicola è tra le più colpite facendo emergere debolezze sia strutturali che organizzative. Da fine febbraio si è creata una situazione di eccesso di offerta da parte degli allevatori, in quanto i macelli e le aziende di trasformazione hanno dovuto rallentare il ritmo di lavorazione per le misure anti-contagio (-20% circa). A questo si aggiunge la chiusura del canale Horeca, che assorbe oltre il 20% delle vendite. Dallo scorso mese di mese di marzo nel comparto della pesca marittima si è registrato una diminuzione generalizzata della produzione, anche a causa del protrarsi della chiusura delle attività commerciali abituali sbocchi di vendita del pesce, in primis ristorazione e turismo. Il mercato ittico di Chioggia, insieme a quello di Venezia tra i principali a livello nazionale, ha visto scendere nel solo mese di marzo i quantitativi dei transitati di prodotti alieutici del -48,6% rispetto allo stesso mese del 2019, perdita che sale al -56,6% in termini di incassi, mentre è più contenuto il calo del prezzo medio alla produzione (-15,6%). Al mercato di Venezia la situazione non è tanto diversa, visto che a marzo si sono registrate diminuzioni in volume del -45,9%, a cui ha fatto eco una decrescita degli introiti del -43,4%, mentre ha tenuto il prezzo medio (+4,4%).

AGRICOLTURA VENETA SFIORATI I 6 MLD/EURO MA ORA ATTENZIONE AI CONTRACCOLPI DI COVID-19

AGRICOLTURA VENETA SFIORATI I 6 MLD/EURO MA ORA ATTENZIONE AI CONTRACCOLPI DI COVID-19

Il nuovo Report di Veneto Agricoltura sull'andamento del comparto agricolo nel 2019 fotografa un settore in chiaro-scuro che però vale 5,85 mld/euro. Bene il vitivinicolo meno bene i cereali, le colture industriali e le frutticole. Il Report, comprendente un'appendice dedicata al primo semestre del 2020, periodo di emergenza per Covid-19, è scaricabile dal sito internet dell'Agenzia regionale, dove è disponibile anche l'ultima puntata di RadioVenetoAgricoltura, dedicata alla congiuntura del settore agricolo, con approfondimenti e commenti.

La variazione negativa è dipesa dalla diminuzione delle quantità prodotte, mentre i prezzi hanno inciso in maniera più ridotta. Il Report presenta anche un’interessante appendice dedicata all’andamento del comparto agricolo nel primo semestre del 2020, un periodo fortemente condizionato dal lockdown per Covid-19. Dall’elaborato emerge che, in questi primi mesi dell’anno, il sistema agroalimentare veneto è stato colpito meno pesantemente rispetto ad altri settori, tuttavia si stanno facendo sentire gli effetti della chiusura - nella prima fase dell’emergenza - pressoché totale dell’Horeca (Hotel, Restaurant, Catering). Forti contraccolpi stanno interessando anche le esportazioni, nonostante quelle del vino abbiano segnato nei primi tre mesi del 2020 un +7,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il Report completo, elaborato da tecnici di Veneto Agricoltura, può essere scaricato dal seguente indirizzo: https://www.venetoagricoltura.org/wp-content/uploads/2020/07/Rapporto-congiuntura-2019.pdf. Sul sito internet dell’Agenzia è disponibile, inoltre, la puntata n. 102 di RadioVenetoAgricoltura, dedicata alla congiuntura del settore agricolo, con interventi del Commissario straordinario di Veneto Agricoltura, ing. Alberto Negro, e della responsabile dell’Osservatorio Economico Agroalimentare della stessa Agenzia, dott.ssa Alessandra Liviero. Vediamo ora in sintesi l’andamento dei diversi comparti, ricordando che il 2019 è stato tra le due/tre annate più calde degli ultimi trent’anni, con ripercussioni spesso molto negative su alcune produzioni. Cereali Per i cereali l’andamento climatico è stato senz’altro sfavorevole: l’elevata piovosità del mese di maggio 2019 ha comportato allettamenti nei frumenti e scompensi fisiologici nel mais, con conseguente diminuzione delle rese ad ettaro (-13,6% per il mais, -12,4% per il frumento tenero e, addirittura, -23,7% per il frumento duro). L’incremento delle superfici del +18% per il mais ha comportato una sostanziale stabilità produttiva, mentre i frumenti hanno avuto perdite produttive del -16% (tenero) e del -33,6% (duro). Più o meno stabile l’orzo, in aumento la resa del riso (+5%), nonostante la contrazione della superficie del -4%. Colture industriali Per le colture industriali, la soia ha segnato una resa in aumento del +6,6% rispetto al 2018, nonostante la la presenza della cimice asiatica. Si rilevano in diminuzione gli investimenti (-19%), la produzione (-13,6%) e anche il prezzo, in flessione del 6%, che ha risentito della disponibilità di prodotto della campagna precedente. Le avverse condizioni climatiche stagionali sono state la principale causa della riduzione delle rese di produzione della barbabietola da zucchero, in calo del -3,3% rispetto al 2018, come pure la produzione (-1,5) e la resa in saccarosio ad ettaro (-7,9%). Male anche il tabacco (-20% la resa su superficie stabile, - 22% la produzione) e la colza (-13% rese, -17% la superficie e -28% la produzione). Gli investimenti a girasole nel 2019 sono aumentati a circa 4.400 ettari (+31,6%), un livello mai raggiunto prima nella nostra regione, ma le rese sono state in calo del 4% per il clima sfavorevole (la produzione è salita del +26,5%). Colture ortofrutticole Nel 2019 le superfici investite a orticole si sono riportate a circa 28.100 ettari, in aumento del +6,3% rispetto all’anno precedente. Si stima che le orticole in pieno campo, che rappresentano il 75% degli ortaggi coltivati in Veneto, possano attestarsi su circa 20.000 ettari (+3,5%), mentre le orticole in serra vengono stimate in circa 4.300 ettari (+12,5%); in aumento anche le piante da tubero (3.800 ha, +16,1%). Il valore della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi viene stimato a circa 725 milioni di euro, in aumento del +5,6% circa rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece le frutticole, si stima che le superfici dedicate siano state pari a 17.800 ettari, con un aumento del +0,6%, mentre l’olivo è in salita con 5.113 ettari (+0,1%). Sempre nel 2019, il valore della produzione di frutta fresca ha registrato 240,4 milioni di euro, in contrazione del -19,8% rispetto all’anno precedente. Cimice asiatica e maltempo primaverile hanno portato a forti cali nelle rese e nelle produzioni complessive, arrivando ad oltre il -60% per il pero, al -25% per le mele, al -35% per il ciliegio. In decrescita la produzione del kiwi del -40%, mentre il valore della produzione per l’olivo è in diminuzione dell’-87%. Florovivaismo Nel 2019 il numero di aziende venete attive è sceso a 1.418 unità (-2,3% rispetto al 2018). In ulteriore riduzione anche la superficie destinata al florovivaismo, che viene stimata a circa 2.460 ettari (-4,7%). La flessione si deve in particolare alle superfici in piena aria (1.810 ha, -5,7%), mentre registrano una perdita più contenuta gli ettari in coltura protetta (645 ha, -1%). La produzione complessiva regionale si rileva in diminuzione a circa 1,59 miliardi di piante (-2,6%): la produzione vivaistica ne rappresenta sempre la quota preponderante (circa 83%), mentre i prodotti finiti costituiscono il rimanente 17% della produzione regionale. Il valore della produzione ai prezzi di base di fiori e piante viene stimato dall’Istat a circa 63,5 milioni di euro (+11% rispetto al 2018). Vitivinicoltura La superficie vitata nel Veneto è stata pari a 89.288 ettari, con un rialzo annuo del +2,7%, mentre la produzione è stata di 13,2 milioni di quintali, con un decremento produttivo del -19,8% rispetto al 2018, ma comunque con un +19,4% rispetto all’infausta vendemmia 2017. La produzione di vino è in discesa del 20% rispetto al 2018, a fronte dei circa 10,3 milioni di ettolitri prodotti. Il 78,3% del vino prodotto in Veneto è di tipo Doc/Docg, con un altro 18% dato dagli Igt. Nel 2019 il Veneto si è confermato all’apice in Italia per l’export di vino, visto che da solo rappresenta il 36% del valore del settore. Le esportazioni regionali di vino nell’ultimo anno sono state di 2,31 miliardi di euro, con un aumento del +3,2% rispetto al 2018. Zootecnia Le consegne di latte in Veneto hanno registrato, nel 2019, un calo di quasi il 2% (-1,95%), pari a 1,16 milioni di tonnellate. Il valore della produzione ai prezzi di base del comparto è calcolato dall’Istat in 432 milioni di euro, in aumento rispetto al 2018 (+3,6%), grazie al rialzo della quotazione del latte crudo alla stalla. Infatti, il prezzo ha registrato un valore medio di 39,21 euro/hl (+8%). Al 1° dicembre 2019 il numero di vacche da latte nel Veneto era di 135.329 capi (-5,6%). Sul versante bovini da carne, la produzione di carne è diminuita dell’1,8%, fermandosi a 168.400 tonnellate, in linea con l’andamento nazionale (-1,4%). Il valore della produzione veneta ai prezzi di base, calcolata dall’Istat, è risultata pari a quasi 410 milioni di euro (-1,75%). Il numero di capi macellati di origine veneta arriva a circa 786.000 capi, pari al 30,7% del totale nazionale. Pesca e acquacoltura Le imprese ittiche nel Veneto sono risultate 3.092, valore rimasto stabile rispetto al 2018, mentre la flotta, con 652 pescherecci, ha registrato un lieve calo del -0,9%. Nell’ultimo anno la produzione alieutica locale pescata dalle marinerie venete e sbarcata nei sei mercati ittici regionali è stata di circa 20.915 tonnellate, dato che determina una crescita dei quantitativi del +5,7% rispetto al 2018. Al pari dei volumi, anche gli incassi scaturiti dalle vendite del prodotto locale sono in rialzo, visto che al valore di circa 50,7 milioni di euro corrisponde un aumento del +4,7% annuo. In aumento anche i transiti complessivi nei mercati in quantità (+1,8%), ma non in valore (-1,5%). Prime stime per il 2020 I tecnici di Veneto Agricoltura hanno elaborato, con tempi di lavoro strettissimi, anche le primissime stime di produzione del settore agricolo nei primi mesi del 2020, periodo fortemente condizionato dall’emergenza per Covid-19. Vediamole in estrema sintesi. Per quanto riguarda le intenzioni di semina, si evidenzia una sostanziale stabilità degli investimenti. Relativamente ai cereali autunno-vernini, tengono le superfici coltivate a frumento tenero, con lievi variazioni in aumento rispetto ai circa 90.000 ettari del 2019, e a orzo, mentre dovrebbero diminuire ulteriormente quelle a frumento duro, che scenderebbero al di sotto dei 10.000 ettari (con una flessione stimata tra il -25 e il -30%). Per le colture a semina primaverile, le superfici a barbabietola da zucchero dovrebbero mantenersi stabili a circa 10.000 ettari, mentre si stima una flessione degli investimenti a mais granella, le cui superfici dovrebbero calare a circa 150.000/155.000 ettari (-5% circa), a favore delle superfici coltivate a soia che si prevedono in crescita a circa 140.000 ettari (+5%) e di altre colture minori, in particolare girasole, sorgo e colza. Il brutto andamento climatico primaverile 2020 ha danneggiato alcune colture frutticole, in particolare albicocco, susino e pesco, mentre risultano in netta ripresa le rese produttive di ciliegio, melo e pero, che avevano registrato delle rilevanti flessioni nel 2019. Il vigneto veneto, al momento, si presenta in buona salute. La produzione 2020 non sarà abbondante e la vendemmia è annunciata in anticipo di qualche giorno rispetto alle ultime annate (a tal proposito, ricordiamo che tutti i dati previsionali saranno presentati il prossimo 6 agosto in occasione dello “storico” focus del Trittico Vitivinicolo di Veneto Agricoltura, in programma sulla piattaforma ZOOM dalle ore 10 alle 12). In risposta alle preoccupazioni legate al Covid-19 e alle conseguenti problematiche dovute alle restrizioni del trasporto e alle chiusure delle frontiere, le ultime statistiche del commercio estero di vino veneto per il primo trimestre 2020 vedono la nostra regione esportare vino per oltre 542 milioni di euro, con un ulteriore rialzo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del +7,4%. Il Veneto si conferma al primo posto nel ranking italiano per esportazioni di vino, con una quota sul totale dell’export nazionale del 36%. Il comparto zootecnico da carne nazionale e veneto ha subito gli effetti del lockdown, seppure in maniera diversa a seconda della filiera produttiva. Per il bovino da carne è stato da subito penalizzato il vitello, maggiormente collegato al canale Horeca e meno alla spesa familiare, e i bovini adulti, meno il vitellone. I prezzi medi del vitello sono passati da 3,9 euro/kg di gennaio a 3,5 euro/kg di maggio (-10%), situazione che sta perdurando. La filiera suinicola è tra le più colpite facendo emergere debolezze sia strutturali che organizzative. Da fine febbraio si è creata una situazione di eccesso di offerta da parte degli allevatori, in quanto i macelli e le aziende di trasformazione hanno dovuto rallentare il ritmo di lavorazione per le misure anti-contagio (-20% circa). A questo si aggiunge la chiusura del canale Horeca, che assorbe oltre il 20% delle vendite. Dallo scorso mese di mese di marzo nel comparto della pesca marittima si è registrato una diminuzione generalizzata della produzione, anche a causa del protrarsi della chiusura delle attività commerciali abituali sbocchi di vendita del pesce, in primis ristorazione e turismo. Il mercato ittico di Chioggia, insieme a quello di Venezia tra i principali a livello nazionale, ha visto scendere nel solo mese di marzo i quantitativi dei transitati di prodotti alieutici del -48,6% rispetto allo stesso mese del 2019, perdita che sale al -56,6% in termini di incassi, mentre è più contenuto il calo del prezzo medio alla produzione (-15,6%). Al mercato di Venezia la situazione non è tanto diversa, visto che a marzo si sono registrate diminuzioni in volume del -45,9%, a cui ha fatto eco una decrescita degli introiti del -43,4%, mentre ha tenuto il prezzo medio (+4,4%).

AGGREGAZIONE E COESIONE LE PAROLE D'ORDINE PER LA CRESCITA E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO POST COVID-19

AGGREGAZIONE E COESIONE LE PAROLE D'ORDINE PER LA CRESCITA E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO POST COVID-19

Ieri all'azienda agricola Arnaldo Caprai, confronto sui Distretti Rurali, su come politica e impresa possano condividere una pianificazione strategica di sviluppo. Dal presidente di Confagricoltura Giansanti all'assessore regionale Roberto Morroni, un grande momento di confronto con un parterre di relatori d'eccezione, promosso da Confagricoltura Umbria

Ma non solo: l’obiettivo è quello di coniugare le esigenze delle imprese con il sistema dei decisori politici e di realizzare un comitato promotore in cui gli stakeholder si prendano la responsabilità dello sviluppo del territorio. Questo e molto di più è quello che è emerso venerdì 17 luglio dalla tavola rotonda dal titolo “Distretto Rurale, dalla competizione dei singoli alla competizione dei territori”, promossa da Confagricoltura Umbria e Marco Caprai dell’azienda agricola Arnaldo Caprai, cantina dove ha avuto sede l’incontro che aveva l’obiettivo di puntare i riflettori su come politica e impresa possono condividere una pianificazione strategica di sviluppo post Covid-19, facendo il punto sul nascente Distretto Rurale dell’Umbria Orientale, che ha come fulcro la produzione vinicola con Montefalco e il Sagrantino da capofila. I Distretti Rurali sono una risorsa dalle grandi potenzialità, che parla di identità e storia comune, di integrazione fra attività agricole e servizi locali, di coerenza tra produzione di beni e servizi a vocazione territoriale, il tutto rivolto a una sostenibilità in primis sociale e turistica, oltre che economica, che passa attraverso la  promozione di uno sviluppo rurale e la valorizzazione delle produzioni di qualità, favorendo l'integrazione di filiera, oltre a garantire la sicurezza alimentare e a salvaguardare il territorio e il paesaggio. Dopo i saluti iniziali del sindaco di Montefalco Luigi Titta, l’intervento del presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, ha puntato i riflettori «sull’unione di intenti in direzione di creare innovazione e indotto economico. Aggregazione e qualità sono le parole d’ordine, la filiera è un valore aggiunto. Dalle nocciole al tartufo, le filiere nascenti in Umbria sono molte. Serve però un cambio di mentalità». Con Lorenzo Zanni (professore ordinario presso il Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici dell'Università degli Studi di Siena), si è esplorata l’importanza della pianificazione del Distretto Rurale per la promozione dei prodotti territoriali di qualità. Secondo Zanni il riconoscimento dei Distretti Rurali è finalizzato a promuovere e sostenere: la nascita di relazioni tra imprese; le iniziative di promozione e innovazione dell'immagine del territorio; la concentrazione dell’offerta in una logica di filiera; la promozione di attività conoscitive e informative finalizzate allo studio e al monitoraggio delle problematiche territoriali; l'aggregazione e il confronto tra gli attori locali; il mantenimento e la crescita occupazionale; la gestione integrata e partecipata delle politiche territoriali per migliorare la qualità del territorio; la partecipazione degli organi distrettuali alla programmazione regionale DEFINIZIONE DI DISTRETTO RURALE Secondo il Decreto legislativo n. 228 del 2001, il Distretto Rurale è un “sistema produttivo locale caratterizzato da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole ed altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”. Nello specifico, un Distretto rurale è un sistema produttivo locale costituito da imprese agricole e non agricole ed enti pubblici, in grado di interagire tra loro attuando una politica distrettuale di diversificazione produttiva, di integrazione economica, sociale e di coesione nel rispetto della conservazione e riproduzione degli equilibri naturali e in grado di promuovere una qualità totale territoriale, con una adeguata vivibilità per i residenti, promuovendosi a polo d’attrazione per altre imprese e individui.

AGGREGAZIONE E COESIONE LE PAROLE D'ORDINE PER LA CRESCITA E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO POST COVID-19

AGGREGAZIONE E COESIONE LE PAROLE D'ORDINE PER LA CRESCITA E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO POST COVID-19

Ieri all'azienda agricola Arnaldo Caprai, confronto sui Distretti Rurali, su come politica e impresa possano condividere una pianificazione strategica di sviluppo. Dal presidente di Confagricoltura Giansanti all'assessore regionale Roberto Morroni, un grande momento di confronto con un parterre di relatori d'eccezione, promosso da Confagricoltura Umbria

Ma non solo: l’obiettivo è quello di coniugare le esigenze delle imprese con il sistema dei decisori politici e di realizzare un comitato promotore in cui gli stakeholder si prendano la responsabilità dello sviluppo del territorio. Questo e molto di più è quello che è emerso venerdì 17 luglio dalla tavola rotonda dal titolo “Distretto Rurale, dalla competizione dei singoli alla competizione dei territori”, promossa da Confagricoltura Umbria e Marco Caprai dell’azienda agricola Arnaldo Caprai, cantina dove ha avuto sede l’incontro che aveva l’obiettivo di puntare i riflettori su come politica e impresa possono condividere una pianificazione strategica di sviluppo post Covid-19, facendo il punto sul nascente Distretto Rurale dell’Umbria Orientale, che ha come fulcro la produzione vinicola con Montefalco e il Sagrantino da capofila. I Distretti Rurali sono una risorsa dalle grandi potenzialità, che parla di identità e storia comune, di integrazione fra attività agricole e servizi locali, di coerenza tra produzione di beni e servizi a vocazione territoriale, il tutto rivolto a una sostenibilità in primis sociale e turistica, oltre che economica, che passa attraverso la  promozione di uno sviluppo rurale e la valorizzazione delle produzioni di qualità, favorendo l'integrazione di filiera, oltre a garantire la sicurezza alimentare e a salvaguardare il territorio e il paesaggio. Dopo i saluti iniziali del sindaco di Montefalco Luigi Titta, l’intervento del presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, ha puntato i riflettori «sull’unione di intenti in direzione di creare innovazione e indotto economico. Aggregazione e qualità sono le parole d’ordine, la filiera è un valore aggiunto. Dalle nocciole al tartufo, le filiere nascenti in Umbria sono molte. Serve però un cambio di mentalità». Con Lorenzo Zanni (professore ordinario presso il Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici dell'Università degli Studi di Siena), si è esplorata l’importanza della pianificazione del Distretto Rurale per la promozione dei prodotti territoriali di qualità. Secondo Zanni il riconoscimento dei Distretti Rurali è finalizzato a promuovere e sostenere: la nascita di relazioni tra imprese; le iniziative di promozione e innovazione dell'immagine del territorio; la concentrazione dell’offerta in una logica di filiera; la promozione di attività conoscitive e informative finalizzate allo studio e al monitoraggio delle problematiche territoriali; l'aggregazione e il confronto tra gli attori locali; il mantenimento e la crescita occupazionale; la gestione integrata e partecipata delle politiche territoriali per migliorare la qualità del territorio; la partecipazione degli organi distrettuali alla programmazione regionale DEFINIZIONE DI DISTRETTO RURALE Secondo il Decreto legislativo n. 228 del 2001, il Distretto Rurale è un “sistema produttivo locale caratterizzato da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole ed altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”. Nello specifico, un Distretto rurale è un sistema produttivo locale costituito da imprese agricole e non agricole ed enti pubblici, in grado di interagire tra loro attuando una politica distrettuale di diversificazione produttiva, di integrazione economica, sociale e di coesione nel rispetto della conservazione e riproduzione degli equilibri naturali e in grado di promuovere una qualità totale territoriale, con una adeguata vivibilità per i residenti, promuovendosi a polo d’attrazione per altre imprese e individui.

EXPORT DI VINO VENETO BENE IL 2019 2,35 MLD/EURO +5% MA ORA OCCHIO AL COVID-19

EXPORT DI VINO VENETO BENE IL 2019 2,35 MLD/EURO +5% MA ORA OCCHIO AL COVID-19

Nel 2019 è proseguita la crescita dell'export di vino veneto, ma ora le preoccupazioni arrivano dalle conseguenze della pandemia. Exploit dei vini spumanti, Prosecco in testa (+10,5%). In calo i prezzi medi di vendita (-9,4%). Tutti i dati nel nuovo report di Veneto Agricoltura.

Un trend di crescita, peraltro in linea con le esportazioni italiane di vino, che sembrava inarrestabile, finché purtroppo non è arrivata ad inizio 2020 la crisi dovuta a Covid-19. La fotografia delle esportazioni di vino veneto nel 2019 l'ha appena fatta Veneto Agricoltura nel suo nuovo Report "L'export di vino veneto nel mondo", ricco di dati e approfondimenti. I tecnici dell'Agenzia regionale rilevano che anche i quantitativi di vino prodotto sono saliti nel corso del 2019 (+15,8%) a fronte dei 788 milioni di kg di vino alienati. Come conseguenza ai maggiori rialzi dei volumi rispetto all'incasso totale, si sono avuti però dei ribassi dei prezzi medi di vendita, con quello medio totale che si è fermato a 2,99 €/litro, segnando così un decremento annuo del -9,4% e riportandosi sui livelli del 2017. Il report dell'Agenzia regionale evidenzia inoltre che è proseguito l'exploit dei vini spumanti veneti, capeggiati ovviamente dal Prosecco, che nel 2019 ha realizzato un incasso complessivo di 920 milioni di euro e un aumento in valore del +5% rispetto al 2018. Se i quantitativi esportati di Prosecco crescono del +10,5% (239 milioni di kg), il prezzo medio, di contro, cala a 3,85 euro/litro (-4,9%). Più stabile invece il mercato dei vini fermi in bottiglia, visto che ai quasi 1,30 miliardi di euro incassati dalle vendite all'estero nel 2019 corrisponde un rialzo del +5,7% rispetto al 2018, con i volumi venduti che crescono del +9,3% (4 milioni di ettolitri totali), mentre il prezzo medio è calato del -3,2% (3,24 euro/litro). I tecnici di Veneto Agricoltura si sono concentrati anche su quelli che sono i maggiori mercati di sbocco del vino veneto. Anche nel 2019 Stati Uniti, Regno Unito e Germania si sono posizionati in vetta a questa speciale graduatoria. Si tratta di uno scenario che si caratterizza per il forte accentramento delle vendite in pochi Paesi, con tutte le conseguenze positive e negative che ne derivano. Basti pensare che negli ultimi dieci anni il mercato americano è cresciuto del +148,2%, quello britannico del +227,5%, mentre si mostra più stagnante quello tedesco, salito "solo" del +40%. Le note dolenti per il comparto del vino, come del resto per tutti gli altri settori dell'agricoltura, hanno fatto quest'anno la loro comparsa con lo scatenarsi della pandemia da Covid-19, che non ha risparmiato le esportazioni di vino italiano, visto che nel primo semestre il fatturato è sceso del -3,4% (2,91 miliardi di euro). Di pari passo, il Veneto ha fin qui perso introiti per il -3,6% (1,03 miliardi di fatturato) rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, nei primi sei mesi dell'anno il comparto del vino ha dovuto fare i conti anche con i noti problemi legati al settore della ristorazione, che a causa del primo lockdown ha visto gli incassi crollare fino quasi ad azzerarsi nel periodo pasquale. Oggi i principali attori del settore vinicolo nazionale sperano di risollevare le sorti delle loro vendite all'estero nel periodo natalizio, ma la seconda ondata della pandemia e le relative restrizioni in atto non lasciano presagire nulla di buono. Il report può essere scaricato da: https://www.venetoagricoltura.org/2020/11/temi/nel-2019-continua-la-risalita-dellexport-di-vino-veneto-ma-occhio-alle-conseguenze-del-covid-19-per-il-2020/

EXPORT DI VINO VENETO BENE IL 2019 2,35 MLD/EURO +5% MA ORA OCCHIO AL COVID-19

EXPORT DI VINO VENETO BENE IL 2019 2,35 MLD/EURO +5% MA ORA OCCHIO AL COVID-19

Nel 2019 è proseguita la crescita dell'export di vino veneto, ma ora le preoccupazioni arrivano dalle conseguenze della pandemia. Exploit dei vini spumanti, Prosecco in testa (+10,5%). In calo i prezzi medi di vendita (-9,4%). Tutti i dati nel nuovo report di Veneto Agricoltura.

Un trend di crescita, peraltro in linea con le esportazioni italiane di vino, che sembrava inarrestabile, finché purtroppo non è arrivata ad inizio 2020 la crisi dovuta a Covid-19. La fotografia delle esportazioni di vino veneto nel 2019 l'ha appena fatta Veneto Agricoltura nel suo nuovo Report "L'export di vino veneto nel mondo", ricco di dati e approfondimenti. I tecnici dell'Agenzia regionale rilevano che anche i quantitativi di vino prodotto sono saliti nel corso del 2019 (+15,8%) a fronte dei 788 milioni di kg di vino alienati. Come conseguenza ai maggiori rialzi dei volumi rispetto all'incasso totale, si sono avuti però dei ribassi dei prezzi medi di vendita, con quello medio totale che si è fermato a 2,99 €/litro, segnando così un decremento annuo del -9,4% e riportandosi sui livelli del 2017. Il report dell'Agenzia regionale evidenzia inoltre che è proseguito l'exploit dei vini spumanti veneti, capeggiati ovviamente dal Prosecco, che nel 2019 ha realizzato un incasso complessivo di 920 milioni di euro e un aumento in valore del +5% rispetto al 2018. Se i quantitativi esportati di Prosecco crescono del +10,5% (239 milioni di kg), il prezzo medio, di contro, cala a 3,85 euro/litro (-4,9%). Più stabile invece il mercato dei vini fermi in bottiglia, visto che ai quasi 1,30 miliardi di euro incassati dalle vendite all'estero nel 2019 corrisponde un rialzo del +5,7% rispetto al 2018, con i volumi venduti che crescono del +9,3% (4 milioni di ettolitri totali), mentre il prezzo medio è calato del -3,2% (3,24 euro/litro). I tecnici di Veneto Agricoltura si sono concentrati anche su quelli che sono i maggiori mercati di sbocco del vino veneto. Anche nel 2019 Stati Uniti, Regno Unito e Germania si sono posizionati in vetta a questa speciale graduatoria. Si tratta di uno scenario che si caratterizza per il forte accentramento delle vendite in pochi Paesi, con tutte le conseguenze positive e negative che ne derivano. Basti pensare che negli ultimi dieci anni il mercato americano è cresciuto del +148,2%, quello britannico del +227,5%, mentre si mostra più stagnante quello tedesco, salito "solo" del +40%. Le note dolenti per il comparto del vino, come del resto per tutti gli altri settori dell'agricoltura, hanno fatto quest'anno la loro comparsa con lo scatenarsi della pandemia da Covid-19, che non ha risparmiato le esportazioni di vino italiano, visto che nel primo semestre il fatturato è sceso del -3,4% (2,91 miliardi di euro). Di pari passo, il Veneto ha fin qui perso introiti per il -3,6% (1,03 miliardi di fatturato) rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, nei primi sei mesi dell'anno il comparto del vino ha dovuto fare i conti anche con i noti problemi legati al settore della ristorazione, che a causa del primo lockdown ha visto gli incassi crollare fino quasi ad azzerarsi nel periodo pasquale. Oggi i principali attori del settore vinicolo nazionale sperano di risollevare le sorti delle loro vendite all'estero nel periodo natalizio, ma la seconda ondata della pandemia e le relative restrizioni in atto non lasciano presagire nulla di buono. Il report può essere scaricato da: https://www.venetoagricoltura.org/2020/11/temi/nel-2019-continua-la-risalita-dellexport-di-vino-veneto-ma-occhio-alle-conseguenze-del-covid-19-per-il-2020/

NELL’ANNO DEL COVID AUMENTANO LE VENDITE DI VINO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

NELL’ANNO DEL COVID AUMENTANO LE VENDITE DI VINO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Presentata a Wine2Wine la ricerca dell’IRI per Vinitaly – Crescono i volumi di spumanti e vini a denominazione d’origine, ma anche del vino comune – Aumentano le vendite di vino on line – Le prospettive per il 2021 e l’analisi dei rappresentanti delle insegne distributive e delle cantine.

Nel 2021 con ogni probabilità l’andamento altalenante del mercato del vino nella Grande distribuzione cesserà non appena la pandemia sarà sotto controllo, ma qualcosa dei cambiamenti in atto rimarrà. Se ne è parlato oggi alla 16° edizione della tavola rotonda “Vino e Grande distribuzione di fronte al cambiamento”, organizzata da Veronafiere nell’ambito di Wine2Wine Exibition. E’ stata presentata la ricerca IRI per Vinitaly sui primi 10 mesi del 2020: le vendite di vino nella Grande distribuzione aumentano nel 2020 del 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto all’anno precedente (dati aggiornati all’8 novembre 2020). La crescita, sospinta dalle vendite eccezionali nel trimestre primaverile del lockdown e dalle chiusure di bar, ristoranti e affini, si è tradotta in una buona performance degli spumanti, dei vini doc e una discreta progressione dei vini da tavola. Vanno sottolineati gli aumenti dei vini di categoria medio/alta con la crescita del 13,6% nella fascia di prezzo tra 7 e 10 euro e dell’8,7% nella fascia di prezzo tra 5 e 7 euro. Gli spumanti aumentano del 10,4%, nonostante il crollo nel mese di aprile. Crescono il vino comune, del 4,2% a volume, e il vino a marchio delle insegne distributive (MDD) che aumenta, a valore, dell’8,7% nel comparto vino e del 10,8% nel comparto spumante. I vini biologici, una categoria di nicchia nella Grande distribuzione, mantengono la stessa crescita del 2019: +12,5%, a volume (in allegato le tabelle dell’IRI). L’analisi dell’IRI evidenzia come lo sviluppo del mercato del vino nella Gdo si realizzi in un contesto di aumento dei prezzi (+1,4%) e di calo delle promozioni (-3%). L’elemento determinante è stato l’andamento della pandemia. Dopo la stabilizzazione del periodo estivo, le vendite di vino hanno ripreso a correre in coincidenza della seconda ondata: +2,8% in ottobre e +6,7% nelle prime due settimane di novembre. I numeri possono aiutare a interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori. Le stelle polari sono: salutismo, qualità, gratificazione e sostenibilità, ma anche la convenienza. Aumentano i vini di qualità a denominazione d’origine, ma nel contempo anche il vino comune da tavola, dunque una forchetta che privilegia fasce alte e basse. Infine, nei primi 10 mesi del 2020 sono aumentate del 122% le vendite di vino on line e del 200% quelle dei grocery di piccole dimensioni. “Cosa rimarrà in futuro di questi cambiamenti? – si è chiesto Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI – In estate abbiamo registrato un ritorno dei consumatori alle consuete abitudini di acquisto. Ma il 2021 non potrà essere uguale al 2020. Certamente non potrà toccare gli stessi picchi di vendita, ma vedrà anche tanti consumatori fidelizzati agli acquisti da casa e agli acquisti on line come pure alle piccole superfici di vendita ‘di prossimità’. Bisognerà saper decodificare i diversi segnali trasmessi dagli shopper”. La ricerca di IRI per Vinitaly è stata commentata nel corso della tavola rotonda a Wine2Wine Exibition, condotta da Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch, dai rappresentanti della Grande distribuzione e delle cantine. “In Conad crescono a doppia cifra vini di qualità (Igp, Doc, Docg) mentre il vino comune ha arrestato la flessione degli anni passati – ha detto Alessandra Corsi, Direttore marketing dell'offerta e MDD di Conad – Nel campo degli spumanti è interessante notare la crescita della spumantizzazione di vini tipici del territorio. Stiamo lavorando per creare, nei nostri punti vendita, enoteche di concezione innovativa, che integreranno fisico e digitale”. Anche la Coop è impegnata a migliorare informazione e comunicazione nelle vendite del vino. “Stiamo formando figure professionali in grado di consigliare i consumatori sui vini in offerta e sull’abbinamento cibo vino, quando possibile impieghiamo anche sommeliers – ha riferito Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche di Coop Italia – I consumatori amano le promozioni, ma va detto che una promozionalità sana guida il consumo consapevole, quella eccessiva invece fidelizza all’occasione ma non al prodotto”. Il canale della Grande distribuzione nel 2020 si conferma come il maggiore in Italia, con prospettive di crescita: “L’emergenza della pandemia ha incrementato l’attenzione nei confronti della Gdo da parte di quelle cantine che storicamente erano presenti solo nel canale Horeca – ha sottolineato Gianmaria Polti, Responsabile Beverage di Carrefour Italia - Puntiamo a creare forti sinergie a livello locale, con un’attenzione particolare alle realtà dei fornitori regionali italiani”. I rappresentanti delle insegne hanno evidenziato la crescita dei vini a marchio del distributore (MDD): “Per questi vini prevediamo una chiusura a fine anno con crescita a doppia cifra rispetto al 2019 – ha dichiarato Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex - con aumenti rilevanti nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Registriamo anche l’aumento delle vendite del vino on line, con 2.492 referenze in offerta”. In rappresentanza di Federvini è intervenuto Mirko Baggio (Responsabile vendite canale Gdo Italia di Villa Sandi): “La sfida del futuro per le cantine sarà quella di differenziarsi, per andare incontro ai cambiamenti richiesti dal mercato. Villa Sandi ha saputo differenziarsi negli anni costruendo una proposta con marchi diversi e tipologie di prodotto diverse per affrontare una pluralità di mercati: off trade – on trade - on line, sia in Italia che nel mondo”. Enrico Gobino rappresentante di Unione Italiana Vini (Marketing Director del Gruppo Mondodelvino Spa) ha invitato a studiare attentamente i comportamenti dei consumatori: “Il modo di consumare si adatta alle limitazioni del momento, l’unica cosa alla quale non ci si può adattare è la diminuzione del potere d’acquisto. Nel nuovo contesto la Gdo può operare come elemento virtuoso nel mercato del vino, creando una catena di valore. Le cantine devono disporre di una distribuzione multicanale: non esistono canali di serie A e di serie B”.

NELL’ANNO DEL COVID AUMENTANO LE VENDITE DI VINO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

NELL’ANNO DEL COVID AUMENTANO LE VENDITE DI VINO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Presentata a Wine2Wine la ricerca dell’IRI per Vinitaly – Crescono i volumi di spumanti e vini a denominazione d’origine, ma anche del vino comune – Aumentano le vendite di vino on line – Le prospettive per il 2021 e l’analisi dei rappresentanti delle insegne distributive e delle cantine.

Nel 2021 con ogni probabilità l’andamento altalenante del mercato del vino nella Grande distribuzione cesserà non appena la pandemia sarà sotto controllo, ma qualcosa dei cambiamenti in atto rimarrà. Se ne è parlato oggi alla 16° edizione della tavola rotonda “Vino e Grande distribuzione di fronte al cambiamento”, organizzata da Veronafiere nell’ambito di Wine2Wine Exibition. E’ stata presentata la ricerca IRI per Vinitaly sui primi 10 mesi del 2020: le vendite di vino nella Grande distribuzione aumentano nel 2020 del 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto all’anno precedente (dati aggiornati all’8 novembre 2020). La crescita, sospinta dalle vendite eccezionali nel trimestre primaverile del lockdown e dalle chiusure di bar, ristoranti e affini, si è tradotta in una buona performance degli spumanti, dei vini doc e una discreta progressione dei vini da tavola. Vanno sottolineati gli aumenti dei vini di categoria medio/alta con la crescita del 13,6% nella fascia di prezzo tra 7 e 10 euro e dell’8,7% nella fascia di prezzo tra 5 e 7 euro. Gli spumanti aumentano del 10,4%, nonostante il crollo nel mese di aprile. Crescono il vino comune, del 4,2% a volume, e il vino a marchio delle insegne distributive (MDD) che aumenta, a valore, dell’8,7% nel comparto vino e del 10,8% nel comparto spumante. I vini biologici, una categoria di nicchia nella Grande distribuzione, mantengono la stessa crescita del 2019: +12,5%, a volume (in allegato le tabelle dell’IRI). L’analisi dell’IRI evidenzia come lo sviluppo del mercato del vino nella Gdo si realizzi in un contesto di aumento dei prezzi (+1,4%) e di calo delle promozioni (-3%). L’elemento determinante è stato l’andamento della pandemia. Dopo la stabilizzazione del periodo estivo, le vendite di vino hanno ripreso a correre in coincidenza della seconda ondata: +2,8% in ottobre e +6,7% nelle prime due settimane di novembre. I numeri possono aiutare a interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori. Le stelle polari sono: salutismo, qualità, gratificazione e sostenibilità, ma anche la convenienza. Aumentano i vini di qualità a denominazione d’origine, ma nel contempo anche il vino comune da tavola, dunque una forchetta che privilegia fasce alte e basse. Infine, nei primi 10 mesi del 2020 sono aumentate del 122% le vendite di vino on line e del 200% quelle dei grocery di piccole dimensioni. “Cosa rimarrà in futuro di questi cambiamenti? – si è chiesto Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI – In estate abbiamo registrato un ritorno dei consumatori alle consuete abitudini di acquisto. Ma il 2021 non potrà essere uguale al 2020. Certamente non potrà toccare gli stessi picchi di vendita, ma vedrà anche tanti consumatori fidelizzati agli acquisti da casa e agli acquisti on line come pure alle piccole superfici di vendita ‘di prossimità’. Bisognerà saper decodificare i diversi segnali trasmessi dagli shopper”. La ricerca di IRI per Vinitaly è stata commentata nel corso della tavola rotonda a Wine2Wine Exibition, condotta da Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch, dai rappresentanti della Grande distribuzione e delle cantine. “In Conad crescono a doppia cifra vini di qualità (Igp, Doc, Docg) mentre il vino comune ha arrestato la flessione degli anni passati – ha detto Alessandra Corsi, Direttore marketing dell'offerta e MDD di Conad – Nel campo degli spumanti è interessante notare la crescita della spumantizzazione di vini tipici del territorio. Stiamo lavorando per creare, nei nostri punti vendita, enoteche di concezione innovativa, che integreranno fisico e digitale”. Anche la Coop è impegnata a migliorare informazione e comunicazione nelle vendite del vino. “Stiamo formando figure professionali in grado di consigliare i consumatori sui vini in offerta e sull’abbinamento cibo vino, quando possibile impieghiamo anche sommeliers – ha riferito Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche di Coop Italia – I consumatori amano le promozioni, ma va detto che una promozionalità sana guida il consumo consapevole, quella eccessiva invece fidelizza all’occasione ma non al prodotto”. Il canale della Grande distribuzione nel 2020 si conferma come il maggiore in Italia, con prospettive di crescita: “L’emergenza della pandemia ha incrementato l’attenzione nei confronti della Gdo da parte di quelle cantine che storicamente erano presenti solo nel canale Horeca – ha sottolineato Gianmaria Polti, Responsabile Beverage di Carrefour Italia - Puntiamo a creare forti sinergie a livello locale, con un’attenzione particolare alle realtà dei fornitori regionali italiani”. I rappresentanti delle insegne hanno evidenziato la crescita dei vini a marchio del distributore (MDD): “Per questi vini prevediamo una chiusura a fine anno con crescita a doppia cifra rispetto al 2019 – ha dichiarato Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex - con aumenti rilevanti nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Registriamo anche l’aumento delle vendite del vino on line, con 2.492 referenze in offerta”. In rappresentanza di Federvini è intervenuto Mirko Baggio (Responsabile vendite canale Gdo Italia di Villa Sandi): “La sfida del futuro per le cantine sarà quella di differenziarsi, per andare incontro ai cambiamenti richiesti dal mercato. Villa Sandi ha saputo differenziarsi negli anni costruendo una proposta con marchi diversi e tipologie di prodotto diverse per affrontare una pluralità di mercati: off trade – on trade - on line, sia in Italia che nel mondo”. Enrico Gobino rappresentante di Unione Italiana Vini (Marketing Director del Gruppo Mondodelvino Spa) ha invitato a studiare attentamente i comportamenti dei consumatori: “Il modo di consumare si adatta alle limitazioni del momento, l’unica cosa alla quale non ci si può adattare è la diminuzione del potere d’acquisto. Nel nuovo contesto la Gdo può operare come elemento virtuoso nel mercato del vino, creando una catena di valore. Le cantine devono disporre di una distribuzione multicanale: non esistono canali di serie A e di serie B”.

Vini del Montello un'asta per presentare la nuova immagine del Consorzio e raccogliere fondi a favore del centro Covid

Vini del Montello un'asta per presentare la nuova immagine del Consorzio e raccogliere fondi a favore del centro Covid

Un’asta di vini rossi del territorio e di alcune perle enologiche nazionali per aiutare l’ospedale di Montebelluna: il ricavato verrà raddoppiato dal Consorzio, che si è dotato di un nuovo logo che accomuna il Montello Docg e il Montello Colli Asolani Doc.

Le due denominazioni, la prima esclusivamente vocata ai vitigni bordolesi (Cabernet, Merlot, Carmenère) coltivati nella zona del Montello fin dalla seconda metà dell’Ottocento e la seconda che valorizza anche alcune rare varietà locali come la Recantina o la Bianchetta, saranno rappresentate da un nuovo marchio comune, che reca l’immagine della Rocca di Asolo, uno dei simboli del territorio, declinata nel tipico colore rosso bruno dei suoli ferrosi di questo tratto collinare della provincia di Treviso, punto di transizione tra l'alta pianura veneta e le Prealpi Bellunesi. “Sul Montello e sui Colli Asolani – spiega Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio che tutela i Vini del Montello – nascono soprattutto rossi potenti e complessi, che hanno contribuito a costruire e consolidare la grande tradizione dei vini veneti ottenuti dai vitigni bordolesi. Sono una produzione abbastanza piccola, solo 618 mila bottiglie annue totali, suddivise su diciotto Comuni trevigiani. I rossi costituiscono il 95% dei volumi totali dell’insieme delle due denominazioni, i bianchi sono una nicchia produttiva di 28 mila bottiglie. Abbiamo creato un nuovo logo con lo scopo di rappresentare le peculiarità del territorio in cui si sviluppano la Docg del Montello e la Doc Montello Colli Asolani, due denominazioni che si sovrappongono territorialmente all’Asolo Prosecco, ma che dispongono di una loro precisa personalità che potremmo definire montanara. Abbiamo assunto l’impegno prima di tutto morale e culturale di valorizzare questa realtà vinicola attraverso i tratti che ne sono distintivi e che appartengono alla storia dell’antico Bosco dei Dogi, com’era conosciuto il Montello in età veneziana”. La presentazione del nuovo corso del Consorzio dei Vini del Montello ha fornito l’occasione per dare avvio ad un’asta di beneficenza in programma sulla piattaforma specializzata Catawiki a partire dalla seconda settimana di dicembre. In vendita ci saranno undici vini del Montello abbinati ad altri grandi vini rossi italiani, alcuni dei quali vere rarità, protagoniste dell’enologia nazionale degli ultimi decenni. L’intero ricavato dell’iniziativa, che si rivolge agli appassionati italiani di vino, sarà donato all’Ulss 2 - Ospedale San Valentino di Montebelluna, tra i centri designati ad ospitare i pazienti colpiti da coronavirus. Da parte sua, il Consorzio Vini del Montello, che aveva già fatto una donazione al medesimo centro durante la prima ondata della pandemia, si è impegnato a raddoppiare la cifra raccolta con l’asta. “Voglio rivolgere un ringraziamento particolare – conclude Zamperoni – alle aziende di alcune delle più prestigiose aree vinicole italiane che hanno accolto con entusiasmo l’invito ad affiancare i produttori dei Vini del Montello in questo piccolo, ma significativo gesto di solidarietà al nostro territorio”. I vini rossi del Montello all’asta sono Montello Rosso Leterre 2015 Terre dei Castellaz, Montello Colli Asolani Rosso Asolo 2017 Dal Bello, Montello Colli Asolani Recantina 2012 Pat del Colmèl, El Zuitér 2001 Montelvini, Montello Colli Asolani Capo di Stato 1997 Loredan Gasparini, Montello Rosso 2017 e Merlot 2016 Martignago, Montello Colli Asolani Recantina Augusto 2017 Giusti, Montello Colli Asolani Merlot 2018 Ida Agnoletti, Montello Colli Asolani Recantina 2019 Sartor Emilio, Montello Colli Asolani San Carlo 2008 Case Paolin. Gli altri vini rossi italiani sono invece Amarone della Valpolicella Classico Riserva Capitel Monte Olmi 2012 Tedeschi, Amarone della Valpolicella Classico Fracastoro 2001 Vigneti Villabella, Valtellina Superiore Riserva Castel Chiuro 2009 Nino Negri, Aglianico del Vulture Re Manfredi 1998 Terre degli Svevi, Sforzato di Valtellina Sfursat 5 Stelle 2015 Nino Negri, Barbaresco Bric Balin 1997 Moccagatta, Bardolino Classico Brol Grande 2013 Le Fraghe, Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano Rosso 2015 Tenuta di Valgiano, Alto Adige Pinot Nero Riserva Maglen 2015 Cantina Tramin, Montelpulciano d’Abruzzo Riserva Mo’ 2015 Cantina Tollo, Chianti Classico Vigna Istine 2014 Istine, Dolcetto di Ovada Superiore 2016 Celso Cascina Boccaccio.

Vini del Montello un'asta per presentare la nuova immagine del Consorzio e raccogliere fondi a favore del centro Covid

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Un’asta di vini rossi del territorio e di alcune perle enologiche nazionali per aiutare l’ospedale di Montebelluna: il ricavato verrà raddoppiato dal Consorzio, che si è dotato di un nuovo logo che accomuna il Montello Docg e il Montello Colli Asolani Doc.

Le due denominazioni, la prima esclusivamente vocata ai vitigni bordolesi (Cabernet, Merlot, Carmenère) coltivati nella zona del Montello fin dalla seconda metà dell’Ottocento e la seconda che valorizza anche alcune rare varietà locali come la Recantina o la Bianchetta, saranno rappresentate da un nuovo marchio comune, che reca l’immagine della Rocca di Asolo, uno dei simboli del territorio, declinata nel tipico colore rosso bruno dei suoli ferrosi di questo tratto collinare della provincia di Treviso, punto di transizione tra l'alta pianura veneta e le Prealpi Bellunesi. “Sul Montello e sui Colli Asolani – spiega Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio che tutela i Vini del Montello – nascono soprattutto rossi potenti e complessi, che hanno contribuito a costruire e consolidare la grande tradizione dei vini veneti ottenuti dai vitigni bordolesi. Sono una produzione abbastanza piccola, solo 618 mila bottiglie annue totali, suddivise su diciotto Comuni trevigiani. I rossi costituiscono il 95% dei volumi totali dell’insieme delle due denominazioni, i bianchi sono una nicchia produttiva di 28 mila bottiglie. Abbiamo creato un nuovo logo con lo scopo di rappresentare le peculiarità del territorio in cui si sviluppano la Docg del Montello e la Doc Montello Colli Asolani, due denominazioni che si sovrappongono territorialmente all’Asolo Prosecco, ma che dispongono di una loro precisa personalità che potremmo definire montanara. Abbiamo assunto l’impegno prima di tutto morale e culturale di valorizzare questa realtà vinicola attraverso i tratti che ne sono distintivi e che appartengono alla storia dell’antico Bosco dei Dogi, com’era conosciuto il Montello in età veneziana”. La presentazione del nuovo corso del Consorzio dei Vini del Montello ha fornito l’occasione per dare avvio ad un’asta di beneficenza in programma sulla piattaforma specializzata Catawiki a partire dalla seconda settimana di dicembre. In vendita ci saranno undici vini del Montello abbinati ad altri grandi vini rossi italiani, alcuni dei quali vere rarità, protagoniste dell’enologia nazionale degli ultimi decenni. L’intero ricavato dell’iniziativa, che si rivolge agli appassionati italiani di vino, sarà donato all’Ulss 2 - Ospedale San Valentino di Montebelluna, tra i centri designati ad ospitare i pazienti colpiti da coronavirus. Da parte sua, il Consorzio Vini del Montello, che aveva già fatto una donazione al medesimo centro durante la prima ondata della pandemia, si è impegnato a raddoppiare la cifra raccolta con l’asta. “Voglio rivolgere un ringraziamento particolare – conclude Zamperoni – alle aziende di alcune delle più prestigiose aree vinicole italiane che hanno accolto con entusiasmo l’invito ad affiancare i produttori dei Vini del Montello in questo piccolo, ma significativo gesto di solidarietà al nostro territorio”. I vini rossi del Montello all’asta sono Montello Rosso Leterre 2015 Terre dei Castellaz, Montello Colli Asolani Rosso Asolo 2017 Dal Bello, Montello Colli Asolani Recantina 2012 Pat del Colmèl, El Zuitér 2001 Montelvini, Montello Colli Asolani Capo di Stato 1997 Loredan Gasparini, Montello Rosso 2017 e Merlot 2016 Martignago, Montello Colli Asolani Recantina Augusto 2017 Giusti, Montello Colli Asolani Merlot 2018 Ida Agnoletti, Montello Colli Asolani Recantina 2019 Sartor Emilio, Montello Colli Asolani San Carlo 2008 Case Paolin. Gli altri vini rossi italiani sono invece Amarone della Valpolicella Classico Riserva Capitel Monte Olmi 2012 Tedeschi, Amarone della Valpolicella Classico Fracastoro 2001 Vigneti Villabella, Valtellina Superiore Riserva Castel Chiuro 2009 Nino Negri, Aglianico del Vulture Re Manfredi 1998 Terre degli Svevi, Sforzato di Valtellina Sfursat 5 Stelle 2015 Nino Negri, Barbaresco Bric Balin 1997 Moccagatta, Bardolino Classico Brol Grande 2013 Le Fraghe, Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano Rosso 2015 Tenuta di Valgiano, Alto Adige Pinot Nero Riserva Maglen 2015 Cantina Tramin, Montelpulciano d’Abruzzo Riserva Mo’ 2015 Cantina Tollo, Chianti Classico Vigna Istine 2014 Istine, Dolcetto di Ovada Superiore 2016 Celso Cascina Boccaccio.

VIGNETI E VINI BENE IL 2020 NEL VENETO MA PREOCCUPA LA CRISI PER COVID-19

VIGNETI E VINI BENE IL 2020 NEL VENETO MA PREOCCUPA LA CRISI PER COVID-19

Venerdì 11 dicembre (ore 11:00) c/o l'Hangar di Pian Cansiglio (BL-TV), il Commissario straordinario dell'Agenzia regionale incontra la stampa per illustrare l'agenda dei progetti per lo storico "Bosco da Reme".

In attesa di conoscere i dati analitici consuntivi, che saranno presentati da Veneto Agricoltura, Regione e Avepa il prossimo 23 dicembre (ore 10:30 sulla piattaforma ZOOM; iscrizioni su: https://trittico3_2020.eventbrite.it) in occasione del terzo focus del Trittico Vitivinicolo, gli esperti dell'Agenzia regionale anticipano in un nuovo Report (https://bit.ly/3gaX2VX) i dati riguardanti i prezzi delle uve e quelli di produzione complessiva, che per quanto riguarda l'uva hanno raggiunto i 13,8 milioni di quintali (+5,1% rispetto al 2019), di buona qualità, tanto da consentire la produzione di ottimi vini, in alcuni casi anche eccellenti, per i quali si stima un volume di 10,9 milioni di ettolitri (+5,6%), in controtendenza rispetto al dato nazionale che si è fermato a 46,6 milioni di ettolitri complessivi (-2% rispetto al 2019). Il prezzo medio alla produzione dell'uva per l'intero Veneto è stato di 0,58 euro/kg, in linea con quello veronese (0,57 euro/kg), mentre a Padova la quotazione si è bloccata a 0,46 euro/kg. Treviso continua a detenere la leadership regionale delle quotazioni medie delle uve con un valore d'acquisto di 0,71 euro/kg. Le uve DOC e DOCG hanno mantenuto maggiormente le variazioni con segno positivo, mentre per quelle IGT ha prevalso il segno meno. Segnali preoccupanti giungono invece dal mercato dei vini, il cui contesto mondiale risulta "ingolfato" a causa della pandemia da COVID-19. La crisi che si è innescata fin dal primo lockdown ha infatti rallentato le vendite interne ma anche quelle internazionali. Di conseguenza, nelle cantine risultano in giacenza notevoli quantitativi di prodotto invenduto del 2019, che "fortunatamente" non deve fare i conti con i vini della la vendemmia 2020, come accennato non eccessivamente abbondante. Anche la crescita esponenziale dell'export di vino veneto (e italiano), a cui eravamo abituati ormai da molti anni, paga le conseguenze di questo prolungato periodo di forti restrizioni. Si pensi che nei primi sei mesi di quest'anno è stato registrato, dopo tanto tempo, un calo del -3,6% delle vendite all'estero. Il nuovo DPCM "Natale" non aiuterà certamente a raddrizzare la situazione. Anche il tema dell'export di vino veneto sarà affrontato durante il focus del prossimo 23 dicembre.

VIGNETI E VINI BENE IL 2020 NEL VENETO MA PREOCCUPA LA CRISI PER COVID-19

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Venerdì 11 dicembre (ore 11:00) c/o l'Hangar di Pian Cansiglio (BL-TV), il Commissario straordinario dell'Agenzia regionale incontra la stampa per illustrare l'agenda dei progetti per lo storico "Bosco da Reme".

In attesa di conoscere i dati analitici consuntivi, che saranno presentati da Veneto Agricoltura, Regione e Avepa il prossimo 23 dicembre (ore 10:30 sulla piattaforma ZOOM; iscrizioni su: https://trittico3_2020.eventbrite.it) in occasione del terzo focus del Trittico Vitivinicolo, gli esperti dell'Agenzia regionale anticipano in un nuovo Report (https://bit.ly/3gaX2VX) i dati riguardanti i prezzi delle uve e quelli di produzione complessiva, che per quanto riguarda l'uva hanno raggiunto i 13,8 milioni di quintali (+5,1% rispetto al 2019), di buona qualità, tanto da consentire la produzione di ottimi vini, in alcuni casi anche eccellenti, per i quali si stima un volume di 10,9 milioni di ettolitri (+5,6%), in controtendenza rispetto al dato nazionale che si è fermato a 46,6 milioni di ettolitri complessivi (-2% rispetto al 2019). Il prezzo medio alla produzione dell'uva per l'intero Veneto è stato di 0,58 euro/kg, in linea con quello veronese (0,57 euro/kg), mentre a Padova la quotazione si è bloccata a 0,46 euro/kg. Treviso continua a detenere la leadership regionale delle quotazioni medie delle uve con un valore d'acquisto di 0,71 euro/kg. Le uve DOC e DOCG hanno mantenuto maggiormente le variazioni con segno positivo, mentre per quelle IGT ha prevalso il segno meno. Segnali preoccupanti giungono invece dal mercato dei vini, il cui contesto mondiale risulta "ingolfato" a causa della pandemia da COVID-19. La crisi che si è innescata fin dal primo lockdown ha infatti rallentato le vendite interne ma anche quelle internazionali. Di conseguenza, nelle cantine risultano in giacenza notevoli quantitativi di prodotto invenduto del 2019, che "fortunatamente" non deve fare i conti con i vini della la vendemmia 2020, come accennato non eccessivamente abbondante. Anche la crescita esponenziale dell'export di vino veneto (e italiano), a cui eravamo abituati ormai da molti anni, paga le conseguenze di questo prolungato periodo di forti restrizioni. Si pensi che nei primi sei mesi di quest'anno è stato registrato, dopo tanto tempo, un calo del -3,6% delle vendite all'estero. Il nuovo DPCM "Natale" non aiuterà certamente a raddrizzare la situazione. Anche il tema dell'export di vino veneto sarà affrontato durante il focus del prossimo 23 dicembre.

Donne del Vino del mondo unite per rilanciare enoturismo e wine business post Covid

Donne del Vino del mondo unite per rilanciare enoturismo e wine business post Covid

A un anno di distanza dalla Convention Mondiale di SIMEI 2019 a Milano, undici Associazioni al femminile si sono incontrate on line per fare il punto della situazione su pandemia e settore vitivinicolo. Cinelli Colombini: «Una rete internazionale capace di creare nuovi scenari per il 2021».

È quanto emerso dal meeting internazionale di Associazioni al femminile che si occupano di vino: quest'anno, l'incontro si è svolto online a un anno esatto di distanza dalla convention in rosa promossa dalle Donne del Vino italiane a SIMEI Milano 2019. Un momento di riflessione e di confronto per capire come i vari Paesi e le Donne del Vino stiano vivendo l'emergenza pandemica, che ha inflitto un duro colpo a tutto il settore vino non solo in Italia, ma in tutto il mondo. «È tempo di rimboccarsi le maniche e pensare a come ripartire nel 2021 e con quali iniziative – dice Donatella Cinelli Colombini, presidente dell'Associazione Nazionale Le Donne del Vino – Aver creato una rete di Donne del Vino ci dà una visione internazionale e ci aiuta a pensare nuovi scenari per l'anno che verrà. Stiamo già lavorando a un grande evento mondiale, a marzo, che unirà idealmente tutte le donne che producono e si occupano di vino». Rappresentate undici Nazioni del mondo: ogni associazione ha raccontato, non solo la propria esperienza, ma ha fornito alcuni dati significativi sull'economia del mondo del vino e del turismo enogastronomico. Vediamo nel dettaglio. Australia - Le australiane di The Australian Women in Wine Awards – run by The Fabulous Ladies' Wine Society che si sono dette «molto scoraggiate». Sono aumentate molto le vendite on line di vino, ma l'epidemia di Covid rischia di creare grossi problemi in vendemmia e non sanno ancora se le autorità australiane consentiranno la raccolta manuale a gennaio. Hanno avuto un solo lockdown nazionale ma alcune regioni hanno dovuto chiudere una seconda volta. Le restrizioni sono ancora in vigore e i confini australiani sono chiusi a tutti i viaggiatori se non per comprovate necessità. Gli ordini diretti alle aziende vitivinicole sono crollate mentre le vendite dirette ai consumatori sono aumentate. Georgia - Difficile il mercato anche per le produttrici georgiane. La Georgian Association of Women Winemakers racconta che hanno avuto un boom enoturistico nel 2019 che si è arrestato con l'arrivo del coronavirus. Il calo delle vendite di vino è stato dal 30% al 50% mentre il turismo del vino ha avuto una flessione di oltre il 50% Argentina - Le argentine di A.MU.V.A. si sono presentate in gruppo in un'enorme arena tutta rosa: in estate, hanno portato avanti le loro attività con degustazioni e workshop on line; a luglio hanno fatto un brindisi virtuale per celebrare l'anniversario dell'Associazione. Il lockdown è stato molto difficile, ristoranti e bar sono stati chiusi per un periodo, le vendite in cantina sono diminuite del 30% mentre il turismo vitivinicolo ha subito un calo di più del 50%. Francia - Le più scoraggiate le Femmes de Vin: il lookdown è stato terribile per il wine business e il vino veniva venduto quasi solo al supermercato e consumato dai francesi. Un grande aiuto per le cantine è stata la distillazione e il declassamento dei vini in tipologie più semplici. La seconda ondata del Covid è stata la peggiore e i ristoranti rimarranno chiusi anche a Natale. Germania - Organizzatissime le tedesche di Vinissima che hanno messo in campo come le italiane moltissimi progetti. Le cantine possono vendere ma non offrire degustazioni. I consumatori bevono vino soprattutto a casa. Vinissima ha organizzato delle degustazioni on line aperte a tutti con Master of Wine e personaggi di rilievo del mondo del vino che commentano le bottiglie delle donne del vino. Hanno organizzato anche un forum on line sul wine business al femminile. Nuova Zelanda - Le Women in Wine NZ hanno dovuto cancellare gli eventi ed è stato impossibile convertirli on line. Ma una notizia è positiva: per la prima volta, nel premio per i giovani enologi, ci sono molte donne. Inoltre, riferiscono del successo ottenuto dal turismo in campagna e a contatto con la natura, nelle terre del vino, perché è considerato quasi una cura contro la depressione causata dal lookdown. Hanno avuto due blocchi il primo di circa 8 settimane e un secondo di 3 settimane ma circoscritto ad alcune zone.  In nuova Zelanda sono state condotte molte campagne a sostegno dei prodotti nazionali, la perdita di vendite nell'esportazione è stata in parte recuperata dagli acquirenti locali. Anche per il turismo si è lavorato molto sul cercare di incrementare quello locale. Austria - L'associazione 11 Frauen und Ihre Weine riferisce che hanno avuto grande successo le vendite dirette che in qualche caso sono avvenute mettendo le scatole di vino all'esterno delle cantine per evitare i contagi. Lo shopping e gli eventi sono stati convertiti on line o in situazioni inedite come le librerie. Hanno avuto due lock down, il primo dal 13 marzo al 15 maggio e il secondo è iniziato il 4 novembre.  Le vendite in cantina sono diminuite meno del 30% stesso risultato per il turismo vitivinicolo. Purtroppo il turismo nelle grandi città come Vienna e Salisburgo è diminuito dell'80%. Croazia - Le WOW – Women on Wine sono riuscite a organizzare comunque gli eventi e in particolare quelli riguardanti i vitigni autoctoni, mettendo in atto precauzioni e controlli sanitari dei partecipanti, È stato possibile fare attività dal vivo solo in estate, il resto è stato spostato on line. I membri della loro associazione sono aumentati e ora sono circa 200. Per quanto riguarda il lock down nonostante ci sia stato un blocco di un paio di mesi il turismo del vino è calato dal 30% al 50%. Cile - Fortissimo impatto da Covid dove stanno cercando di sviluppare il turismo del vino e l'e-commerce. L'Asociación Mujeres Del Vino Chile (MUV) spiega che ora il turismo verso il Cile si è fermato del tutto. Il governo sta finanziato i protocolli sanitari e una nuova campagna intitolata "Se vai in una vigna" e gli eno-tickets. L'associazione ha aumentato i membri adesso riunisce 92 donne del vino, il secondo anniversario dell'associazione viene celebrato on line con una piattaforma che serve per vendere vino ma anche per dare opportunità di lavoro. Il piano di prevenzione attuato da parte del governo cileno è stato chiamato "Step by step" e prevede 5 fasi in base alle problematiche regionali che vanno dalla quarantena all'apertura avanzata. I grandi focolai si sono sviluppate nelle grandi città. Le vendite sono diminuite del 30%, quelle direttamente nelle cantine anche del 60% mentre il turismo del vino è drammaticamente calato ben oltre il 50%. Perù - Nelle grandi città come Lima e Ica (grande polo vitivinicolo) non c'è stato un calo delle vendite anzi le produttrici che hanno le aziende vicino a queste città si sono organizzate molto bene con la vendita on line. Mentre nei piccoli comuni, nelle vallate lontane dai grandi centri la situazione è disastrosa anche perché in alcune zone non ci si riesce a collegare a internet e questo ha penalizzato sia le vendite on line che le degustazioni on line, anche se il covid a oggi non è arrivato. Ora in Perù è estate c'è un po' di turismo locale ma la situazione della pandemia è disastrosa e a breve chiuderanno tutto. 

Donne del Vino del mondo unite per rilanciare enoturismo e wine business post Covid

Donne del Vino del mondo unite per rilanciare enoturismo e wine business post Covid

A un anno di distanza dalla Convention Mondiale di SIMEI 2019 a Milano, undici Associazioni al femminile si sono incontrate on line per fare il punto della situazione su pandemia e settore vitivinicolo. Cinelli Colombini: «Una rete internazionale capace di creare nuovi scenari per il 2021».

È quanto emerso dal meeting internazionale di Associazioni al femminile che si occupano di vino: quest'anno, l'incontro si è svolto online a un anno esatto di distanza dalla convention in rosa promossa dalle Donne del Vino italiane a SIMEI Milano 2019. Un momento di riflessione e di confronto per capire come i vari Paesi e le Donne del Vino stiano vivendo l'emergenza pandemica, che ha inflitto un duro colpo a tutto il settore vino non solo in Italia, ma in tutto il mondo. «È tempo di rimboccarsi le maniche e pensare a come ripartire nel 2021 e con quali iniziative – dice Donatella Cinelli Colombini, presidente dell'Associazione Nazionale Le Donne del Vino – Aver creato una rete di Donne del Vino ci dà una visione internazionale e ci aiuta a pensare nuovi scenari per l'anno che verrà. Stiamo già lavorando a un grande evento mondiale, a marzo, che unirà idealmente tutte le donne che producono e si occupano di vino». Rappresentate undici Nazioni del mondo: ogni associazione ha raccontato, non solo la propria esperienza, ma ha fornito alcuni dati significativi sull'economia del mondo del vino e del turismo enogastronomico. Vediamo nel dettaglio. Australia - Le australiane di The Australian Women in Wine Awards – run by The Fabulous Ladies' Wine Society che si sono dette «molto scoraggiate». Sono aumentate molto le vendite on line di vino, ma l'epidemia di Covid rischia di creare grossi problemi in vendemmia e non sanno ancora se le autorità australiane consentiranno la raccolta manuale a gennaio. Hanno avuto un solo lockdown nazionale ma alcune regioni hanno dovuto chiudere una seconda volta. Le restrizioni sono ancora in vigore e i confini australiani sono chiusi a tutti i viaggiatori se non per comprovate necessità. Gli ordini diretti alle aziende vitivinicole sono crollate mentre le vendite dirette ai consumatori sono aumentate. Georgia - Difficile il mercato anche per le produttrici georgiane. La Georgian Association of Women Winemakers racconta che hanno avuto un boom enoturistico nel 2019 che si è arrestato con l'arrivo del coronavirus. Il calo delle vendite di vino è stato dal 30% al 50% mentre il turismo del vino ha avuto una flessione di oltre il 50% Argentina - Le argentine di A.MU.V.A. si sono presentate in gruppo in un'enorme arena tutta rosa: in estate, hanno portato avanti le loro attività con degustazioni e workshop on line; a luglio hanno fatto un brindisi virtuale per celebrare l'anniversario dell'Associazione. Il lockdown è stato molto difficile, ristoranti e bar sono stati chiusi per un periodo, le vendite in cantina sono diminuite del 30% mentre il turismo vitivinicolo ha subito un calo di più del 50%. Francia - Le più scoraggiate le Femmes de Vin: il lookdown è stato terribile per il wine business e il vino veniva venduto quasi solo al supermercato e consumato dai francesi. Un grande aiuto per le cantine è stata la distillazione e il declassamento dei vini in tipologie più semplici. La seconda ondata del Covid è stata la peggiore e i ristoranti rimarranno chiusi anche a Natale. Germania - Organizzatissime le tedesche di Vinissima che hanno messo in campo come le italiane moltissimi progetti. Le cantine possono vendere ma non offrire degustazioni. I consumatori bevono vino soprattutto a casa. Vinissima ha organizzato delle degustazioni on line aperte a tutti con Master of Wine e personaggi di rilievo del mondo del vino che commentano le bottiglie delle donne del vino. Hanno organizzato anche un forum on line sul wine business al femminile. Nuova Zelanda - Le Women in Wine NZ hanno dovuto cancellare gli eventi ed è stato impossibile convertirli on line. Ma una notizia è positiva: per la prima volta, nel premio per i giovani enologi, ci sono molte donne. Inoltre, riferiscono del successo ottenuto dal turismo in campagna e a contatto con la natura, nelle terre del vino, perché è considerato quasi una cura contro la depressione causata dal lookdown. Hanno avuto due blocchi il primo di circa 8 settimane e un secondo di 3 settimane ma circoscritto ad alcune zone.  In nuova Zelanda sono state condotte molte campagne a sostegno dei prodotti nazionali, la perdita di vendite nell'esportazione è stata in parte recuperata dagli acquirenti locali. Anche per il turismo si è lavorato molto sul cercare di incrementare quello locale. Austria - L'associazione 11 Frauen und Ihre Weine riferisce che hanno avuto grande successo le vendite dirette che in qualche caso sono avvenute mettendo le scatole di vino all'esterno delle cantine per evitare i contagi. Lo shopping e gli eventi sono stati convertiti on line o in situazioni inedite come le librerie. Hanno avuto due lock down, il primo dal 13 marzo al 15 maggio e il secondo è iniziato il 4 novembre.  Le vendite in cantina sono diminuite meno del 30% stesso risultato per il turismo vitivinicolo. Purtroppo il turismo nelle grandi città come Vienna e Salisburgo è diminuito dell'80%. Croazia - Le WOW – Women on Wine sono riuscite a organizzare comunque gli eventi e in particolare quelli riguardanti i vitigni autoctoni, mettendo in atto precauzioni e controlli sanitari dei partecipanti, È stato possibile fare attività dal vivo solo in estate, il resto è stato spostato on line. I membri della loro associazione sono aumentati e ora sono circa 200. Per quanto riguarda il lock down nonostante ci sia stato un blocco di un paio di mesi il turismo del vino è calato dal 30% al 50%. Cile - Fortissimo impatto da Covid dove stanno cercando di sviluppare il turismo del vino e l'e-commerce. L'Asociación Mujeres Del Vino Chile (MUV) spiega che ora il turismo verso il Cile si è fermato del tutto. Il governo sta finanziato i protocolli sanitari e una nuova campagna intitolata "Se vai in una vigna" e gli eno-tickets. L'associazione ha aumentato i membri adesso riunisce 92 donne del vino, il secondo anniversario dell'associazione viene celebrato on line con una piattaforma che serve per vendere vino ma anche per dare opportunità di lavoro. Il piano di prevenzione attuato da parte del governo cileno è stato chiamato "Step by step" e prevede 5 fasi in base alle problematiche regionali che vanno dalla quarantena all'apertura avanzata. I grandi focolai si sono sviluppate nelle grandi città. Le vendite sono diminuite del 30%, quelle direttamente nelle cantine anche del 60% mentre il turismo del vino è drammaticamente calato ben oltre il 50%. Perù - Nelle grandi città come Lima e Ica (grande polo vitivinicolo) non c'è stato un calo delle vendite anzi le produttrici che hanno le aziende vicino a queste città si sono organizzate molto bene con la vendita on line. Mentre nei piccoli comuni, nelle vallate lontane dai grandi centri la situazione è disastrosa anche perché in alcune zone non ci si riesce a collegare a internet e questo ha penalizzato sia le vendite on line che le degustazioni on line, anche se il covid a oggi non è arrivato. Ora in Perù è estate c'è un po' di turismo locale ma la situazione della pandemia è disastrosa e a breve chiuderanno tutto. 

La vigna?

La vigna? "Antidoto" naturale contro lo stress da Covid! Al via Vigneti Aperti, la nuova iniziativa del Movimento Turismo del Vino FVG

Primo appuntamento con Vigneti Aperti in Friuli Venezia Giulia, previsto per sabato 1 e domenica 2 maggio.

La natura, infatti, con i suoi cicli e stagionalità, è sempre rimasta un indiscutibile punto fermo trasmettendo a tutti noi un senso di sicurezza in questo complicato periodo pandemico. Proprio per questo motivo nasce Vigneti Aperti, la nuova iniziativa organizzata dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia che vi permette di respirare aria pura, conoscere le diverse fasi vegetative della vite e scoprire come il vino nasca in vigna, grazie alle esperienze enoturistiche organizzate dalle cantine associate. A partire da sabato 1° e domenica 2 maggio, e fino a novembre, un ricco calendario di appuntamenti vi aspetta tra visite ai vigneti e/o in cantina, aperitivi in vigna, laboratori sensoriali, picnic, Cene con il Vignaiolo, musica in vigna e tante altre curiosità. Ogni incontro avverrà nel pieno rispetto delle normative igienico sanitarie previste (obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto, distanziamento personale, etc.) e si svolgerà all'aria aperta. Una valida e originale proposta turistica per scoprire o riscoprire i nostri suggestivi paesaggi, i luoghi di eccellenza del vino, ricordando che tutto il percorso produttivo prende forma proprio dalla terra: potatura, legatura, sfogliatura e vendemmia sono tutti elementi indispensabili per la nascita e la maturazione delle nostre eccellenze enologiche. L'iniziativa è pensata come una piacevole e rilassante occasione di incontro all'aria aperta, adatta a turisti, appassionati e famiglie (bambini e ragazzi potranno imparare entrando direttamente a contatto con la natura): dopo aver ascoltato i racconti della vigna e conosciuto le diverse fasi di lavorazione del vigneto, gli adulti potranno deliziarsi con una piacevole degustazione dei vini aziendali accompagnata da prodotti tipici locali. Tutti gli amici enoturisti che vogliono essere informati sulle news della manifestazione e le aziende aderenti nei vari weekend trovano tutte le informazioni sul sito www.cantineaperte.info e sui social media dell'associazione Facebook MtvFVG e Instagram mtv_friulivg.

La vigna?

La vigna? "Antidoto" naturale contro lo stress da Covid! Al via Vigneti Aperti, la nuova iniziativa del Movimento Turismo del Vino FVG

Primo appuntamento con Vigneti Aperti in Friuli Venezia Giulia, previsto per sabato 1 e domenica 2 maggio.

La natura, infatti, con i suoi cicli e stagionalità, è sempre rimasta un indiscutibile punto fermo trasmettendo a tutti noi un senso di sicurezza in questo complicato periodo pandemico. Proprio per questo motivo nasce Vigneti Aperti, la nuova iniziativa organizzata dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia che vi permette di respirare aria pura, conoscere le diverse fasi vegetative della vite e scoprire come il vino nasca in vigna, grazie alle esperienze enoturistiche organizzate dalle cantine associate. A partire da sabato 1° e domenica 2 maggio, e fino a novembre, un ricco calendario di appuntamenti vi aspetta tra visite ai vigneti e/o in cantina, aperitivi in vigna, laboratori sensoriali, picnic, Cene con il Vignaiolo, musica in vigna e tante altre curiosità. Ogni incontro avverrà nel pieno rispetto delle normative igienico sanitarie previste (obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto, distanziamento personale, etc.) e si svolgerà all'aria aperta. Una valida e originale proposta turistica per scoprire o riscoprire i nostri suggestivi paesaggi, i luoghi di eccellenza del vino, ricordando che tutto il percorso produttivo prende forma proprio dalla terra: potatura, legatura, sfogliatura e vendemmia sono tutti elementi indispensabili per la nascita e la maturazione delle nostre eccellenze enologiche. L'iniziativa è pensata come una piacevole e rilassante occasione di incontro all'aria aperta, adatta a turisti, appassionati e famiglie (bambini e ragazzi potranno imparare entrando direttamente a contatto con la natura): dopo aver ascoltato i racconti della vigna e conosciuto le diverse fasi di lavorazione del vigneto, gli adulti potranno deliziarsi con una piacevole degustazione dei vini aziendali accompagnata da prodotti tipici locali. Tutti gli amici enoturisti che vogliono essere informati sulle news della manifestazione e le aziende aderenti nei vari weekend trovano tutte le informazioni sul sito www.cantineaperte.info e sui social media dell'associazione Facebook MtvFVG e Instagram mtv_friulivg.

Etna DOC, crescita a doppia cifra per l’imbottigliato. Raggiunti i livelli pre-Covid

Etna DOC, crescita a doppia cifra per l’imbottigliato. Raggiunti i livelli pre-Covid

Cresce del 19% nel primo semestre 2021 il numero di ettolitri imbottigliati rispetto allo stesso periodo del 2020. Si guarda con fiducia anche alla ripresa dell'export e del turismo durante la stagione estiva.

C'è fermento alle pendici dell'Etna e si guarda con rinnovata fiducia e ottimismo al prossimo futuro. I dati del Consorzio Tutela Vini Etna DOC relativi agli imbottigliamenti del primo semestre 2021 registrano, infatti, un deciso incremento rispetto allo stesso periodo del 2020 e, soprattutto, sono tornati in linea con gli anni precedenti l'inizio della pandemia. Osservando nel dettaglio i numeri, nel primo semestre del 2021 gli ettolitri imbottigliati a Etna DOC sono stati pari a 18.693, +19% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un dato sostanzialmente identico a quello del primo semestre 2019, un anno già molto positivo che fece segnare alla fine una crescita importante. "Sono segnali molto incoraggianti, che certificano una inequivocabile ripartenza da parte del vino etneo" commenta Antonio Benanti, presidente del Consorzio di Tutela Etna DOC. "La riapertura ormai pressoché totale del canale Horeca, che rappresenta il principale punto di riferimento per i vini Etna Doc, ha consentito di riprendere a pieno ritmo l'imbottigliamento di un po' tutte le tipologie della nostra denominazione. L'export, inoltre, che per l'Etna DOC rappresenta in media il 60%, in particolare verso Paesi come gli USA sta dando segnali molto positivi". Una ripartenza che conferma la vivacità e l'interesse che da anni circonda i vini del comprensorio etneo e che anche la pandemia, nonostante le grandi difficoltà che le aziende del territorio hanno dovuto affrontare, non ha mai contratto in modo preoccupante. "Nel 2020 sono state 4 milioni le bottiglie di Etna DOC, con una diminuzione solo dell'8%" spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Tutela Etna DOC. "La fiducia nei confronti del vino etneo non è quindi mai mancata: sempre lo scorso anno, infatti, è aumentato sia il numero dei viticoltori, saliti a 383, che quello degli imbottigliatori, giunto a 144 unità". La ripresa del turismo, infine, è un altro fattore nei confronti del quale si guarda con grande fiducia per la definitiva ripartenza del comparto. "La Sicilia, secondo le più recenti stime, dovrebbe registrare nel 2021 un incremento di visitatori a doppia cifra e questo potrà fare da ulteriore volano alla produzione delle nostre aziende – conclude il presidente Antonio Benanti –. Le cantine etnee sono sempre più attrezzate per offrire esperienze enogastronomiche di ottimo livello ai turisti del vino e l'Etna è una delle mete sempre più amate da tutti coloro che decidono di trascorrere un periodo di vacanza e relax sulla nostra isola".

Etna DOC, crescita a doppia cifra per l’imbottigliato. Raggiunti i livelli pre-Covid

Etna DOC, crescita a doppia cifra per l’imbottigliato. Raggiunti i livelli pre-Covid

Cresce del 19% nel primo semestre 2021 il numero di ettolitri imbottigliati rispetto allo stesso periodo del 2020. Si guarda con fiducia anche alla ripresa dell'export e del turismo durante la stagione estiva.

C'è fermento alle pendici dell'Etna e si guarda con rinnovata fiducia e ottimismo al prossimo futuro. I dati del Consorzio Tutela Vini Etna DOC relativi agli imbottigliamenti del primo semestre 2021 registrano, infatti, un deciso incremento rispetto allo stesso periodo del 2020 e, soprattutto, sono tornati in linea con gli anni precedenti l'inizio della pandemia. Osservando nel dettaglio i numeri, nel primo semestre del 2021 gli ettolitri imbottigliati a Etna DOC sono stati pari a 18.693, +19% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un dato sostanzialmente identico a quello del primo semestre 2019, un anno già molto positivo che fece segnare alla fine una crescita importante. "Sono segnali molto incoraggianti, che certificano una inequivocabile ripartenza da parte del vino etneo" commenta Antonio Benanti, presidente del Consorzio di Tutela Etna DOC. "La riapertura ormai pressoché totale del canale Horeca, che rappresenta il principale punto di riferimento per i vini Etna Doc, ha consentito di riprendere a pieno ritmo l'imbottigliamento di un po' tutte le tipologie della nostra denominazione. L'export, inoltre, che per l'Etna DOC rappresenta in media il 60%, in particolare verso Paesi come gli USA sta dando segnali molto positivi". Una ripartenza che conferma la vivacità e l'interesse che da anni circonda i vini del comprensorio etneo e che anche la pandemia, nonostante le grandi difficoltà che le aziende del territorio hanno dovuto affrontare, non ha mai contratto in modo preoccupante. "Nel 2020 sono state 4 milioni le bottiglie di Etna DOC, con una diminuzione solo dell'8%" spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Tutela Etna DOC. "La fiducia nei confronti del vino etneo non è quindi mai mancata: sempre lo scorso anno, infatti, è aumentato sia il numero dei viticoltori, saliti a 383, che quello degli imbottigliatori, giunto a 144 unità". La ripresa del turismo, infine, è un altro fattore nei confronti del quale si guarda con grande fiducia per la definitiva ripartenza del comparto. "La Sicilia, secondo le più recenti stime, dovrebbe registrare nel 2021 un incremento di visitatori a doppia cifra e questo potrà fare da ulteriore volano alla produzione delle nostre aziende – conclude il presidente Antonio Benanti –. Le cantine etnee sono sempre più attrezzate per offrire esperienze enogastronomiche di ottimo livello ai turisti del vino e l'Etna è una delle mete sempre più amate da tutti coloro che decidono di trascorrere un periodo di vacanza e relax sulla nostra isola".