Il Centro Nazionale Ricerche punta sulla mappatura del Dna per sradicare il problema delle frodi nel campo alimetare e vinicolo. I sistemi di certificazione più affidabili sarebbero quelli che analizzano e monitorano anche elementi genetici e chimici.

A pronunciarsi è proprio il direttore del Dipartimento Agroalimentare Cnr, Domenico Pignone: " (...) affinché si riduca davvero il rischio di frodi alimentari è necessario implementare la funzionalità del processo attraverso l’innovazione tecnologica dei sistemi, che attualmente si basano sui codici alfanumerici: i codici a barra e i codici a radiofrequenza (Rfid). Questi ultimi sono destinati a fornire i risultati più promettenti. (...) si stanno sviluppando sistemi di certificazione del vino basati su dati genetici e chimici che, attraverso analisi genetiche, rivelino quali vitigni e quali lieviti sono stati impiegati in vinificazione e, mediante specifiche analisi chimiche, indichino in quali terreni sono state coltivate le viti”.


Questo apre la strada a tracciabilità e rintracciabilità, il suo percorso inverso, garandendo ricadute positive in molti settori: "(...) dalla biodiversità alimentare al rapporto tra alimentazione e benessere, fino a tutelare specifici settori della popolazione - conferma l’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr) di Gian Luigi Russo - Si possono garantire a strati della popolazione con particolari esigenze alimentari derivanti da patologie di poter consumare prodotti che gli consentano di rispettare le proprie esigenze salutistiche o culturali”.

 


Un sistema che coniuga dati genetici e chimici, per il cnr, renderebbe definitivamente trasparente l'intera filera del vino offrendo strumenti utili per i consumatori.
Noi aggiungiamo che sarebbe una manna anche per produttori e commerciali onesti che vogliono tutelarsi da frodi e plagi, sia in Italia che all'estero.


Fonte: winenews.it

 

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24/01/2012
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