I Consorzi di tute allarmati cercano di mettere in atto gli strumenti previsti dalla legge.

Preoccupazione in Veneto, Puglia e Sicilia per le giacenze pari a 56,5 mln di ettolitri, circa il 5,3% in più rispetto al 2022, soprattutto dei vini Dop e Igt (circa l’80% del totale).

Questo scenario caratterizza in realtà anche altre regioni, come Abruzzo, Toscana, Lombardia, Lazio, Campania. La responsabilità maggiore viene data a un’inflazione dell’8% in Italia che indurrebbe i consumatori a ridurre gli acquisti di vino a favore di pasta e carne.

In particolare la crescita di uno dei vini veneti più famosi, il Prosecco, tende allo zero, ma si spera di poter gestire le giacenze non discostandosi di molto dal livello del 2022.

Le soluzioni a questa crisi sembrano essere due: ricorrere all’art. 39 del Testo unico sul vino con tagli delle rese, riserve vendemmiali e congelamento dei diritti d’impianto, oppure avvalersi della cosiddetta distillazione d’emergenza, ossia la trasformazione del vino in alcol e disinfettanti.

La prima opzione, già scelta da alcune regioni, è senz’altro penalizzante, mentre la seconda, benché più comoda, non convince per il rischio che il basso prezzo di ritiro del vino trascini verso il basso anche i futuri prezzi di mercato.

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29/05/2023
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